Soldi dall’Europa e Sud

Economia & Finanza

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Gli Stati Uniti nel periodo 2014-2020 hanno investito 55,8 miliardi di euro l’anno, per finanziamenti diretti (80%) e crediti d’imposta (20%), a imprese localizzate in aree svantaggiate. Nello stesso periodo la UE ha investito 46,5 miliardi di euro l’anno, nel Fondo Europeo di Sviluppo Regionale oltre alla partecipazione con risorse aggiuntive messe, a disposizione dai singoli Stati membri. Le sovvenzioni pubbliche alle imprese localizzate, in aree svantaggiate sono componenti essenziali delle politiche di spesa nazionali. IL problema è rappresentato da quale sia il modo migliore, per assegnarle. Su base esclusivamente oggettiva oppure dando voce anche alla politica ? Esiste un rapporto tra regole e discrezionalità nella distribuzione di risorse pubbliche? L’Italia ha sperimentato l’applicazione del più grande progetto di sussidi agli investimenti mai realizzato, in Italia ed Europa negli undici anni trascorsi, tra il 1996 e il 2007 con la legge 488 del 1992. Infondate le critiche alla legge come dimostrate da numerose ricerche serie. Strumenti e risorse, come mai ce ne sono state rappresentano una opportunità irripetibile, per l’Italia e soprattutto, per ridurre le distanze di sviluppo Nord/Sud, oggi rese drammaticamente rischiose da un regionalismo differenziato ad altissimo rischio di decoesione sociale e disastro economico.

Nel periodo 2021-2027 l’insieme dei fondi europei compresi nel Quadro finanziario pluriennale nel Next Generation EU messi, a disposizione dell’Italia supererà i 300 miliardi di euro. Come è noto, per legge il PNRR deve destinare almeno il 40% dei finanziamenti, sia, in totale sia per ciascuna misura, al Mezzogiorno. Le valutazioni semestrali del Dipartimento per le Politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio sono preziosissime. La realtà è, che la prima valutazione semestrale del governo Meloni è stata estremamente scarna, inglobata nell’informativa generale sul Piano. In questa semestrale come, in quelle precedenti appare un consistente sotto finanziamento del Mezzogiorno relativamente alle misure di incentivazione degli investimenti delle imprese.

Come documentato acutamente da Gianfranco Viesti della Università di Bari, il 40% delle risorse PNRR al Sud non è affatto garantita, per i sostegni alle attività produttive. IL leghista Giorgetti da ministro dello sviluppo indirizzò, la grande maggioranza delle risorse verso le regioni più forti del paese.

IL Mezzogiorno deve essere il centro delle produzioni di energie rinnovabili. IL Governatore Panetta alcuni giorni fa, in occasione dell’incontro con il Comitato Esecutivo dell’ABI ha affermato: “ Abbiamo un terzo del Paese con un costo del lavoro più basso, una domanda non soddisfatta» e la possibile creazione di energia rinnovabile «a buon mercato». Abbiamo gli ingredienti per sostenere la crescita puntando su un modello, che: “ha consentito all’Europa di crescere negli scorsi anni . IL Mezzogiorno potrebbe diventare il polo di nuova capacità tecnologica e produttiva connessa alle strutture e alle componenti, per l’eolico e il solare, alle batterie, di agricoltura di qualità autosufficiente, come propugnato dal progetto di Rete Spac della Capitanata (Foggia). Sono decenni che chi si oppone oggi al Governo non fa alcuna riflessione strategica sul Mezzogiorno.

Da molto tempo il centrosinistra ha abbandonato il Mezzogiorno. Doveva arrivare Draghi, per dire che quel generico 40% delle risorse del PNRR era da applicarsi a ogni singola misura del Piano.

Come si orienta sul territorio la spesa ? Inesistenti gli indicatori di fabbisogno infrastrutturale e dei servizi. Un drammatico caso di sperpero di denaro pubblico è la scelta dell’alta velocità Salerno/ Reggio Calabria, nella traiettoria slalom del tracciato solo passeggeri. Sfido a dimostrarmi che è anche per trasporto merci (sagoma P80!). Trenta miliardi di sperperi. Mai come, in questa contingenza storica, e con la autolesionistica secessione delle regioni ricche sarebbe doveroso il massimo di coesione politica trasversale, per scongiurare l’approvazione del regionalismo differenziato.

Parlamentari meridionali, che dovrebbero sostenere il riequilibrio territoriale e le politiche di coesione opponendosi, a quanti vorrebbero indebolirle a vantaggio di gruppi e interessi collaterali al governo.

La decisione del Governo di riforma della politica di coesione, inserita nel PNRR come milestone (obiettivo intermedio).

La motivazione è sempre la stessa: la nuova riforma finalizzata ad accelerare l’attuazione delle politiche di coesione e, ad assicurare la tempestiva realizzazione degli interventi del PNRR.

 La riforma, prevede l’entrata in vigore di una nuova disciplina normativa, per la definizione di una roadmap degli interventi prioritari.

Consapevoli comunque che è esigenza non differibile di una politica volta, a migliorare il capitale umano e la qualità socio-istituzionale nelle regioni meridionali.

Urgono piani formativi, per dotare la pubblica amministrazione di competenze interdisciplinari necessarie per gestire la complessità e le tecnicità, per una più ottimale gestione delle risorse pubbliche.

Riferiamo in un altro articolo del documento della Rete Spac della Capitanata indirizzata al Ministro Urso sulla attuazione del decreto“ Scoperta Imprenditoriale”.

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