Giuseppe Calvia: L’Antropologo, Poeta e Etnografo Sardo

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La straordinaria vita di Giuseppe Calvia, noto come Lachesinu, dal suo contributo all’antropologia e alla poesia, alla sua attività come volontario di guerra, fino alla sua morte e al suo lascito culturale.

Nascita e Giovinezza:

Giuseppe Calvia Secchi, conosciuto anche come Lachesinu, vide la luce a Mores il 13 luglio 1866, in una Sardegna ricca di tradizioni popolari e culture uniche. Era figlio di Luigi, un benestante agricoltore, e Maria Giuseppa Secchi di Nughedu San Nicolò. La sua famiglia e l’ambiente in cui crebbe avrebbero influenzato profondamente la sua futura carriera di studioso e poeta.

Da giovane, frequentò le scuole elementari a Mores e prosegui i suoi studi presso il Liceo classico Domenico Alberto Azuni di Sassari, ottenendo la maturità con lode.

L’Attività Giornalistica e Universitaria:

Dopo la sua formazione iniziale, Calvia continuò gli studi presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Roma, sotto la guida di eminenti professori come Antonio Labriola e Angelo De Gubernatis. Questo periodo nella capitale italiana fu cruciale per la sua crescita intellettuale e culturale.

Durante gli anni universitari, iniziò a scrivere per La Nuova Sardegna e altre riviste. Collaborò con l’amico Efisio Soletta, anch’egli poeta, nella cura della pagina poetica della rivista Sardegna, e fondò e diresse la rivista Caprera. La sua attività giornalistica gli permise di esplorare le tradizioni popolari sarde, un argomento che lo avrebbe appassionato per tutta la vita.

Poco prima del suo ritorno in Sardegna, Calvia sfuggì a un attentato dinamitardo a piazza Montecitorio a Roma nel 1894.

L’Attività Militare e Politica:

Calvia non si limitò al mondo della cultura e dell’arte, ma abbracciò anche l’attività militare e politica. Nel 1889, fu caporale nel 13º Reggimento di Artiglieria da campagna a Roma. Questo periodo fu fonte d’ispirazione per molte delle sue poesie, tra cui una dedicata alla morte di sua sorella Rosalia.

L’anno successivo, Calvia si trasferì a Pordenone, dove prestò servizio come ufficiale di complemento e ricevette un encomio per aver salvato alcuni commilitoni dal annegamento nel fiume Meduna.

Nel 1897, durante la guerra greco-turca, si unì come volontario, insieme al giornalista e deputato Antonio Fratti. Quest’ultimo morì durante il conflitto, mentre Calvia tornò in patria.

La sua carriera politica lo vide cambiare dal sostegno alle idee Garibaldine e Repubblicane al Partito Socialista emergente. Venne eletto consigliere provinciale di Sassari per il Mandamento XVII di Mores e Ozieri e la sua attività politica è documentata nella sua scheda del Casellario Politico Centrale, aperta nel 1898.

Le Opere e la Passione per le Tradizioni Popolari:

Calvia pubblicò numerosissime opere sia in italiano che in lingua sarda. La sua passione per il folklore e le tradizioni popolari sarde si riflette nei suoi scritti. Le sue pubblicazioni sono apparse in diverse riviste, tra cui la Rivista delle tradizioni popolari italiane di De Gubernatis e Il folklore italiano di Raffaele Corso.

Le sue opere costituiscono una preziosa testimonianza delle tradizioni, dei canti e delle usanze della Sardegna, in particolare del Logudoro. Scrisse poesie in lingua sarda di vario genere, tra cui quelle a sfondo religioso, sentimentale e politico. Molte di queste poesie sono raccolte nel volume postumo “Poesie,” un tributo al poeta nel centenario della sua nascita nel 1966.

La Morte e il Ricordo Duraturo:

Giuseppe Calvia trascorse gli ultimi giorni della sua vita a Mores, morendo il 15 marzo 1943. Riposa nel cimitero locale, dove la sua tomba porta un epitaffio che ne testimonia la sua vita eccezionale.

Oggi, la memoria di Giuseppe Calvia vive grazie al Comune di Mores, che ha dedicato una via alla sua memoria e alla casa in cui ha vissuto, ora sede di un museo letterario ed etnografico che celebra l’eredità culturale di questo grande antropologo, poeta e studioso delle tradizioni popolari sarde. La sua vita e le sue opere continuano a ispirare generazioni successive a scoprire e preservare le ricche tradizioni della Sardegna.

Fonti:

Giuseppe Calvia – Wikipedia

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