La fine di un’era, la fine di un’Impero. 16 gennaio, un giorno storico per la storia del calcio è arrivato l’esonero con “effetto immediato”, come riporta il freddo comunicato della Roma, di Josè Mourinho dalla guida della Roma. La fine di un’era, di una storia che durava dal 2021. Le due sconfitte, nel derby di Coppa Italia e in campionato contro il Milan, hanno messo la definitiva parola fine, per un’esperienza fini nel peggiore dei modi, un giorno che entrerà nella storia del calcio per tanti motivi.
Per primo perché Mourinho è Mourinho e lo si ama, unendo un’intera città nei colori giallorossi, unendo i tifosi attorno alla squadra come mai nessun allenatore aveva mai fatto prima, facendo riempire ogni partita l’Olimpico. Dunque l’Imperatore viene cacciato e costretto alla “damnatio memoriae” da parte dei potenti, cacciato da una città che lo ha eletto come un nuovo imperatore. Mourinho in tre anni alla Roma ha portato una Conference League, sembra passata un’epoca, vinta contro il Feyenoord nella finale di Tirana e una finale persa in Europa League contro il Siviglia, due finali europee giocate consecutivamente e con la delusione di non essere arrivato a giocare la Champions o a vincere lo scudetto, ha visto la squadra cambiare, da Zaniolo, Abraham passando per i big Lukaku e Dybala.
Della storia tra Mourinho e la Roma, si scriveranno sicuramente libri e che negli anni avvenire verrà ricordata, si sa Roma è la meglio ma quanto parla. Forse Mourinho se avesse immaginato un epilogo così, avrebbe accettato un’offerta per l’Arabia o la prestigiosa panchina della nazionale del Brasile e chi lo sa il futuro dove lo porterà, Inghilterra o ritorni clamorosi, lo special one è pronto per nuove sfide. Ora dunque a Daniele de Rossi il compito di riportare la tranquillità, ritrovando una via che si è perduta e ricostruire un nuovo futuro, per riportare Roma ad essere capitale del mondo.
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