L’idrogeno e i treni lombardi.

Economia & Finanza

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La“ fatica” di informarsi o la propensione verso l’intrallazzo e, la disonestà intellettuale? Queste sono le considerazioni, leggendo la modalità di produzione dell’idrogeno per l’alimentazione dei treni in Val Camonica sulla linea gestita da Trenord, Brescia/Edolo.

Preliminarmente chiariamo che l’unico idrogeno sostenibile è quello, che viene denominato come “verde”, in quanto si ottiene dall’elettrolisi dell’acqua usando elettricità prodotta da fotovoltaico, eolico o l’idroelettrico: si definisce “verde”  proprio perché si distingue dall’idrogeno grigio e blu

. L’idrogeno grigio viene prodotto attraverso lo stream reforming del metanoun trattamento termico al alto impatto ambientale, in cui il vapore ad alta temperatura viene utilizzato per dividere il gas metano (carbonio da idrogeno) ad alta pressione, rilasciando grandi quantità di anidride carbonica.

Il secondo, invece, è ottenuto sempre attraverso lo stream reforming del metano, e dunque tramite un processo che utilizza fonti organiche (residui di agricoltura, reflui zootecnici, rifiuti riciclabili), ma ha un minore impatto sull’ambiente perché implica la cattura delle particelle di COche non vengono così disperse nell’atmosfera.

IL Progetto in Val Camonica denominato“ H2iseo”, trattasi di idrogeno non completamente verde ma di un ibrido, derivante da un mix energetico che ha come componenti lo “ steam methane reforming, + energia rinnovabile + cattura della CO2”-

Praticamente un arlecchino, “idrogeno grigio, verde e blu”.

Ignota la incidenza percentuale del“ grigio“, derivante dal biometano con produzione di CO2, di quello verde (eolico, fotovoltaico o idrico? ) e azzurro ovvero combustione di metano o petrolio per produrre elettricità e sequestro e confinamento della CO2.

Assurda la comparazione della minore emissione di CO2 rispetto, a quelle prodotte attualmente sulla linea dove circolano treni al gasolio. Calcolo delle emissioni inoltre autocertificate da FNM e FNK.

Trenord ignora Pniec, Fit for 55 e“ Zero emissioni” al 2050 oltre, che la incidenza della elettricità da fonti rinnovabili nello scenario Fit 55, che prevede al 2030:  “ in Italia i consumi finali di energia debbano diminuire del 20% e la quota da elettricità dei consumi finali crescere dal 22% del 2022 al 27% nel 2030, di cui almeno i tre quarti prodotti da fonti rinnovabili”.

Esiste poi lo scenario ancora più ottimistico chiamato PNRR – DEF: la elettricità prodotta da fonti rinnovabili risulta essere ancora maggiore e comunque, meno 55% emissioni al 2030 rispetto al 1990.

Trenord cosa fa ? Usa l’obiettivo idrogeno verde, in una percentuale ignota rispetto al mix energetico e, in tal modo prende i soldi del PNRR !

L’investimento è pari a 392 milioni di euro di cui 248 a carico della Regione Lombardia (80,1 milioni di euro), del PNRR (97,2 milioni di euro) e delle Ferrovie Nord Milano che dovranno finanziare anche i restanti 114 milioni di euro.

L’impianto che produce idrogeno a Brescia (l’altro è a Edolo) ha ottenuto finanziamenti dal programma della Commissione UE, Innovation Fund Small Scale.

Altro finanziamento l’impianto, per la cattura della CO2 (non si dice se anche per il finanziamento e lo stoccaggio in siti idonei. Che fine farà la CO2 sequestrata? Dove sarà stoccata?) , con risorse sempre della Commissione UE sul programma Project Development Assistance.

Sull’impianto di cattura osservo, che è una dimenticanza omesso del termine dopo cattura“ e sequestro” della CO2 e quindi stoccaggio in siti permanenti (carbon capture and storage, CCS, con stoccaggio in siti quali i giacimenti esauriti di gas o altre formazioni geologiche profonde) oppure riutilizzata per fabbricare altri prodotti contenenti carbonio (Carbon capture)?

La norvegese Equinor da più di 20 anni separa con ammine la CO2 nel metano, che estrae dai giacimenti del Mar del Nord. La separa e la inietta per spremere giacimenti con pochissimo petrolio residuo, forzando la fuoriuscita delle quote residue.

In Islanda, la società svizzera Climeworks realizza un nuovo progetto denominato“ Orca”, che attraverso un agente chimico assorbe la CO2 dall’atmosfera.

Altro dato molto importante, ma introvabile nel progetto di Trenord sull’idrogeno è la quantità di acqua utilizzata per la sola parte di idrogeno verde, quello prodotto da FER: servono infatti 9 litri di acqua, per un chilogrammo di idrogeno prodotto con elettrolisi.

Infine pur utilizzando 97 milioni di euro non è verificato il Principio DNSH alla cui verifica è subordinata la fruizione dei soldi del PNRR come previsto dal Regolamento UE.

Opportuno che la Commissione UE e l’autorità come Olaf siano informate dell’uso dei soldi PNRR, che finanziano progetti incoerenti con gli Accordi di Parigi e le finalità del NGEU

One Reply to “L’idrogeno e i treni lombardi.”

  1. Carlo ha detto:

    Mammamia, come togli il velo pietoso che le copre, le cose appaiono in tutta la loro crudezza , immerse nell’imbroglio.

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