Rotondi: “La Costituzione italiana efficace per affrontare tutte le innovazioni”

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Il consigliere del Cnel: “La nostra Costituzione risponde pienamente a tutte le domande che ci poniamo in questo momento”

ROMA – Intelligenza artificiale, sostenibilità a tutto tondo, felicità dell’uomo contemporaneo, ben lontano dalle esperienze vissute da gran parte del mondo nella prima metà del Novecento: possibile affrontare simili incalzanti questioni avendo a riferimento la Costituzione italiana, elaborata a partire dal 1946 per entrare in vigore il 1° gennaio 1948? Il giuslavorista Francesco Rotondi, consigliere esperto del Cnel, non ha dubbi: “La nostra Costituzione risponde pienamente a tutte le domande che ci poniamo in questo momento, da quelle sollevate dall’Intelligenza artificiale a quelle legate alla sostenibilità. E lo fa dal punto di vista della prevenzione di qualsiasi comportamento che possa rappresentare un passo indietro rispetto alle conquiste che l’essere umano ha fatto negli ultimi secoli”.

Il richiamo del giurista è, innanzitutto, ai principi fondamentali racchiusi nei primi dodici articoli. Con essi la Costituzione si pone come “il perimetro all’interno del quale conservare tutte le prerogative che non hanno tempo ed età e che fanno dell’essere umano un soggetto libero”. Perciò, argomenta ancora Rotondi pensando per esempio all’intelligenza artificiale, “è evidente che nessun progresso tecnologico possa, applicato al lavoro piuttosto che alla vita sociale del singolo o della collettività, comprimere o ledere i principi fondati di libertà assoluta della Costituzione”.

È tuttavia evidente che, prosegue ancora Rotondi nella sua argomentazione, “la Costituzione necessiti di manutenzione, come tutti gli impianti normativi”. Ed è questo processo che si configura come uno snodo nevralgico, perché è quello che nel corso del tempo afferma i principi validi per quel tempo.

“Viviamo un momento storico molto delicato– premette il giurista- perché i principi ispiratori della Costituzione risalgono agli anni Quaranta del secolo scorso ed evidentemente risentivano della necessità di tornare a essere ‘più umani’, dopo le tragedie che l’umanità aveva vissuto con le due guerre mondiali. Quel tratto è riconoscibile in molte parti della nostra Carta”. Realisticamente, però, occorre registrare che da allora “abbiamo assistito a un lento ma progressivo svuotamento di alcuni principi costituzionali, perché gli anni che si sono succeduti hanno cambiato la visione dell’uomo, i valori, il senso della vita, della bellezza, della cultura”.

Su quest’ultimo punto Francesco Rotondi condivide il pensiero dell’economista Stefano Zamagni laddove sostiene che la cultura è stata intensa solo come un bene tangibile, patrimoniale. È stata ridotta, cioè, “a una dimensione ben diversa da quella matrice culturale che un Paese può avere, ma soprattutto da quei contenuti culturali che un individuo deve possedere per poter leggere il momento storico in cui vive; capire, comprendere e interpretare gli avvenimenti che si svolgono attorno a lui”.

La Costituzione, poi, sebbene ovviamente non si occupi della felicità né dei singoli né della collettività, avrebbe qualcosa da dire indirettamente anche a tal riguardo. “Si potrebbe infatti imporre- considera Rotondi- laddove mette a disposizione e rende accessibili a tutti quegli strumenti che non necessariamente conducono alla felicità, ma possono consentirne un avvicinamento, facendo in modo che non vi siano delle barriere che la rendono impossibile”. In questo senso, conclude il giuslavorista, “si può parlare di Neoumanesimo, cioè di un richiamo a mettere al centro l’uomo, immaginando un recupero completo della ricerca della libertà, della bellezza, della cultura, quella che è stata all’origine del nostro straordinario Rinascimento”.

Agenzia DIRE www.dire.it

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