Il postmoderno e la AI sono la cifra del contemporaneo.
In “La Condizione post-moderna” Jean-Francois Lyotard individua nel sapere e potere due aspetti del processo decisionale e in particolare il sapere quale fondamentale forza produttiva.
Il sapere viene considerato un prodotto tra gli altri e come tale viene venduto e scambiato. I criteri che determinano questo processo rispondano a imperativi categorici aventi carattere di efficienza ed utilità.
Il profitto e non il sapere guida il miglioramento delle prestazioni: “la narrazione legittimante cede il passo alla potenza”: i fondi della ricerca sono destinati ad aumentare la potenza non a stabilire la verità: è quella che produce legittimazione.
Il sapere e la scienza nel post-moderno
Il sapere viene “prodotto per essere venduto, scambiato: perde il proprio valore d’uso e parte della vendita viene destinata alla ricerca per ottimizzare le prestazioni”: una mercificazione.
La scienza, vera e propria “forza produttiva”, è “un momento della circolazione del capitale”.
Il sapere, la scienza come entità sociali sono definite come “undemocratic” in quanto “generano mansioni parcellizzate e taylorizzazione della ricerca: elevata e bassa produttività, in relazione alle pubblicazioni, caratterizzano la categoria dei ricercatori”.
Wittgenstein e Lyotard
Per Jean-Francois Lyotard il problema del sapere pone quello del governo e l’analisi del sapere comporta, di fatto, un’ analisi del legame sociale che per l’autore è “costituito da mosse linguistiche”: il richiamo è ai giochi linguistici di Wittgenstein.
Vanno determinate quali regole, proprietà, collocazione e usi sono sottesi a ogni enunciato così come avviene per ogni pezzo della scacchiera.
“Il parlare è combattere”: è l’agòn, è la sfida che costituisce l’atto linguistico.
Il post-moderno non sembra capace di espungere fino in fondo il ‘pòlemos’, il conflitto.
La tecnica e il general intellect
Nasce l’intelligenza ‘altra’ vale a dire in possesso di sapere-sapienza, avviene così il passaggio dall’‘argon’ alla “téchne”
Il ‘knowledge’ non appare più subordinante, coercitivo o solo tale ma suadente, giocoso, seduttivo: la sua pervasività si insinua in ogni aspetto dell’esistenza: commercializzazione, istituzioni, cultura, scienza ed immaginario.
Nel mondo post-moderno la ricerca scientifica rovescia la ragione classica: dal teorema di Gödel ai ‘frattali’ di Mandelbrot, alla Teoria delle Catastrofi di René Thom al ‘dadaismo epistemologico’ di Feyerabend “la matematica rimette in discussione la possibilità di misurazione”.
E infine per Medawar ‘non esiste un metodo scientifico’ e lo scienziato è uno che ‘racconta storie’.
C’è una contemporanea necessità di comprendere, riflettere sulla natura dell’occidente, sulla sua ipotetica e reale crisi.
Conclusione
La condizione post-moderna di Jean-Francois Lyotard ha inaugurato e segnato un’era nella quale siamo ancora immersi che vede nella Intelligenza Artificiale il suo naturale prosièguo e nel contempo il suo superamento in quanto l’ambiente creato dall’uomo vede l’imporsi di una tecnica che compete col linguaggio: la peculiarità del sapiens.
Siamo, come ha scritto il Prof. Barbero, ad una “periodizzazione” come da storico ha definito giustamente l’avvento della AI equivalente alla scoperta dell’America o prima ancora alla ruota o al fuoco.
Si può affermare che se quelle epoche rappresentano il dominio dell’umano sul reale, la AI è ancor più una svolta paradigmatica quale la scoperta dell’energia atomica: niente è più come prima o meglio c’è un prima e un dopo AI.
L’utilizzo della AI impone al centro della riflessione problemi etici di grande portata, tutt’ora aperti, una riconsiderazione ed un riposizionamento del sapiens non più unico detentore della parola.