Risposte intervista Giuliano Crupi

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Il cantautore romano Giuliano Crupi ha da poco pubblicato “Luce”, il suo nuovo Ep composto da 5 brani. Un progetto che nasce dal dolore e dal forte senso di disperazione che improvvisamente hanno investito l’artista in seguito alla scomparsa della sua compagna. “Luce” è la sua trasformazione o, almeno, il suo tentativo di farlo. Il 25 dicembre, inoltre, Crupi ha regalato al suo pubblico il videoclip di “Parlerò anch’io”, secondo singolo estratto dall’Ep.

 “Luce” è il tuo nuovo lavoro, frutto di un percorso molto particolare che ti ha messo alla prova. Che uomo e artista sei oggi? 

Bella domanda. Per quanto mi riguarda, l’uomo e l’artista coincidono. Non sono due facce della stessa medaglia. Sono la stessa identica medaglia. La mia evoluzione umana si muove di pari passo con quella artistica. Le mie esperienze, i miei dolori, le mie gioie, i miei incontri, la mia vita in tutta la sua complessità, entrano nelle mie canzoni e viceversa. A concepire le canzoni è il modo stesso di vivere la vita, facendomi investire completamente da ciò che mi riserva, con presenza, osservando, ascoltando, ascoltandomi, emozionandomi, entrando in profondità, mettendomi in discussione, ponendomi domande, cercando con presenza. Dunque, oggi non so che uomo sono, non so che artista sono, forse non lo saprò mai. So, però, che il viverla con consapevolezza e attenzione mi fa crescere, mi fa evolvere e mi fa arrivare sempre nuove canzoni. Loro arrivano da me, non le cerco mai. 

Nel videoclip di “Luce” affronti un tema delicato come quello dell’autismo. Come ti sei avvicinato e quali emozioni provi ad essere impegnato nel sociale?

La mia missione di vita, dentro e fuori la musica, ruota attorno all’essere umano, alle anime. Ruota attorno a sentimenti di altruismo, solidarietà, compassione, gentilezza e Amore. La mia arte coincide con la mia umanità, appunto, e, di conseguenza, tutta la mia vita è un mezzo per gli altri, un mezzo di cambiamento, di emotività, di traino, di movimento, di consapevolezza, risveglio, speranza. O almeno mi auguro che sia così, che possa esserlo. Dono il sangue e il tema della donazione lo faccio entrare in un videoclip per spronare anche gli altri a donare. Lavoro coi bambini autistici e inserisco la tematica in un altro video per sensibilizzare e avvicinare. La mia vita entra nella mia musica e, per me, non potrebbe essere altrimenti.

Ascoltando i brani dell’ep si percepisce una sorta di marchio di fabbrica, ogni volta sai metterti a nudo e ti presenti al tuo pubblico nel modo più sincero possibile. Alla luce di ciò qual è l’e­le­men­to che non deve mai man­ca­re in un pez­zo fir­ma­to da te? 

Si è così. Ciò che non deve mai mancare è l’autenticità che deriva da una profonda e sentita esigenza di espressione, da una necessità imprescindibile di scrivere. Come ho sempre detto, scrivo per me stesso, mai per il pubblico. Se così non fosse, le canzoni diventerebbero un mero mezzo di compiacimento del pubblico stesso e inquinerebbero il senso stesso dell’arte. Emozionare, far riflettere, far elaborare, far sentire meno solitudine, far sentire comprensione. Questi sono gli obiettivi della musica, almeno per me, per come la concepisco io. Scrivo perché ne ho bisogno e da quel bisogno, nasce poi il desiderio di condivisione. 

Qual è in­ve­ce il tuo “tal­lo­ne d’A­chil­le”, l’e­le­men­to su cui sen­ti di do­ver mi­glio­ra­re? 

Tendo ad avere momenti in cui penso di non valere nulla come cantautore e che tutto ciò che porto avanti sia inutile. Che tutti gli altri scrittori siano migliori di me. Spesso questo sistema si attiva col “trigger” del rifiuto. Per esempio, un locale che rifiuta il mio progetto musicale o una bocciatura a un festival importante. Ecco, tutta una serie di meccanismi innestati nel passato, incentivati dalla mia recente e dolorosissima perdita e sui quali sto lavorando quotidianamente. Con l’aiuto del mio psicoterapeuta, sto imparando ad avere un dialogo interno costruttivo. Sostanzialmente, parlando al mio bambino interiore ferito che si sente rifiutato e piange all’angolo coi pugni chiusi e si colpevolizza dandosi addosso. Ci parlo, lo consolo e gli spiego come stanno realmente le cose. 

Hai mai pensato di suonare in una band?

L’ho fatto in passato ed è così anche nel presente.

Il “Luce Tour” si muoverà in trio acustico, piano, violoncello e chitarra e partirà a fine febbraio da “L’Asino che Vola” di Roma. 

Per concludere, hai già qual­che idea per i prossimi brani? 

Ho ripreso a scrivere da poco, dopo una pausa fisiologica. Devo vivere un po’ e poi le canzoni arrivano. Il 25 dicembre, inoltre, ho regalato al mio pubblico un nuovo videoclip di un altro singolo dell’Ep, “Parlerò anch’io”. Link: https://youtu.be/EBFMLeVWS9I

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