Filantropi miliardari

Arte, Cultura & Società

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Nella nostra società sono ammirati ed invidiati per i loro grandi successi economici alcuni personaggi che partendo dal nulla, ma avendo avuto delle intuizioni geniali, sono riusciti a creare una nuova forma di imprenditorialità e ricchezza basandosi sullo sfruttamento delle nuove tecnologie. I loro prodotti hanno avuto successo a livello globale e sono diventati in breve tempo gli uomini più ricchi del mondo, tanto che alcuni di loro come il proprietario di Amazon Jeff Bezos, terzo uomo più ricco al mondo, promuovono i viaggi nello spazio quale nuova forma di investimento delle loro immense ricchezze. Sentendo quali cifre da capogiro guadagnino questi signori sorge spontanea una riflessione, se non sia immorale che sul pianeta vi siano persone con ricchezze infinite e persone che non hanno neppure di che sfamarsi. Forse ci dovrebbe essere una legge internazionale che non consenta di avere più di un tot di denaro e che imponga di investire una parte di questi guadagni immensi creando strutture e lavoro nei paesi più poveri del mondo, una sorta di maxi tassa di solidarietà proporzionata ai loro introiti che certamente non li impoverirebbe. Altri  miliardari come Bill Gates hanno investito ingenti somme in campo sanitario ed hanno creato fondazioni “benefiche” con le quali promuovono i loro prodotti sanitari come i vaccini e  hanno costruito laboratori  in vari Stati per portare avanti ricerche scientifiche particolari quali la creazione in laboratorio di un nuovo tipo di zanzara  maschio geneticamente modificata con lo scopo di rendere sterili le zanzare femmine e combattere la malaria. Già qualche tempo fa il miliardario statunitense aveva liberato in Florida milioni di questi insetti modificati geneticamente e la popolazione non ne fu particolarmente soddisfatta. Anche in Italia, a Terni, vi è un suo laboratorio che si occupa delle zanzare e nello scorso mese di settembre sui cieli italiani ne sono state liberate moltissime, sempre all’insaputa dei cittadini. Tutte queste attività scientifiche portate avanti da privati  in modo autonomo con una scarsa supervisione o controllo dello Stato sono alquanto inquietanti, ed è inquietante il fatto che le loro iniziative di ricerca  sfruttano scienziati che sono al loro servizio: la ricerca scientifica deve essere pubblica per essere libera, sicura, controllabile e utile all’umanità e soprattutto non dovrebbe essere soggetta alle logiche di mercato né perseguire profitti. Sarebbe stato molto più opportuno per questi miliardari, se volessero realmente migliorare l’ambiente dall’inquinamento antropico di cui si parla tanto, sponsorizzare la bonifica degli Oceani, dei mari e dei fiumi dalle plastiche che minacciano non solo la sopravvivenza delle specie marine, ma anche la salute e la vita umana. Oppure potrebbero costruire pozzi in Africa o infrastrutture per incanalare le acque dei grandi fiumi che arricchiscono l’antico continente con le loro enormi portate d’acqua come quella del Congo. Altro miliardario statunitense, il cui patrimonio netto è di 110,9 miliardi di dollari, è Mark Zuckerberg, proprietario di Facebook, Instagram e WatsApp egli ha chiamato la sua società Meta. Anche lui con la moglie ha istituito una sua associazione filantropica sul tipo dei coniugi Gates. I media parlano con ammirazione ed entusiasmo delle associazioni filantropiche di questi personaggi e non si chiedono nulla sul loro reale scopo. La giornalista Nicoletta Dentico di recente ha scritto un saggio-inchiesta dove si interroga su cosa si nasconda dietro questa mega filantropia e del ruolo ambiguo di Bill Gates sul vaccino anti covid 19.   La nostra epoca è sicuramente la più ingiusta di tutti i tempi perché un’élite dell’un percento del pianeta possiede le ricchezze mondiali e di recente ha assunto posizioni filantropiche tanto che si è parlato di folantrocapitalismo, mentre Gattes sostiene la nobile causa della salute, il proprietario di Meta sostiene l’educazione e la lotta contro la fame. Questo filantrocapitalismo si è affermato negli untimi venti anni e lungi dall’essere un’azione disinteressata di pura generosità si è rivelata un’abile strategia con cui questi imprenditori hanno cominciato a esercitare un’influenza sempre più forte sui meccanismi di governo del mondo ( si ricordi che Gates è il secondo finanziatore della Organizzazione Mondiale della Sanità dopo gli USA e che tramite l’OMS vorrebbe che i vaccini di ogni tipo diventassero obbligatori in tutto il mondo) e sulle loro istituzioni, modificandole profondamente. Si è creato un intreccio diabolico di soldi, potere e alleanze che i vari governi non sono più in condizione di bloccare e controllare. Anzi spesso sono gli stessi leader politici ad accogliere questi ricconi a braccia aperte (da ricordare l’accoglienza del filantropo finanziere Soros da parte di Gentiloni quando era premier e di quell’incontro non si seppe né il perché né se ne conobbero i contenuti). La Dentico nel suo saggio ”Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo” fa notare come questa generosità dei grandi capitalisti ha consentito loro di arricchirsi ancora di più. In effetti essi non fanno altro con questa pseudo filantropia che applicare la loro cultura di impresa ai bisogni umani disattesi. In sostanza, sottolinea la giornalista, questi filantropi ( per loro stessa ammissione) vogliono creare nuovi mercati per i poveri. Queste fondazioni filantrocapitaliste agiscono a livello globale e condizionano la produzione di conoscenza, l’affermazione di modelli, definiscono le nuove strutture della governance globale. Secondo l’analisi rigorosa della giornalista l’essenza di questa filantropia è la diseguaglianza, questa élite vuole cambiare il mondo.  Se nel mondo vi fosse un’equa distribuzione della risorse non ci sarebbe tanto posto per la filantropia. Queste associazioni filantropiche sono detassate in tutti gli Stati e servono per investire i profitti spesso accumulati con operazioni di elusione o evasione fiscale. Se invece si utilizzasse la tesoreria pubblica per il bene comune e non per dare incentivi a miliardarie società filantropiche ci sarebbe più equità e sviluppo locale.

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