L’ira di Netanyahu per la risoluzione Onu di un ‘cessate il fuoco’

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Dura reazione del leader israeliano alla risoluzione Onu di un ‘cessate il fuoco ‘ a Gaza. Intensificati i raid sul popolo palestinese. L’ira di Netanyahu non si arresta

 

Incessanti, intensi, continuano senza sosta i raid israeliani sulla Striscia di Gaza. Malgrado la risoluzione delle Nazioni Unite di ieri, alle prime luci di questa mattina aerei israeliani hanno colpito con maggiore intensità l’area circostante della città di Rafah, nell’estremità meridionale della Striscia. Attualmente luogo in cui sono ammassati circa 1,5 milioni di palestinesi. L’ira di Netanyahu per la decisione dell’Onu trova sfogo dunque in un intensificarsi dei bombardamenti.

Una rappresaglia, da parte del governo israeliano, che mina notevolmente gli sforzi per il raggiungimento della pace e per la salvezza di quegli ostaggi, ancora nelle mani di Hamas.

Il consenso per la risoluzione dell’Onu

Se anche paesi come l’Iran e la Cina, la Russia hanno espresso, pur con alcune riserve, il proprio consenso alla decisione delle Nazioni Unite di un immediato ‘cessate il fuoco’ per un conflitto che sta scrivendo col sangue pagine ignominiose di storia, Netanyahu ha mostrato, ancora una volta, i pugni.

ira

Benjamin Netanyahu

E, in barba ad ogni ingerenza delle altre nazioni nella sua rigida politica, a seguito  dell’astensione degli Usa in Consiglio di Sicurezza Onu sulla risoluzione che impone un ‘cessate il fuoco’,  ha mostrato la sua ira annullando la partenza per Washington di una delegazione israeliana di alto livello.

Piovono bombe su Gaza

Ormai solo, in questo suo delirio di vendetta, incurante dei tanti ostaggi israeliani nelle mani di Hamas,  Netanyahu persegue la sua linea di condotta. ‘La guerra deve continuare, la guerra continua’.

Vani tutti gli appelli, vane le tante visite in Israele di Blinken. Le bombe israeliane continuano a cadere su Gaza, sterminando la popolazione civile, inerme e ormai ridotta alla fame.

Sono infatti circa 30 i morti accertati in seguito ai bombardamenti di questa mattina su Rafah. Di questi circa 11 sarebbero bambini. Un bilancio pesante che cresce di ora in ora.

La reazione di Hamas

Intanto Hamas fa sapere che non intende recedere dalla propria posizione. E, come esposto il 14 marzo scorso, dichiara di volere l’allontanamento di tutte le truppe israeliane dalla Striscia, un cessate il fuoco definitivo, nonché lo scambio di tutti i prigionieri.

Inoltre addossa ad Israele la responsabilità di aver ‘vanificato fino ad oggi tutti gli sforzi negoziali per il raggiungimento di una pace duratura.

Insomma un rimpallo di accuse da entrambe le parti, che certamente non è  risolutivo di questo conflitto estremamente cruento.

Le prospettive non sono rosee e cresce l’ansia internazionale per questa guerra che rischia di allargarsi.

 

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