Dal Lago Rovatti: Elogio del pudore

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Dal Lago-Rovatti in “Elogio del pudore” affermano il “significato politico della filosofia” .

Il “Pensiero debole” non è “un non pensiero” o un invito al disimpegno e sottolineano “la relazione pensiero-politica”.
La filosofia è una riflessione sul sé, sul soggetto, sull’individuo che cerca di trovare il senso delle sue personali esperienze di vita e del suo collocarsi all’interno di un contesto comunitario che lo chiama all’impegno e all’etica insita nel discorso pubblico.

Il pensiero debole

Il linguaggio filosofico e narrativo, esemplificato col Palomar di Calvino, colloca l’esperienza umana nel suo contesto più vero e certo: l’incertezza, l’instabilità. Il dato autentico è la casualità: vera esperienza concessa al pensiero.

Godono ancora buona salute “i flebili” con le “vecchie masserizie” della loro “macchina apologetica”? Non se lo chiede Viano cui si riferiscono le citazioni ma Alessandro Dal Lago e Pier Aldo Rovatti ne “L’elogio del pudore.

Per un pensiero debole’”(Feltrinelli), un volumetto suddiviso in due parti e un’appendice che, attraverso il discorso di rettorato di Heidegger, la ripresa di Husserl e Jankélévitch, Freud e Jung nonché Wittgenstein, vuol confutare l’obiezione mossa al ‘pensiero debole’ di essere non solo un “non pensiero” in quanto “esce dalla filosofia come scienza rigorosa” ma un “tradimento dei chierici”, un invito al disimpegno.
Ma è poi vero che, per il ‘pensiero debole’, “il mondo va bene così com’è? “

Filosofia e narrazione: l’assenza di un sapere certo

Pier Aldo Rovatti, nel suo excursus sul rapporto tra linguaggio filosofico e narrativo fa parlare Palomar: “contare i fili d’erba è inutile, non si arriverà mai a saperne il numero” ed ancora: “la sensazione che sei qui ma potresti non esserci, in un mondo che potrebbe non esserci, ma c’é… io più il mondo meno io”, per rilevare “l’assenza di ‘un sapere certo’, l’instabilità come dato autentico, la ‘casualità, la sorpresa’ costitutive della ‘peripezia’ che è l’unica esperienza di pensiero concessa all’uomo contemporaneo… l’assenza di un inizio e di una fine, di un progetto dispiegabile”.

L’io di Palomar è un “io nuotante che avrà sempre qualcosa da non raggiungere”.
“L’io nuotante” abita una “metafora senza fondo: la pantofola spaiata, le stelle, un negozio di formaggio, l’onda”.

La relazione tra il pensiero e la politica

Allora ”qual é la narrazione che il filosofo sta cercando per descrivere la propria esperienza?”
Può bastare al pensiero Eraclito che, scaldandosi vicino al fuoco, esclama “anche qui gli dei sono presenti”?

A queste domande cerca rispondere Alessandro Dal Lago che, nella sua lettura del discorso di rettorato col quale Heidegger sanciva la sua adesione al nazismo (secondo molti), a proposito del pensiero filosofico ripropone il “significato politico della filosofia, la relazione pensiero-politica”.

Sembrano particolarmente felici le pagine di Dal Lago e il lettore non si lascerà sfuggire le conclusioni cui pervengono i due autori.

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