Ambiente, Agricoltura e U.E.

Economia & Finanza

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La Germania bloccata da una doppia protesta, quella dei contadini che contestano il taglio dei sussidi e quella dei macchinisti delle ferrovie.

La protesta degli agricoltori ha preso di mira il programma europeo “ Farm to Fork” che ha vari obiettivi, tra i quali  l’abbandono del 10% dei terreni agricoli, la conversione a biologico di un quarto della superficie coltivabile, l’abbattimento dei concimi e dei fitofarmaci oltre alla rotazione forzata dei cereali. Si tratta di misure che rischiano di mettere del tutto in pericolo l’agricoltura europea.

Un numero grandissimo di trattori marcia verso Berlino e comunque la politica comunitaria sugli impatti ambientali e, la lotta ai cambiamenti climatici è affetta da grande ipocrisia.

 L’Europa importa prodotti agricoli in quantità inferiore solo alla Cina.

 I numeri sono inquietanti:  quasi il 20% delle colture, il 60% tra  carne e dei prodotti caseari rispetto al consumo. Vero che si  tiene basso l’impatto ambientale, ma importi da paesi in cui  le leggi a protezione dell’ambiente sono molto più permissive  di quelle europee.

 La prova di questa ipocrisia della UE è rappresentata dal fatto, che gli accordi commerciali non prevedono che le importazioni siano prodotte rispettando i criteri di sostenibilità.

 Un esempio è l’accordo commerciale, in via di ratificazione tra  Europa e Mercosur, il mercato comune dell’America del Sud. Accordo commerciale che fu siglato  dopo che il suo presidente Jair Bolsonaro aveva fatto marcia indietro sulle regolamentazioni, a tutela dell’ambiente e dei diritti delle popolazioni indigene locali, vedi deforestazione massiccia dell’Amazzonia.

Secondo alcune ricerche negli ultimi 30 anni  le importazioni agricole europee sono responsabili di un terzo della deforestazione legata al commercio globale.

Circa  9 milioni di ettari sono stati deforestati dal 1990 al 2008, gran parte dei quali nell’Amazzonia brasiliana e nel Cerrado (la savana tropicale brasiliana), per rispondere alla domanda europea di semi oleosi.

 Una bestemmia la regola  che consente questi scambi, in vigore anche con il Green Deal che considera  sostenibili le colture provenienti da terreni deforestati prima del 2008.

Chiaramente fraudolenta la tesi UE su una espansione delle foreste europee, per 13 milioni di ettari quando poi 11 milioni di ettari sono stati deforestati per soddisfare la domanda di consumi europei. IL 75% di questa deforestazione riguarda Brasile e Indonesia.

Praticamente la sostenibilità europea avviene esternalizzando il danno all’ambientale.

I pesticidi e i fertilizzanti? Ciò che è vietato sul suolo continentale è permesso nei terreni da cui vengono importati i prodotti. Importazione di  soia e mais geneticamente modificati da Brasile, Argentina, Stati Uniti e Canada.

Gran parte di queste colture sono resistenti a erbicidi, come il glifosato. Sulla soia gli Stati Uniti usano una quantità di fertilizzante pari a 34 kg per tonnellata, più del doppio della quantità consentita in Europa, 13 kg per tonnellata. Il Brasile dal 1990 è passato da circa 30 kg per tonnellata a circa 60 kg per tonnellata nel 2014. L’uso di pesticidi in Brasile ha portato a una drammatica moria di api e di insetti impollinatori.

 Il Green Deal, e in particolare l’iniziativa Farm to Fork, sono destinati a trasformare l’agricoltura europea nella prossima decade. Si dovrà ridurre l’uso di fertilizzanti del 20% e quello di pesticidi del 50%; un quarto dei terreni dovrà ospitare colture biologiche entro il 2030, 3 miliardi di alberi dovranno venire piantati e 25.000 km di fiumi dovranno venire ripristinati.

Sono obiettivi ambiziosi, ma uno sforzo altrettanto adeguato non è stato messo in campo sul fronte commerciale.

Non esistono leggi, meccanismi o criteri adeguati che controllino che gli standard di sostenibilità vengano rispettati anche dai prodotti importati. Moltissimo è lasciato al sistema delle certificazioni sviluppato da industrie accreditate presso l’Unione Europea.

Comprendiamo che la UE non può imporre le proprie regole a Stati fuori dalla UE, ma pretendere che i beni importati rispettano le norme comunitarie certamente si.

 Ridurre l’importazione significa dover aumentare la produzione interna, andando a discapito del consumo di suolo,  indispensabile investire quindi, in sistemi produttivi che garantiscano massima efficienza. La ricerca e la tecnologia possono dare una grande mano su questo fronte. 

Limitare l’azione lobbistica delle costosissime reti di alta velocità e destinare risorse, a ricerca in agricoltura per una reale sostenibilità.

La rete della Capitanata,  Company Rete SPAC ha espresso  la sua solidarietà con gli agricoltori tedeschi e a  tutti gli agricoltori europei, che stanno affrontando sfide a causa dei cambiamenti nelle politiche agricole.

Rete Spac, è  impegnata in un grande progetto di  sostenibilità, autonomia energetica decarbonizzata, economia circolare e agricoltura di qualità. IL suo comunicato.

Questo il testo del comunicato : l’importanza della protesta degli agricoltori tedeschi come un punto focale. La necessità di unità, evidenziata anche dalle proteste in Francia, ora deve essere spostata sul tavolo della concertazione politica.  L’idea di Company Rete SPAC di rivoluzionare l’aggregazione in agricoltura in modo trasversale si è rivelata corretta perché le sfide che affrontiamo hanno una dimensione globale. Riteniamo che sia fondamentale affrontare queste sfide in modo equilibrato, tenendo conto sia delle esigenze degli agricoltori che degli obiettivi di sostenibilità.  La Politica Agricola Comune (PAC) 2023-2027, che mira a una PAC più equa, più verde e maggiormente basata sui risultati, deve essere equilibrata e deve tener conto delle esigenze degli agricoltori, così come degli obiettivi ambientali.  Company Rete SPAC riconosce l’importanza di bilanciare gli obiettivi di sostenibilità con le esigenze degli agricoltori. Sosteniamo l’idea di superare vecchi stereotipi di coltivazioni basate sulla chimica e spingere la Commissione Europea verso politiche di sostegno per l’autonomia locale in termini di cibo, acqua, energia da fonti rinnovabili, ricerca, innovazione, digitalizzazione, sanità, servizi, economia circolare.  Riconosciamo che le sfide non sono più a livello locale ma a livello globale e non riguardano solo l’agroalimentare ma anche la tecnologia e l’industrializzazione dei processi produttivi in modo sostenibile. Crediamo che solo così si possa garantire un ‘made in Europe’ competitivo a livello globale. Company Rete SPAC è impegnata a lavorare con i suoi partner e con gli agricoltori per affrontare queste sfide e per costruire un futuro agricolo sostenibile per tutti. Per il perseguimento di questi obiettivi, ci uniamo agli agricoltori tedeschi e degli altri paesi dell’Europa. Il Presidenza OGDPR Company Rete SPAC 

 

 

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