La YES I KNOW Tribute band rende omaggio al “Nero a Metà” per eccellenza

Eventi, Musica & Spettacolo

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Di Daniela Piesco co-direttore Radici 

Ieri sera,nell’ambito delle iniziative per il 130° dalla Fondazione dell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli, l’Auditorium Fra Pietro Maria de’ Giovanni (in viale Principe di Napoli a Benevento) ha ospitato il Tributo a Pino Daniele.

Sul palco il meglio del repertorio di Pino Daniele è stato riproposto, in chiave acustica,da una band molto amata del panorama musicale locale: Antonello Palomba, voce e piano; Jack Corona, chitarra, mandolino e voce; Giuseppe Marlon Salzano, basso e      cori; Alfredo Salzano (giornalista,musicista,redattore TV7 e Radio International Benevento)batteria e Giovanni Gentile, chitarre.

La YES I KNOW tribute band Pino Daniele, nasce a Benevento nel 2015 con l’intento di omaggiare l’eroe del Napolitan Power,la corrente musicale che segnò il passo nei favolosi anni ’80, seguendo quella corrente anglo/americana/napoletana contraddistinta da quello slang a metà tra dialetto napoletano e americano.

Un viaggio tra “musica e magia” raccontato da cinque amici appassionati del bluesman partenopeo scomparso nel gennaio 2015.Circa due ore in cui la band sannita ha spaziato da “A me me piace o’ blue’s a Yes I Know My way, da Quanno chiove a Napule è, fino ai pezzi più recenti.

Una serata che è stata espressione del «sentimento» tanto più necessario in una società nella quale è invece il «risentimento» a farla da padrone che ha toccato l”apice proprio con la cover di «Napule è»: i mille colori, le mille paure sono l’elogio delle differenze. Il colore di Napoli è l’arcobaleno, né il nero né il giallo né il rosso. Ed è il colore dell’Italia. E, infatti, termina con «tu sai can nun si sulo». Se appartieni a una comunità non omologata non conosci la solitudine.

La super band ha meravigliosamente riproposto gli intrecci tra blues, jazz, rock e tarantella,fondamentali nella canzone di Pino Daniele. E’ l’Italia che è il Paese che più di altri si presta a coltivare le differenze che non annullano o riducono ma che arricchiscono e distinguono.

Poi c’è stai il momento della pazienza. Nella canzone «Quanno chiove» si ripete più volte: «E aspetta che chiove, l’acqua te ‘nfonne e va, tanto l’aria s’adda cagnà». Devi aspettare la pioggia liberatoria, quella che «te ‘nfonne», ti inzuppa, ti rende fradicio. Però almeno cambia l’aria, tutto si pulisce. La pazienza sì, perché devi «aspettare la pioggia»; ricorda la «Napoli Milionaria» di Eduardo De Filippo quando per accettare il consiglio del medico e l’effetto del farmaco dice «Mo ha da passà ‘a nuttata»

Un tributo,quello di ieri sera, che ha regalato numerose emozioni con le vibrazioni del mandolino,con l’adrenalina scorsa a fiumi durante gli assoli del cantante e la pelle d’oca delle cavalcate sonore della batteria e della chitarra .

Del resto da un punto di vista emotivo, la musica è forse la più surreale e onirica fra le arti perché, pur essendo un fenomeno fisico, è invisibile all’occhio umano, il che la rende una sorta di magia.

Ecco svelato il segreto di una fascinazione e anche il senso di quell’esperienza live che tocca tutte le arti performative, rendendo lo streaming o il virtuale un surrogato limitante e limitato.

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