Un colpo del governo Meloni, alla sostenibilità economica delle imprese agricole con rischio di sopravvivenza, di alcune del comparto.
IL combinato disposto, esigenza di generare entrate, negazionismo climatico e nuovo patto di stabilità e crescita hanno indotto il governo ,a colpire anche il settore agricolo.
IL ministero dell’agricoltura ha quasi dimezzato il contributo statale, per le polizze assicurative agli imprenditori agricoli. Una iattura considerato, che gli eventi estremi legati al riscaldamento globale, aumentano di intensità e frequenza soprattutto nell’area mediterranea considerata un hot spot ossia un’area con un elevato riscaldamento come rilevato non solo nei Rapporti di IPCC, ma anche nello studio pubblicato alcuni anni fa dal titolo “Upper Ocean Temperatures Hit Record High in 2020” (pubblicato su SpringerLink).
Studio che trovava conferma già nel Rapporto del Servizio marino europeo Copernicus, del 2016 e del 2018 e, negli allarmanti dati del Rapporto del MedEcc“ Risks associated to climate and environmental changes in the Mediterranean region”.
Nel Mediterraneo la temperatura media è aumentata di 1.5 gradi centigradi, rispetto all’era preindustriale.
Mi rifiuto di commentare la serie di sciocchezze, propalate su giornali vari, frutto della elaborazione soggetti, che non hanno alcuna pubblicazione che riguarda la scienza del clima e, in negazione radicale di quanto rilevabile nei rapporti di IPCC.
Tornando ai provvedimenti del governo in carica, il taglio del contributo assicurativo nel tempo di grandinate, alluvioni, siccità e calamità varie con connesse enormi perdite, determineranno seri problemi a molte aziende.
Evidente che sia il Fondo di Solidarietà Nazionale, che quello per le Emergenze in Agricoltura opereranno in forma depotenziata perché oltre agli agricoltori nei fondi ci sono pescatori e allevatori ittici.
Inoltre dal prossimo anno coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali pagheranno l’IRPEF derivante dal reddito agrario e dominicale dei terreni condotti.
Un ritorno alla tassazione IRPEF dopo 7 anni di esenzione.
Decisioni come queste, che incidono sulla capacità reddituale dovrebbero indurre ad accelerare i programmi di quell’“ imprenditore collettivo” denominato Rete Spac, nato in Capitanata e aggregante diverse aziende.
Appare davvero iniquo inoltre, che si precludono gli allacciamenti a molte aziende agricole che investono in energia rinnovabile e si azzerano i problemi di instabilità di rete con 54 MW di eolico della tedesca RWE.
È grave la scarsa attenzione allo sviluppo degli investimenti nelle reti di trasmissione e distribuzione, per connettere la nuova potenza rinnovabile che bisognerebbe realizzare per rispettare gli obiettivi del PNIEC e del Green New Deal.
Non è chiaro, che uno degli ostacoli principali alla crescita progressiva della capacità rinnovabile nel mix di generazione derivi dall’inadeguatezza delle reti infrastrutturali, comprovata da congestioni e lunghe code di attesa per la connessione di nuovi impianti ?
Non mi sembra di aver notato un massiccio piano di investimenti nelle reti di trasmissione rendendo fallace o, a firma di ignoranti gli obiettivi fissati nel DEF, che per la energia elettrica da fonte rinnovabile assume un valore che si traduce in una domanda elettrica superiore di un terzo rispetto al 2021.
Afasia totale mi sembra della classe politica del Mezzogiorno sullo strategico problema degli investimenti pubblici in reti di trasmissioni, distribuzioni e accumuli.
Coesi invece nel coro di sostegno ai costosissimi investimenti nelle linee ferroviarie a 300 Km/h che servono una domanda di trasporto ferroviario del 12% e zero domanda merci.
Dopo più di un decennio di esercizio ferroviario ad alta velocità nemmeno un chilogrammo di merce è mai transitato su queste linee.
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