Monet: la luce e l’istante ne “Impression, soleil levant”

Arte, Cultura & Società

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E’ alba nel porto di Le Havre, e, come Venere, si affaccia, sorge, si rispecchia nell’acqua il sole: è “Impression, soleil levant”: l’istante quindi il tempo, la luce e gli spazi occupati dagli oggetti sono i protagonisti: ciminiere, barca, pescatori, le gru non sono “fermati” dai colori e fissati sulla tela, no: hanno ancora una vita propria al nostro sguardo e noi siamo lì sul porto e vediamo con gli occhi dell’artista.

di Camilla G. Iannacci

Il tempo, la luce e lo spazio

Le Cattedrali di Rouen, le ninfee: sono la vita delle sfumature che scorre, dei riflessi di luce e ombra, del canto dell’acqua, dell’immaterialità, dell’informe, dello scorrere del tempo e dei nostri istanti in esso: siamo immersi nel movimento e nel mutamento: emergono l’indefinito e l’infinito perché “tutto cambia, persino le pietre” dice Monet.

Monet e Kandinskij

L’istante e i cambiamenti della luce, i riflessi da cui nascono forme informi sono catturati dai colori questi esseri singolari “dotati di vita propria” come dirà Kandinskij: solo questi enti, costituiti di equilibri instabili, possono rendere l’invisibile, il sottostante al reale.

Trasparenze, fluidità e dissoluzione delle forme generano veri e propri universi, spazi indefiniti come nuove galassie che ospitano mondi sconosciuti, l’infinitamente piccolo, spazi-tempi e l’invisibile che non percepiamo nel nostro quotidiano.

Monet: arte e pensiero e la fisica

Luce, spazio, materia ed energia sono temi che, all’inizio del ‘900, rivoluzionano il tempo assoluto e la visione dell’universo con la teoria della relatività.

Monet con gli impressionisti rovesciano il principio imperante dell’accademia secondo cui “Prima viene il disegno, poi, dopo, il colore” hanno scritto una nuova teoria dei colori, degli spazi, degli enti e della visione dell’uomo contemporaneo.

Metamorfosi delle forme e rinnovate morfogenesi: avviene un cambio di paradigma nell’arte che, nell’uso dei colori, supera il soggetto a beneficio della dissoluzione di ogni materialità.

Il figurativo, il soggetto, l’oggetto e la mimesi si ritraggono o, se si preferisce, sono declinati in altro modo: il fugace, il tempo diventa protagonista con la luce, che interpreta anche le ombre in modo inedito: è la magmatica esistenza delle nuance che crea “soggetti”, figure, forme, mondi e non solo nell’arte.

Il ‘900 è il big bang della creazione artistica, della letteratura, della filosofia e dei paradigmi scientifici.

Per parafrasare: se mi chiedi cos’è il tempo posso dirti che non lo, so che sono qui e ora.

E presente, passato e futuro per la fisica non hanno alcuna consistenza ma coesistenza.

Scrive Kandinskij “ogni opera d’arte nasce come nasce il cosmo: dal fragore caotico degli strumenti formano una sinfonia”.

Kandinskij vede nel cerchio “un legame con il cosmico” e nella sua forma caratteristiche di precisione e variabilità, stabilità ed instabilità in “una tensione che porta in sé infinite tensioni”. 

Arte, filosofia e letteratura

Si va alla ricerca dell’in/visibile nell’arte e nel romanzo, con Proust, il tempo irrompe e destruttura la forma romanzo: in filosofia, Bergson introduce il concetto di durata e la musica è prossima al colore per la sua immaterialità, le dissonanze di Schönberg ci restituiscono suoni che non sapevamo esistessero.

Da sempre diciamo della voce del mare che è il simbolo della variabilità, dell’indefinito, dell’informe che a tratti vede le onde diventare figure per dissolversi e rinascere in nuove conformazioni che non si lasciano irretire del tutto dal discorso scientifico pur presente.

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