“Ti voglio bene”, papa Francesco, ma il bene non è un dono

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

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“Ti voglio bene, tu sei importante per me, conto su di te: amicizia, affetto, considerazione, attenzione, cura, sono desideri imperiosi che ci accomunano e di cui il cuore ha sete innata. Tutti abbiamo bisogno di amare e di essere amati… Il comandamento dell’amore che Gesù ci ha lasciato ci chiama proprio a questo: all’amore per gli altri, e autenticamente per noi stessi, come strada per rendere la nostra vita piena, ricca, soddisfacente. L’amore è il dono più grande che abbiamo ricevuto, e il più grande che possiamo fare”.
Queste righe si leggono nella descrizione del libro di papa Francesco “Ti voglio bene”.

Io ho un amico al quale voglio molto bene. Il giorno del suo compleanno gli regalo un bel libro. Questo libro si chiama dono. Il bene che gli voglio non è un dono.

La mamma ama il suo bambino, lo allatta, lo accarezza, gli canta la ninna nanna, la lava, lo veste e gli fa mille altre cose. Tutte queste cose non sono doni, e neppure l’amore per il suo bambino è un dono. Un giorno, quando è già grandicello, la mamma regala al figlioletto una bicicletta. Questa bicicletta si chiama dono. Gliela regala perché lo ama, ma il suo amore non è un dono. Lo ama.
E veniamo al “comandamento dell’amore che Gesù ci ha lasciato”. Si può comandare di rispettare il prossimo, di non far del male al prossimo, ma non si può comandare di amare. Ed infine: come non si può chiamare dono l’amore della madre per il suo bambino, così non si può chiamare dono l’amore di Dio per le sue creature.

Renato Pierri

 

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