L’arte della persuasione

Arte, Cultura & Società

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La Belle Époque, conosciuta anche come l’età dell’ottimismo, è il periodo nel quale la continua crescita economica, la rapida espansione degli imperi coloniali, la decennale assenza di guerre all’interno dei Confini europei, unite al miglioramento delle condizioni igieniche e sanitarie e all’allungamento della durata media della vita, suscitavano nell’opinione pubblica europea un senso di fiducia nell’avvenire, si diffonde l’idea di un progresso continuo ed inarrestabile. Inoltre la diffusione, in molte città del continente, delle novità tecniche della seconda rivoluzione industriale, dall’automobile all’illuminazione elettrica delle strade, dai tram al cinema, concorreva a creare speranza. In tale periodo l’entusiasmo suscitato in Europa dalle conquiste coloniali si inserì in un più grande clima di ottimismo dovuto ai progressi economici e sociali che stavano avvenendo, anche se in maniera non uniforme, in gran parte del continente. Alla fine dell’Ottocento crebbero considerevolmente la produzione industriale è il commercio. Parallelamente aumentarono, a differenza di quanto accaduto nei decenni precedenti, anche i prezzi delle merci e i salari dei lavoratori. Si innescò così un circolo virtuoso,  grazie al quale settori sempre più ampi di popolazione, ricevendo uno stipendio maggiore potevano acquistare gli abiti, le calzature , i mobili prodotti dalle aziende; le condizioni stipendiali migliorarono per operai specializzati, contabili impiegati e anche per le nuove figure nate dalla seconda Rivoluzione industriale ovvero ferrovieri, dattilografe, addetti ai telegrafi e ai telefoni. Il mercato si allargò sempre di più anche per i negozi e per i primi grandi magazzini, sorti proprio in questi decenni nelle vie centrali delle grandi città europee. Perciò crebbe il benessere dei commercianti e migliorarono le condizioni dei loro dipendenti, che a loro volta potevano spendere più denaro, alimentando ulteriormente la produzione di beni di consumo. Per incrementare le vendite per le aziende nasceva l’esigenza di pubblicizzare i propri prodotti, riempiendo i muri delle città di manifesti e di inserzioni le riviste e i giornali, che in questi anni stavano raggiungendo una diffusione di massa sia negli Stati Uniti che in Europa. La pubblicità, contrariamente a ciò che si pensa, non nasce in questi anni, ma era già presente nella civiltà egiziana, greca e romana, la pubblicità consisteva in annunci scritti su pietre, muri  e altri supporti fisici. La pubblicità in forme diverse è esistita anche nel Medioevo e si diffuse maggiormente grazie alla  stampa con volantini e manifesti. Ma fu con la rivoluzione industriale che ha iniziato a prendere la forma che conosciamo oggi, quando nacquero le riviste e i manifesti pubblicitari. Oggi la pubblicità ha un ruolo predominante ed oltre a condizionare ogni aspetto e scelta del cittadino, ha invaso i mercati. Uno studio della Commissione UE sul mercato della pubblicità online evidenzia “un accumulo di potere sempre più insostenibile in capo alle solite big tech Usa che controllano proprietà intellettuale, disponibilità di dati e governance della rete, mettendo in difficoltà editori ed inserzionisti europei”. Oggi anche la Rai dipende interamente dalla pubblicità e questo determina un netto contrasto con la dovuta libera informazione che deve caratterizzare un servizio di Stato. Se oggi si stima un enorme potere economico del mercato pubblicitario, pari a circa a 9 miliardi di euro, possiamo affermare con certezza che questa sua evoluzione dimostra la grande influenzabilità dell’attuale società, sempre più condizionata ed ubbidiente ai richiami tipo black Friday.  Grandi masse, in fila davanti ai negozi pronti a comprare qualunque cosa ad un prezzo scontato, ignorando che gli intelligenti hanno fatto il mondo e gli stupidi ci vivono alla grande.

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