Verso la nascita dell’asse Mosca-Pechino: la Cissia

Politica

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Editoriale di Daniela Piesco co-direttore Radici 

L’attuale situazione di crisi internazionale che ormai, in maniera più o meno strisciante, va avanti da oltre dieci anni, rischia di danneggiare in maniera gravissima l’Impero americano che negli ultimi quaranta anni ha avuto l’egemonia sul mondo intero indirizzandone gli eventi a proprio piacimento.

In effetti se da un lato è certamente vero che a far deflagrare la crisi ucraina con l’intento di rompere il cordone ombelicale tra Russia ed Europa , e elevare una nuova Cortina di Ferro tra l’Est e l’Ovest del Vecchio Continente,è stata Washington, dall’altro deve ammettersi che questa mossa sta avendo anche un effetto imprevisto: la saldatura tra Russia e Cina.

La Russia, a causa delle sanzioni occidentali, è stata costretta a volgere lo sguardo verso Est e verso Sud; ha rinsaldato i rapporti commerciali con l’India, ha stretto rapporti economici e militari fortissimi con l’Iran, ha trovato nell’Arabia Saudita un socio all’interno dell’OPEC+ e, soprattutto, ha trovato nella Cina un alleato globale in grado di dare un supporto economico e finanziario tale da consentire a Mosca di tener testa all’intero Occidente.

Tant’e’ che inizia a delinearsi un profondo legame tra le due superpotenze euroasiatiche che leverà definitivamente all’Occidente quella egemonia che ha esercitato sul mondo per centinaia di anni .

Gli esperti ( Giuseppe Marsala sull’Antidoplomatico) parla di Asse Mosca-Pechino se non direttamente di una Confederazione di Cissia, dove Cissia è la sincrasi composta dalla “Ci-” di Cina e la “-ssia” di Russia e il primo segno della nuova potenza è stata la concessione data da Mosca ai cinesi per l’utilizzo del porto di Vladivostok. Una notizia apparentemente secondaria per chi non conosce la storia, ma in realtà fondamentale.

Ecco dunque spiegata la frase di Xi Jinping a Biden durante il colloquio del 18-3- 2022:

«Spetta a chi ha legato il sonaglio al collo
della tigre il compito di toglierlo»

Infatti a Vladivostok fu legato il sonaglio al collo : il porto fu ceduto all’impero russo dai cinesi nel 1860 e da allora chiuso al Celeste Impero condannando così al sottosviluppo la regione storica della Manciuria perché privata del suo naturale sbocco nel Mar del Giappone.

La riapertura di Vladivostok consentirà a Pechino di programmare un piano di investimenti tale da far recuperare a queste province il gap di ritardo di quasi 40 anni con il resto della Cina. Inoltre questa concessione consentirà la costituzione di una zona economica speciale filorussa che porterà anche alla condivisione di tecnologie militari tra i due paesi.

Prenderne atto per l’Occidente sarebbe indice di saggezza, ma purtroppo non sembra che nelle capitali occidentali si sia presa coscienza che l’aggressività nei confronti di Russia e Cina sta portando, verso la costruzione di un colosso sostanzialmente inattaccabile.

Se l’Europa vuole salvarsi è necessaria una presa di coscienza e una nuova dirigenza, più saggia di quella che ci ha governato fino ad ora.

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