La nascita della filosofia

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La nascita della filosofia di Giorgio Colli ci consegna una verità: il pensiero razionale origina dal mito che affonda le sue origini nella notte dei tempi e segnatamente in Grecia, patria del pensiero razionale.

Non paia una contraddizione, al contrario come si dimostra in “La nascita della Filosofia” sono le radici del mito ad innervare il logos: la razionalità.

L’autore dispiega l’interpretazione nicciana di ‘mithos’ e ‘logos’ al di là della differenza canonica tra dionisiaco e apollineo: la mutazione del ‘logos’ originario (un discorso, appunto un ‘logos’), che accenna ad altro vale a dire allo sfondo divinatorio) si completa con la scrittura e soprattutto con il pensiero filosofico di Platone: la ‘sofia’ si sottrae: nasce la filosofia.

La nascita del mito e Nietzsche

Il mito ‘ha abitato tra noi’ e come gli dei ci ha lasciato, oppure può essere ancora principio attivo del pensare?
“Cose senza riso, né ornamento, né unguento la sibilla, con bocca folle, dice”, il frammento eracliteo non sembra oscuro: la sapienza origina dalla ‘mania’ (‘mantica’=arte della divinazione).
Apollo ‘l’obliquo’, dall’occhiata che conosce ogni cosa e con la parola che “non dice né nasconde ma accenna”, comunica all’uomo la sapienza. Il dio ‘parla per enigmi’ e l’enigma, “coessenziale alla divinazione e alla sapienza, è sempre crudele e tragico” infatti “risuona dalle mascelle feroci”.

Mito e logos

L’enigma si eventua, anche attraverso i paradossi del ‘logos’, dell’eristica e dell’indicibile.
La sapienza, la conoscenza si manifestano attraverso l’enigmaticità apollinea (non nel senso nicciano): la parola ‘ama nascondersi’.
La parola (il ‘logos’) tesse trame in cui può perdersi Teseo nel labirinto che è già simbolo del ‘logos’.
‘Logos’ e (è) parola sono inganno, insidia, perdizione così come ricorda Eraclito a proposito di Omero e dei pescatori.

Contro l’uomo sono tese l’arco e le parole di Apollo che ‘si slancia, sfrecciando veloci pensieri’: è il dio che si eventua senza essere né evocato né immaginato, giacché il divino si dà, è, c’è, senza perché.
La parola, attraverso cui il dio manifesta la sapienza, è collegata alle frecce: Apollo è ‘colui che agisce, colpisce da lontano, distrugge totalmente’: parola, sapienza, distruttività e crudeltà del dio sono strettamente intrecciate.
La parola, il discorso, appunto il ‘mythos’ in Omero sta anche per progetto e macchinazione.

L’interpretazione di Heidegger

Il ‘logos’, elaborazione razionale, contrapposto a ‘mythos’, nasce col passaggio dall’enigma alla retorica.
L’interpretazione nicciana di ‘mythos’ e ‘logos’ è stata rovesciata da Martin Heidegger: “la filosofia non nasce dal mito. Essa nasce dal pensiero”.
Ambiguità, duplicità, compresenza di significanze nella parola ‘mythos’.
Il percorso: ‘mania-sapienza-enigma–labirinto-logos’ porta alla ‘Signora del labirinto’, ad Arianna, la donna-dea che salva Teseo.

Il filo del ‘logos’. Ma quale ‘logos’? Questo il sentiero etimologico heideggeriano: “mithos significa ‘parola che dice’, dire per i greci significa: manifestare, far apparire ciò che è: logos significa la stessa cosa”.
Logos (da ‘leghein’) sta per ‘raccogliere, accogliere, parlare’; in greco: parlare significa “far comparire, lasciare apparire qualcosa nel suo aspetto”.

Il significato originario dell’’Essere’ si coglie in una radice dell’etimo: ‘bhu-bhue’ = schiudersi, imporsi, pre-dominare; da qui ‘fusis-fuein’ ( ‘fui’, latino).
‘Fusis’ è ‘ciò che sboccia da sé stesso (come ad esempio lo sbocciare di una rosa) cioè il dispiegarsi aprendosi e in tale dispiegamento fare apparizione’.

Ancora due radici: ’fu=fa’ servono a ribadire il legame Essere-fusis-apparire-fainestai.
E, l’ ’essere’ (‘einai’) sta per venire-a-manifestarsi dentro l’ambito di ciò che è disvelamento, e, apparendo così, durare e dimorare.
Heidegger parla di ‘coappartenenza’ di ‘Essere’ e ‘fusis’: ‘Essere’ e pensiero coincidono e l’Essere che appare (‘fusis’) porta con sé il raccoglimento (‘logos’).
L’oblio della coappartenenza di pensare ed Essere produce la perdita del senso originario del termine ‘logos’ che viene così considerato solo come discorso, proposizione.

La ricostruzione di Giorgio Colli e il confronto con Heidegger

La ricostruzione di Colli con l’innovazione, rispetto a Nietzsche, di Apollo come dio dell’invasamento e non dell’armonia, è imprescindibile e consente di portare lo sguardo in avanti, Colli ci svela il chiasma enigmatico e mistico del mito che si dà quale Essere che si eventua senza canone e senza fondamento.
Per parafrasare il filosofo: cos’è il ‘logos’ nell’‘abisso senza fondo’; nell’assenza del fondamento, nell’‘ab–grund’ che costituisce l’‘esser-ci’, in cui l’‘esser-ci’ è ‘gettàto’?

In breve: cos’è la razionalità nella crisi del fondamento e nel trionfo della ‘techne’? ‘logos’ e ‘techne’ prevalgono veramente sul mito o sono solo una sua singolarità?
In questo tempo segnato dal trionfo del pensiero tecnico: dove si è nascosto il ‘mythos’ e cos’è il ‘logos’ ?
E’ temerario forse affermare che l’interpretazione del mito s’intreccia alla riproposizione della questione della natura?
Il mito sembra cooriginario, coessenziale alla natura e avere la stessa essenza strutturale della ‘fusis’ (forza che cambia e trasforma) più che quella della ‘hyle’ nel senso proprio di ‘materiale per costruzione’.

L’interpretazione del mito implica una ripresa del concetto di materialità inteso, però, come interpretazione della sua origine: della ‘fusis’. Non un materialismo della ‘hyle’ ma della ‘fusis’: un oltrepassamento della materialità verso l’immaterialità.
Siamo ‘gettàti nell’enigma’, nel ‘próblema’: un ostacolo da superare, una sfida da raccogliere ma anche siamo ‘gettàti’ nella ‘formulazione di una ricerca’.

Per parafrasare Heidegger: l’‘esser-ci’ è ‘gettàto’ nell’‘ab-grund’. L’‘ab-grund’ costituisce l’‘esser-ci’. Siamo in esso ed è da qui che bisogna partire: dall’‘abisso senza fondo’
Se il linguaggio della metafisica non poteva servire ad Heidegger, a noi serve fino in fondo il linguaggio heideggeriano?
Non possiamo dire, con Heidegger, che “tutto deve capovolgersi”?

La domanda fondamentale (‘grundfrage’) è allora: ‘qual è il senso del ‘logos’ nella crisi del grund’?
Bisogna partire di qui, per forza di cose.

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