Presentati in Uganda i risultati di una ricerca UniBa e CUAM sulla malaria in gravidanza e farmaco-resistenza

Ambiente, Natura & Salute

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MALARIA IN GRAVIDANZA E FARMACO-RESISTENZA: PRESENTATI OGGI IN UGANDA I
RISULTATI DELLA RICERCA CONDOTTA DA MEDICI CON L’AFRICA CUAMM E IL
DIPARTIMENTO DI MALATTIE INFETTIVE DELL’UNIVERSITÀ DI BARI

DUE ANNI DI RICERCA SULLA MALARIA IN GRAVIDANZA E LA FARMACO-RESISTENZA
IN UNO DEI PAESI PIÙ SEVERAMENTE COLPITI DALLA MALATTIA PER INDAGARE LE
CORRELAZIONI TRA INFEZIONI, RESISTENZE E OUTCOME MATERNO-FETALI.
Si è svolto questa mattina a Kampala, in Uganda, l’evento di
presentazione della ricerca condotta da Medici con l’Africa Cuamm e
Università degli Studi di Bari Aldo Moro su malaria gestazione e
farmaco-resistenza. La ricerca è stata presentata da un team misto
composto da ricercatori e ricercatrici di Cuamm e del dipartimento di
malattie infettive e tropicali dell’Università di Bari, guidato dalla
Prof.ssa Annalisa Saracino. Presenti all’incontro, anche Paolo Giambelli
– Direttore dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo
(AICS), una delegazione di cinque rappresentanti del Ministero della
Salute insieme alle autorità dei distretti di Oyam e Kole, dove lo
studio è stato condotto.
«La cooperazione tra l’Italia e l’Uganda poggia su un impegno di lunga
data che continua a rinnovarsi, in particolar modo nel rafforzamento del
sistema sanitario. Sono lieto di essere qui oggi per riconoscere il
successo di questa collaborazione che rispecchia appieno l’approccio e
la strategia di intervento adottata dal ministero ugandese della sanità.
Un approccio all’interno del quale ricerca operativa e coinvolgimento
delle comunità diventano elementi chiave per il raggiungimento degli
obiettivi sanitari» ha dichiarato Paolo Giambelli – Direttore AICS in
Uganda, Ruanda e Burundi.
Fare ricerca, infatti, significa studiare e conoscere a fondo i contesti
in cui si interviene, adottare un metodo critico, individuare buone
pratiche basandosi su evidenze scientifiche, e significa anche
assicurare una precisa accountability del proprio operato. Medici con
l’Africa Cuamm si impegna da anni nella ricerca riconosciuta come parte
integrante del piano strategico dell’Organizzazione, complementare
all’attività sul campo e anzi funzionale a risultati sempre più efficaci
e in questa visione condivisa si inserisce la collaborazione ormai
consolidata con l’Università degli studi di Bari Aldo Moro.
La ricerca presentata a Kampala, realizzata nell’ambito del progetto
“ERASE – Rise against malaria project – Supporto alla prevenzione,
diagnosi e trattamento della malaria nel contesto della pandemia di
Covid-19″ grazie al sostegno di AICS, ha dedicato particolare attenzione
alle donne in gravidanza. Una coorte di 1.558 donne gravide è stata
sottoposta a screening ad ogni visita prenatale fino al parto. Di queste
il 29,7% ha contratto la malaria nel corso della gravidanza. Lo studio
ha rilevato inoltre che l’incidenza di basso peso alla nascita e di
parto pretermine era rispettivamente dell’8 e 19%. Le donne che sono
risultate positive sono state trattate e i campioni raccolti, sottoposti
ad analisi presso l’Istituto Superiore di Sanità, hanno guidato le
indagini sui marcatori di resistenza ai farmaci usati per la terapia.
I risultati raccolti hanno permesso di rafforzare le pratiche di
prevenzione e controllo della malaria nelle comunità, migliorando la
qualità dei servizi di salute a livello comunitario e nelle strutture
sanitarie nei distretti di Oyam e Kole, nella regione di Lango, nel Nord
dell’Uganda. I due distretti nei quali la ricerca è stata condotta sono
tra i più severamente colpiti dall’epidemia di malaria. Il tasso di
incidenza in Oyam è di 407 nuovi casi per 1.000 abitanti e di 361 per
1.000 abitanti a Kole, contro una media nazionale ufficiale di 289 nuovi
casi per 1.000 abitanti.
«I dati sono importanti per poter condurre delle strategie efficaci – ha
spiegato Giovanni Putoto – Responsabile della Programmazione e Ricerca
operativa per Cuamm. Una strategia esiste: l’OMS ne ha una e il
Ministero della Sanità ugandese la sta seguendo in modo esemplare per
rispondere alla malattia. Questa strategia si basa su pilastri come
l’uso di trattamenti preventivi integrati in gravidanza e nell’infanzia
e la chemioprevenzione stagionale capaci di ridurre la morbidità e
l’incidenza della malaria nel paese. Per raggiungere gli obiettivi di
riduzione della malattia è necessario però un impegno politico costante
che dobbiamo portare avanti su più livelli, lavorando nelle comunità,
negli ospedali di riferimento e ai tavoli decisionali con le autorità
competenti».
La malaria è oggi tra le malattie infettive più letali al mondo. Il 95%
dei casi diagnosticati si verifica nell’Africa sub-Sahariana a cui
spetta anche un altro triste primato: circa l’80% delle morti per
malaria sono bambini con meno di 5 anni. Secondo l’Organizzazione
mondiale della sanità, un terzo delle donne gravide che vivono in Africa
sub-Sahariana contrae l’infezione nel corso della gestazione.
«Occuparsi di malaria in gravidanza è importante perché, oltre a essere
una patologia che mette a rischio la vita di tante donne, può
trasformarsi in malaria placentale – spiega Francesco Vladimiro Segala,
medico Cuamm e dottorando in Malattie infettive all’Università di Bari.
Si tratta di una condizione che ostacola lo sviluppo del feto e che si
traduce in parti prematuri e neonati sottopeso».

«Il gruppo di ricerca del dipartimento di malattie infettive e tropicali
ha un’attenzione particolare verso i bisogni delle popolazioni
vulnerabili –  ha dichiarato la Prof.ssa Annalisa Saracino
dell’Università di Bari. Essere qui in Uganda oggi, con tutto il team
che ha lavorato a questo progetto, testimonia il sincero coinvolgimento
dell’Università che crede fermamente nel valore scientifico ed umano di
ricerche come questa».

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