Unici – Dagli echi della grande guerra la storia di due deportati tarantini

Puglia

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Quando scavi nella storia patria, legata all’ultima grande guerra, trovi sorgenti d’acqua: sono le lacrime di chi ha passato brutti momenti proprio in quei frangenti in cui nasceva la nostra fragile democrazia

Grandi emozioni ieri sera, all’evento proposto dall’Unuci, Unione Nazionale Ufficiali in congedo, che già nel titolo riportava “Gli echi della Seconda guerra mondiale, storie di due deportati tarantini scampati all’eccidio nazista.

L’evento, condotto dal ten dott Michele Ladiana e svolto nel salone di rappresentanza della Provincia di Taranto, era rivolto a rappresentanti di tutte le associazioni delle forze armate, aperto al pubblico e con la rappresentanza di alcuni studenti di due istituti superiori: Righi e Pitagora.

Vincenza Musardo Talò

L’evento è stato preceduto dal presidente Unici di Taranto Dott Passafiume e da un omaggio dell’Unuci alla Cav. Prof, Vincenza Musardo Talò, presidente Istituto per la storia del Risorgimento italiano del comitato di Taranto.

I FIGLI RACCONTANO

Le due storie sono state raccontate dai figli, il tenente Francesco Bardarè che ha parlato di suo padre William, mentre la prof.ssa Giovanna Facilla ha parlato di suo padre Vittorio. Tutto preceduto da un bel video-documento con la voce fuori campo di Angelo Bommino.

Ecco i due protagonisti, premiati ‘simbolicamente’ con le medaglie al valor militare, che vengono calati nelle terribili maglie di una guerra infame che si incarognisce minuti dopo l’armistizio dell’ 8 settembre del 1943.

William si ritrova in un campo di concentramento a fare lavori di facchinaggio fino a quegli ultimi giorni in cui la fine della guerra incombeva, gli alleati arrivavano e i tedeschi smobilitavano. Ultima scena, ultimo carico, restano solo fuori bottiglie di liquore, l’ufficiale tedesco si ubriaca e scherza con i prigionieri fino a puntare la pistola nella bocca di William che si sente morire con il freddo metallo sui denti, quando arriva un militare tedesco che urla “arrivano i russi”. Il bonzo tedesco abbassa l’arma, la sfila per scappare, William sviene e si ritrova su una lettiga portato per le strade dai suoi amici di sventura.

Vittorio invece è un musicista che si ritrova in Grecia. La controffensiva greca che mise in difficoltà l’Italia mentre Mussolini, che aveva detto precedentemente “spezzeremo le reni alla Grecia”, ora diceva “piuttosto che chiedere l’armistizio alla Grecia è preferibile partire tutti per l’Albania e farci uccidere sul posto”. Questo è il clima nel quale maturano quei tragici avvenimenti.

Vittorio che viene coinvolto dopo l’8 settembre nell’alveo dei nemici traditori dei tedeschi si ritrova in campo di sterminio degli ebrei, lui si salva perché era violinista e la sua diventa allo stesso tempo la colonna sonora dei forni e delle gozzoviglie tedesche. Seguiamo la vicenda del violino che diventa anche un percorso di recupero di un cimelio familiare che viene suonato in diretta in sala.

La vicenda greca mi fa tornare alla mente la vicenda del tenente Roberto Carità che ha scritto un suo romanzo: “Un cipresso sanguina in Grecia” Una sorta di diario-racconto di un episodio della guerra mondiale, di uno dei tanti ufficiali abbandonati durante il secondo conflitto, nel disastro dell’aggressione alla Grecia.

In quella grande confusione che si ebbe, proprio verso la fine del conflitto mondiale, anche in Grecia il nostro gruppetto vive in tutta la sua crudezza questa incertezza, lungo un interminabile peregrinare attraverso il paese, ridotto ad unico campo di battaglia; ora sono braccati dai tedeschi, ora perseguitati dai partigiani greci delle opposte fazioni, sfuggendo alle insidie di una natura aspra, superando la mortale fatica delle marce senza soste, resistendo alle malattie e alla fame, il tenente Carità e i suoi tre compagni di fuga, lottano disperatamente contro un destino che s’accanisce che mentre cercano di uscire li risospinge nel vivo dell’inferno.

Ecco l’evento di ieri parlava di Storia, episodi di eroismo, oppure solo una ferita della propria vita – del resto è una guerra terribile – un ricordo dei propri compagni. Della guerra e sulla guerra si è scritto molto, c’è la storia che ne parla, ci sono gli storici che l’analizzano.

Ma ce anche la storia minuta, intima, che scatena i sentimenti, commuove e forse quelle lacrime trovate scavando ora sono sul nostro volto, segno che è davvero storia condivisa.

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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