“Prosciutto Crudele”, non è diffamazione

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“Prosciutto Crudele”, non è diffamazione, il Tribunale di Ravenna assolve l’associazione Essere Animali denunciata dal Consorzio del Prosciutto di Parma

L’associazione era stata denunciata per diffamazione per aver pubblicato sul proprio sito e diffuso agli organi di stampa una video investigazione dal titolo “Prosciutto Crudele”, realizzata in un allevamento di suini del circuito DOP. Le immagini, oscurate in via preventiva dalla Polizia Postale, mostravano animali in stato di sofferenza e con ferite probabilmente causate da fenomeni di cannibalismo. Ora il video potrà essere di nuovo visibile sul web.

BOLOGNA – Il Tribunale di Ravenna ha assolto in primo grado due fondatori dell’associazione Essere Animali, imputati del reato di diffamazione dopo una denuncia presentata dal Consorzio del Prosciutto di Parma, costituitosi parte civile.

L’associazione è stata indagata in seguito alla diffusione, nel dicembre 2016, di una video investigazione che documentava condizioni critiche in un allevamento di suini riconducibile alla filiera di produzione del Prosciutto di Parma. Le immagini dell’investigazione, denominata ‘Prosciutto Crudele’, mostravano animali sofferenti, in stato di deperimento, con ferite presumibilmente dovute a episodi di cannibalismo, un fenomeno che può presentarsi nei suini costretti a vivere in ambienti non adatti a soddisfare le loro esigenze.

In seguito alla denuncia presentata dal Consorzio del Prosciutto di Parma, nel giugno del 2017 la Polizia Postale, su decreto emesso dal GIP del Tribunale di Bologna, aveva oscurato dal web in via preventiva il video dell’investigazione. Ora, in seguito alla sentenza di primo grado del Tribunale di Ravenna, il giudice ne disporrà il dissequestro.

Soddisfatta l’associazione Essere Animali, difesa dagli avvocati Lorenzo Valgimigli e Filippo Plazzi, che sin dall’inizio del processo aveva sostenuto come la propria comunicazione potesse essere considerata forte, d’impatto, ma senza rappresentare una diffamazione nei confronti del Consorzio.

“Se fossimo stati condannati per le parole “Prosciutto Crudele”, avremmo vissuto la sentenza come una grave forma di censura. Hanno tentato di intimidirci denunciandoci, ma con questo processo è stato dimostrato come la nostra comunicazione fosse ponderata al caso documentato. D’altronde lavoriamo con diversi giornalisti, istituzioni e aziende per denunciare casi come quelli documentati nella nostra investigazione e ridurre le sofferenze degli animali affrontando le problematiche cruciali degli allevamenti intensivi, anche quelli destinati alle produzioni delle eccellenze Made in Italy, promosse e commercializzate in tutto il mondo.Tuttalpiù, di fronte a immagini scioccanti come quelle che spesso documentiamo, sentiamo la necessità di lanciare campagne che possono essere definite altrettanto scioccanti, ma questo deve essere uno sprone al cambiamento, non un pretesto per denunciare il nostro lavoro di informazione.”

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