4 Capanne o la felicità

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4 Capanne sono sufficienti a garantire la felicità? Si chiede Leonardo Caffo con un suo inedito punto di vista.
Dopo Hiroshima e Nagasaki, la corsa degli armamenti seguita da tentativi di disarmo, Seveso, negli anni ’70, si sono imposte le tematiche ecologistiche rafforzate dal dopo Chernobyl.
La natura, ora più che mai, è matrigna ed a ragione: l’intervento umano ha lasciato i segni: dal nucleare, alle produzioni intensive, alle deforestazioni, ai rifiuti non smaltiti, alle terre dei fuochi come ben si sa. Gli studi concordano nel prevedere un aumento del fenomeno dello spillover a conferma che non esistono rifugi in ambienti “naturali”.
Dotte analisi ci coinvolgono e mobilitano. Ma che fare, con quali strumenti e forze?
Bastano energia eolica, marina, agricoltura biologica a cambiare direzione alle produzioni inquinanti?

La natura e la tecnica

Dalla selce, alla ruota, al Robinson, che per sopravvivere deve produrre utensili e non a caso incontra Venerdì, alla rivoluzione tecnologica e al nuovo habitat ed habitus dell’individuo odierno nell’info-sfera si è sempre manifestato il “politikòn zôon” che ha oscurato ogni sorta di stato di natura.

Platone, nel Timeo, parla di χώρα (chôra), ovvero di un “ricettacolo invisibile dove le forme sono materializzate, secondo una dimensione che le avvicina allo spazio”: chôra ha posto le basi del concetto di spazialità, luogo, collocazione, poiché l’influenza di Platone è evidente anche nell’abitare le città.

Gli spazi, le forme viventi, i contesti urbani richiedono riflessioni a più voci: sono chiamati in causa fisici e matematici, urbanisti, architetti e coloro che producono la tecnologia che è nostro habitat da tempo. Non possiamo più essere ‘dormienti’, serve una nuova interrogazione sulla physis e non solo da parte del pensiero filosofico.

E’, ora, necessario chiedersi se e in che modo ci sia stato un reale cambiamento delle nostre azioni verso l’habitat in che modo e direzione va ripensato il mondo delle produzioni: le idee cambiano il mondo se cambia il modo di vivere nel mondo e di incidere con giuste scelte nell’habitat.

La fuga verso il semplice e una nuova città

Cambiare direzione è urgente, auspicarlo non pare sia sufficiente nonostante il libro di Leonardo Caffo.
Chi rinuncia oggi alle comodità della casa con giardino, al suo status sociale, alle carriere, ai social e telefonini, computer che incidono e non poco nell’aumentare l’inquinamento?

La fuga verso “il semplice” appare molto “complicato e complesso” ed appannaggio di pochissimi: semplici se non semplicistiche scelte individuali che non producono un’inversione di rotta nel nostro vivere.

E’ in atto da tempo una conflagrazione: occorre un nuovo contratto con la natura una “Magna Charta” che parla, sia pur in un altro contesto, anche della legge “della foresta”.

Fenomenologia dei movimenti ecologisti

L’Émile di Rousseau non potrebbe più vivere a contatto della natura, di “questa” natura e le mobilitazioni di Greta, come la storia dell’ambientalismo ci mostra, potrebbero conoscere momenti di ripiegamento.

I movimenti ecologisti hanno storicamente conosciuto momenti di grande coinvolgimento e mobilitazioni ma come la storia dell’ambientalismo ci mostra, potrebbero conoscere momenti di ripiegamento, cadere in un cono d’ombra da cui rinascono come con Greta Thunberg.

Il convegno “Youth4Climate” che ha visto la presenza di quattrocento ragazzi in rappresentanza di 197 Paesi per dare un contributo di idee e proposte nell’affrontare e risolvere la crisi climatica, sin dalle prime parole la ragazza svedese ha dichiarato che coltiva, purtroppo, le “aspettative di molti altri incontri” cioè tante ma tante parole.
Il suo biglietto da visita ha sfidato apertamente per scoprire il gioco dei grandi che si mostrano sempre disponibili all’ascolto ma non conseguenti come ben evidenziano i dati sulle emissioni mentre servono “posti di lavoro verdi ed  ecologici”.

Greta Thunberg scopre e fa propria la Fenomenologia nell’indicare l'”intenzionalità” dei grandi della terra a non attuare azioni concrete di cambiamento e l’affermazione è perentoria ed inappellabile l’incipit è inequivoco e suona come grido di battaglia contro l’assenza di iniziative concrete che segnino un cambio di rotta nei modi di produzione: “i leader difettano di azione ed è intenzionale”.

Non le basta e per chi continua a fare orecchie da mercante  precisa il proprio pensiero a mo’ di refrein “green washing bla bla bla, green economy bla bla bla” e questo è un  “tradimento” e pensiamo voglia dire non solo per le future generazioni ma per tutti e per la terra.

Allora quali sono le parole giuste per dire il cambiamento e le inevitabili correlate azioni? Dal suo intervento si colgono i passaggi attraverso cui procedere: meno parole e più azioni non fingere più l’ascolto delle richieste dei giovani chiudere le miniere aumentare le risorse per differenti cicli produttivi praticare il qui ed ora: i claim sono “giustizia climatica” e fermare le emissioni “più verde-più sano” quasi a ricordare quello di una nota trasmissione televisiva.

I colpevoli, afferma, sono l’ineguaglianza, il colonialismo e lo sfruttamento di alcuni a danno di tanti e soprattutto a danno delle risorse bisogna, pertanto, destinare più fondi a quei paesi e continenti messi ai margini da uno sviluppo ineguale ed ingiusto.

Domina il chiacchiericcio dice Greta, ovvero solo “parole, parole, parole” come cantava Mina con Alberto Lupo, ma non bastano le note di “A Sky Full of Stars” dei Coldplay e si chiede “What do we want?” la risposta è una sola: il “Climate justice now”.

I ragazzi non si accontentano e pretendono che le promesse e gli impegni vengano rispettati: “un piano B” non esiste: semplicemente.

Il cambiamento possibile e perseguibile

E’ possibile, se si vuole realmente, un cambio sostanziale di rotta abbandonando i “bla bla bla” ma anche la gente può e già fa la differenza coltivando speranze e facendo la propria parte nei gesti quotidiani.
Ben sapendo che non è sufficiente se, nel contempo, non si procede senza esitazioni e tentennamenti verso altri modi di consumare e produrre.

Doniamo un nuovo claim a Greta non solo 3 B bla bla bla ma le 4 B: Basta-Bla-Bla-Bla perché non basta un francobollo dedicato a Greta dalla sua patria svedese: sono necessari una trasformazione, un capovolgimento, un’altra direzionalità  mentre risuonano ancora alte le parole di Giacomo Leopardi sulle “magnifiche e progressive sorti” e sollecitano un “altro” progresso, “altre” produzioni ed uomini capaci di misurarsi con interessi che vanno in tutt’altra direzione.

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