La donna che si spoglia é sempre uno spettacolo?

Ambiente, Natura & Salute

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100 Domande sulla sessualità : rubrica ideata e curata dal dottor Umberto Palazzo e dalla giornalista Daniela Piesco 

Che il “vedo-non-vedo” accenda i neuroni non è un segreto dai tempi di Salomè che balla con i sette veli davanti a Erode e una sua riedizione moderna si ripresenta con il cosiddetto strip tease o spogliarello, addirittura dalla puritana America di fine Ottocento. Nel 1866 a Broadway si reclamizzava uno spettacolo con un corpo di ballo di 70 ragazze apparentemente poco vestite, ma in realtà coperte da calzamaglie color carne che ne aumentavano l’attrattiva. Intanto in locali come l’Alhambra di Londra o le Folies Bergère di Parigi, ragazze cominciano a strapparsi di dosso vestiti color carne per creare un eccitante effetto nudo integrale. Ma la vera e propria invenzione dello spogliarello femminile nasce per caso nel 1917 a New York, quando nel teatro dei fratelli Minsky la ballerina Mae Dix rientrando dietro le quinte comincia a togliersi il vestito stanca e sovrappensiero, il pubblico stupito urla il suo gradimento e la ballerina allora si toglie anche i guanti tra applausi incontenibili. I proprietari del teatro sono ultra soddisfatti e fanno in modo di far ripetere l’incidente ogni sera e il successo fa sì che ben presto questi si ripetono anche in altri luoghi. A Chicago, Hinda Wassau detta “la bomba bionda” perde il reggiseno per uno strappo da lei definito “accidentale” ma non convince i benpensanti che denunciano e fanno dichiarare proibito lo spettacolo. La Censura avanza ma il business del nudo resiste con altri tipi di spettacoli dalle coreografie colossali come quelle dell’impresario Florenz ZIegfield che conquista il pubblico di Broadway del primo novecento. I fratelli Minsk da parte loro cercano di sdoganare lo strip tease trasformandolo in una cosa simile che possa essere accettata dalle Autorità e la definiscono “Burlesque- non uno spettacolo per famiglie”. Anche con questi spettacoli gli incidenti non mancano e una performer scappata di casa si trova in sala il padre poliziotto proprio mentre si scopre il seno, i poliziotti irrompono sulla scena nello stupore generale. Ma gli impresari non demordono e insistono mitigando il nudo delle donne con pezzi di stoffa incollati sui capezzoli, i cosiddetti pasties, che con appendici a forma di stoppino sono da far roteare o addirittura da accendere ( fire-tassel twirling) per dare un tono erotico e scherzoso alla scena. Debuttano i reggicalze con quattro linguette dette “giarrettelle”, i corpetti che mettono in evidenza seno e fianchi e i perizoma che coprono il pube ma non le natiche . La fantasia decolla con altri attrezzi come ventagli di piume di struzzo, di gallo, di tacchino, di marabù che abilmente manovrati coprono e scoprono i corpi nudi delle donne in un gioco dell’Eros coinvolgente e alla ricerca sempre più difficile di novità. Nonostante censure e divieti il burlesque si consolida e si afferma negli anni trenta spostandosi dai teatri ai night club, le donne si spogliano meno e diventano più divertenti come Lili St.Cyr che si esibisce con una ironica cintura di castità mentre la regina del burlesque Gypsy Rose Lee dichiara : “la carne nuda annoia gli uomini”.

Diventerà protagonista di spettacoli pieni di ironia e maliziosa intelligenza che riescono a far ritardare sino a venti minuti il momento dello strip e le valgono l’appellativo di “spogliarellista letterata”. Le dive dello spogliarello cercano di incrociare le vie del cinema con alterne fortune e in film dal titolo significativo di “Capitan Barbablù” (1928) o “ Diario di una donna perduta”(1929) sino a quando arriva Rita Hayworth, che spogliandosi solamente dei suoi interminabili guanti neri nel film Gilda, diventerà rappresentativa di un mito di femminilità che le consentirà di avere una sua foto attaccata alla bomba atomica sganciata nel 1946 sull’atollo di Bikini e l’aggettivo di “atomica” a caratterizzarla per sempre .

Il commento giornalistico

Supponiamo di recarci in un museo per osservare un quadro di un artista importante e che l’opera sia coperta da un bel tessuto di ottima fattezza in attesa dell’ inaugurazione , qual’e’ la nostra reazione?
Costretti all’attesa inizieremo a notare il panno e le sue qualità impazienti che cada per poter osservare il vero oggetto del nostro desiderio.
Supponiamo infine che il panno non sia compatto ma che abbia delle trasparenze. Cosa faremmo? Inizieremo a sbirciare per poter vedere più dettagli possibili dell’opera a cui siamo interessati , aumentando in maniera esponenziale la curiosità e l’impazienza. Ebbene senza dubbio il ” vedo non vedo”è più sexy perché lascia spazio all’ immaginazione, componente essenziale dell’ erotismo . Non è una novità, infatti,che a volte sia più sexy il castigato mezzo busto delle telegiornaliste rispetto agli outfit striminziti delle veline o vallette per l’ effetto nausea scatenato dall’abbondanza di nudi nell’ offerta televisiva.E se come diceva Octavio Paz “In ogni incontro erotico c’è un personaggio invisibile e sempre attivo: l’immaginazione”, tutti i vestiti delle donne diventano un compromesso tra il desiderio confessato di vestirsi e quello inconfessato di spogliarsi.

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