Carmine Castoro Filosofia dell’osceno televisivo. Pratiche dell’odio contro la TV del nulla

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Carmine Castoro è un filosofo della comunicazione, collabora con l’Università di Bari, ha insegnato all’Università di Foggia, alla UCM di Malta, ha avuto incarichi alla Link University, è stato visiting professor alle Università di Modena, Pontificia di Napoli, Varese, Roma La Sapienza, Roma Tre.

Come giornalista ha collaborato con quotidiani nazionali e firmato programmi televisivi per la Rai e Sky. I suoi testi sono più noti sono: “Crash Tv. Filosofia dell’odio televisivo” e “Maria De Filippi ti odio. Per un’ecologia dell’immaginario televisivo”.

E’ sul suo “Filosofia dell’Osceno televisivo. Pratiche dell’odio contro la tv del nulla”, Mimesi edizioni, che si appunta la nostra attenzione anche in ragione del ritorno in tv di Barbara D’Urso da Mara Venier.

di Camilla G. Iannacci

Indice dei Contenuti 

Carmine Castoro: tra téchne e Pulp: oltre il panopticon

Il luccicchio ed il clicclabile

Il compulsivo e la pornografia

Lo storytelling

Identità fantasmatiche e l’algoritmo

Il carosello e la radio

Il tramonto dei media

Il Panopticon della Tecnica

Il delirio delle competenze

Coco Chanel e Carmine Castoro

Carmine Castoro: tra téchne e Pulp: oltre il panopticon

Dai Barbarers (D’Urso) ai Leosiners (Leosini, M.me Morgue) anche se giornalisti e politici per non essere da meno e rischiare l’oblio sgomitano con successo per far sentire il loro eloquio conforme a masscult e midcult e teso al kitsch, nell’impero della post-verità e del trash.

Gli abitanti delle tv divorano efferatezze di ogni genere e gongolano “gusti” da vero e proprio abisso mentre si consumano impuniti i delitti dell’intelligenza che non sempre diventano la pena dello spettatore: tutt’altro. Lo vedono partecipe, infatti.

Si era partiti con la grazia del “Portobello” di Tortora e già si virava con “Carramba che sorpresa” per raggiungere l’apoteosi di Amici e del Grande Fratello.

Ma era ancora poco infatti Carmine Castoro nel suo saggio “Filosofia dell’osceno televisivo. Pratiche dell’odio contro la TV del nulla” passa in rassegna il profluvio di imbonitori di spot.

Il luccicchio ed il clicclabile

Si va dal materasso al divano ad improbabili cinture per dimagrire o marchingegni per la casa, maschere che diventano ormai del tutto innocenti a confronto di tv via cavo, streaming, dirette facebook, su device di ogni sorta luccicanti e performanti ogni ultimo modello più del penultimo.

“Abbonati e te lo cambiamo così non ne perdi uno, dai vieni presto a fare la fila dalla sera alla mattina, devi essere il primo all’apertura e ti garantiamo la passerella e gli applausi mentre andrai in tv ed in rete e se ti va bene diventi virale”: il cliccabile come meta e ragione di vita, ovvio.

 Il compulsivo e la pornografia

Il compulsivo è già pornografia, è già raccapriccio ma naturalmente se è una tragedia ma non è greca e non intende raggiungerne (non può) le vette ma solo la degradazione nell’abisso dei selfie nei luoghi dell’orrore e che fa impallidire il pulp quentiniano.

Lo storytelling

Il frame, la cornice narrativa, lo storytelling rischiano di diventare innocui: il nuovo oppio di massa, se non si smaschera il meccanismo che sovrintende la rappresentazione e per farlo niente di meglio di un filosofo della comunicazione e giornalista come Carmine Castoro con una più che decennale dedizione ad intendere e sviscerare il Tele-Capitalismo, la messa-in scena dell’Osceno da “Filosofia dell’odio televisivo” (2009), “Clinica della tv.”, “I dieci virus del Tele-Capitalismo” (2015).

“Il sangue e lo schermo” e “Lo spettacolo dei delitti e del terrore”.

 Identità fantasmatiche e l’algoritmo

Il salto antropologico attuato dall’algoritmo è compiuto dal conseguente dominio dell’Info: dalla sfera dell’informazione all’intrattenimento al profluvio di big data che travolgono il sentimento nel sentiment: l’individuo preso in rete è annichilito e mentre si ritiene protagonista e faber si offre nelle mani dell’algoritmo e viene agito ed agitato come i pupi dall’intelligenza artificiale nel trionfo dell’internet of things: è la consegna totale alla reificazione.

La comunità tutto è fuorché avere qualcosa in comune; è ostentazione, narcisismo e diventa solitudine, costruzione di identità virtuali fittizie fantasmatiche.

Il carosello e la radio

Se nel Carosello, l’uomo non aveva bisogno di chiedere qui l’uomo non deve pensare né chiedere: è l’algoritmo che si sostituisce alla sua mente e pensa per lui nel trionfo della merce propinata coi banner sollecitati dalle ricerche del navigante stesso.

La radio se si ascoltava ora si vede anche nelle dirette televisive e nei siti delle emittenti in un tripudio di visi prima sconosciuti – quindi immaginati sognati e creati dall’ascoltatore – ora si offrono e si espongono allo sguardo rutilante e laccato come un’anatra.

Il tramonto dei media

Un addio dell’umanesimo giunto al tramonto con l’occidente?

Se c’era la “Piovra” ad incollarci alla tv ora tv-radio-rete-device mobili e fissi ci imprigionano fino a toglierci il respiro, a negarci le pause – di cui si nutre il pensiero – mentre ci mostriamo alla rete: ah il Leopardi del “mira ed è mirata” ora è solo narcisismo esausto, il passero è solatio nella folla ma non più agli occhi conosciuti e riconoscibili del natio borgo selvaggio: ora è il mucchio, indistinto divoratore e divorato dall’apparire, a prevalere.

 Il panopticon della tecnica

Oltre Orwell ed Odissea nello spazio: collocati in un Panopticon ormai anche virtuale se non sappiamo dominare le forze da noi evocate, non vogliamo né possiamo lasciarlo.

Se téchne era arte perizia, ora è solo tecnica, tecnologia: produzione e surplus di prodotti: merci e poi merci in un processo che si autodetermina implacabile e l’individuo è una di esse.

Se Heidegger, che è stato il profeta del dominio della téchne e segnalava quello della chiacchiera, ora avrebbe orrore del dominio di questo Sguardo che non vede e nasconde il reale.

 Il delirio delle competenze

Nel mondo dell’educazione dalla scuola all’università si assiste impotenti all’invasione di competenze-obiettivi-performance e la formazione dell’individuo è per i pochi eletti che possono garantirsi luoghi implacabilmente vietati alla maggioranza: luoghi-fucina di selezione feroci e di destini sociali.

 Coco Chanel e Carmine Castoro

 Se Coco Chanel ha rivoluzionato la donna ed il suo ruolo, Carmine Castoro che ne ha in comune le iniziali (vedi a volte…) è pervicacemente teso – e non demorde statene certi – a denudare l’innominabile: i fondamentali che si celano nello spettacolo: vero e proprio φάρμακον che ha in sé il rimedio e non solo il veleno: basta saperlo vedere: Carmine lo vede e ce lo mostra.

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