Israele chiede le dimissioni di Guterres. Sugli ostaggi è stallo

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Il segretario generale Onu: Hamas non è nata dal nulla. L’ambasciatore dello Stato ebraico: “Si dimetta”. Rifiutate le condizioni poste dagli islamisti per liberare i 50 prigionieri con doppia nazionalità. Macron vede Netanyahu e Abbas.

Nuovi raid nella notte, altri 140 morti. Biden chiede allo Stato ebraico di garantire i corridoi umanitari. Pechino assicura “ogni sforzo per la pace”. Erdogan sente Putin

AGI – Mentre proseguono i raid su Gaza, con 140 morti solo la notte scorsa secondo fonti palestinesi, Israele ha chiesto le dimissioni del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, per le sue parole su “Hamas che non è nata dal nulla”. L’esercito israeliano continua i preparativi per un’offensiva di terra, ammassando soldati alla periferia della Striscia di Gaza ed effettuando limitate incursioni per prendere di mira le infrastrutture di Hamas e cercare di localizzare le persone scomparse o rapite.

Dopo il rilascio di due anziane israeliane, la trattativa sui 220 ostaggi è entrata in fase di stallo. Israele ha rifiutato le condizioni poste dal movimento islamista al governo nella Striscia, che aveva chiesto forniture di carburante in cambio della liberazione dei 50 prigionieri con doppia nazionalità. L’Osm avverte però che è urgente fornire gli ospedali di Gaza dell’energia necessaria a operare. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha chiesto di nuovo al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, di garantire un accesso costante agli aiuti umanitari per la popolazione dell’enclave, lasciando inoltre a chi lo desidera la libertà di uscire dal territorio.

Otto tir di aiuti sono entrati Gaza

Stasera otto camion carichi di aiuti umanitari sono entrati nella Striscia di Gaza attraverso il valico di frontiera di Rafah.
L’organizzazione ha affermato che cinque camion trasportano acqua, due cibo e uno trasporta medicinali. La notizia è rilanciata da Al Jazeera.

Da sabato, 54 camion sono entrati a Gaza trasportando cibo, medicine e acqua, che il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha descritto come “una goccia di aiuti in un oceano di bisogno”. Gli aiuti umanitari a Gaza “non arrivano abbastanza velocemente”, ha commentato Biden.

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© Aris Messinis/ AFP

Un carro armato israeliano nei pressi di Gaza

Guterres: “Nessuno è al di sopra del diritto internazionale”

Gli attacchi di Hamas contro Israele “non sono avvenuti dal nulla”, “il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione”, anche se “le sofferenze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas”, ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite aprendo la riunione speciale del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla crisi in Medio Oriente. “I terribili attacchi” di Hamas “non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”, ha aggiunto Guterres, che ha parlato di “chiare violazioni del diritto umanitario” a Gaza e ha chiesto un cessate il fuoco “immediato” per alleviare la “sofferenza epica” della popolazione di Gaza.

“Nessuna parte in conflitto è al di sopra del diritto internazionale umanitario”, ha affermato Guterres, chiedendo un “cessate il fuoco umanitario immediato” per alleviare “sofferenze epiche, rendere la consegna degli aiuti più facile e sicura e facilitare il rilascio degli ostaggi”.

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L’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan ha attaccato duramente le parole di Guterres, definendolo “completamente disconnesso dalla realtà della nostra regione” e che le sue osservazioni costituiscono una giustificazione “scioccante” per il terrorismo e l’omicidio, ha detto Erdan. Il diplomatico ha quindi chiesto le dimissioni di Guterres: “Non vi è alcuna giustificazione nè senso parlare con coloro che mostrano comprensione per gli atti più terribili commessi contro i cittadini di Israele, tanto meno da un’organizzazione dichiaratamente terroristica”,

“Il Segretario Generale dell’Onu che mostra comprensione per la campagna di sterminio di massa di bambini, donne e anziani, non è adatto a guidare l’Onu – scrive l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite su X – lo invito a dimettersi immediatamente”. “Non vi è alcuna giustificazione né ha senso parlare con coloro che mostrano compassione per le più terribili atrocità commesse contro i cittadini di Israele e il popolo ebraico. Semplicemente non ci sono parole”, ha aggiunto.

ll consueto briefing con i media del portavoce del segretario generale è stato cancellato. Non sono stati indicati i motivi.

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L’ira di Cohen: “Segretario, in che mondo vive?”

“Signor segretario generale, in che mondo vive? Sicuramente non nel nostro”. In questo modo il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, si è rivolto a Antonio Gutrerres nel suo intervento alla riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla guerra in corso tra Israele e Hamas. L’Onu, ha aggiunto il ministro israeliano, “non avrà motivo di esistere” se le nazioni che la compongono non si schiereranno dalla parte di Israele “e dalla parte dei principi fondamentali dell’umanità descritti nella Carta dell’Onu”. Cohen ha spiegato su X che non intende incontrare Guterres dopo le sue dichiarazioni.

Cohen ha anche avvertito che “l’Occidente è il prossimo” in quella che ha definito “la guerra del mondo libero” contro il terrorismo, simboleggiato dal gruppo islamista Hamas, che ha equiparato ai nazisti. “Questa guerra ci è stata imposta, non c’era alcuna opzione. Ci è stata imposta e non è solo la guerra di Israele, ma quella del mondo libero”, ha affermato. “I terroristi non hanno in mente solo la distruzione di Israele: il loro sogno è il mondo intero”, ha insistito. Cohen ha quindi respinto ogni possibilità di cessate il fuoco a Gaza: “Come puoi accettare un cessate il fuoco con qualcuno che ha giurato di ucciderti, di distruggere la tua stessa esistenza?”. “La risposta proporzionata al massacro di ottobre 7 è la distruzione totale di Hamas. Non è solo un nostro diritto, è un nostro obbligo”, ha detto.

La frenata delle trattative

Le trattative, mediate dal Qatar, hanno subito una frenata sulla questione delle forniture di carburanti nella Striscia. Secondo quanto riferisce il Times of Israel, confermando quanto anticipato dal Wall Street Journal, la richiesta di Hamas di ottenere carburanti e aiuti umanitari per rilasciare 50 ostaggi con la doppia nazionalità è stata respinta da Israele che, al contrario, chiede prima la liberazione di tutti i 220 ostaggi.

Le due donne rilasciate ieri sono di nazionalità israeliana e provengono dal Kibbutz Nir Oz: si tratta di Yocheved Lifschitz, 85 anni, e Nourit Kuper, 79 anni. I loro mariti sono ancora fra gli ostaggi detenuti a Gaza; nei giorni precedenti erano state rilasciate una donna americana e la figlia. I dati delle autorità israeliane rendono conto di oltre 1.400 persone uccise nell’attacco di Hamas, mentre gli ultimi bilanci sulle vittime palestinesi nei bombardamenti che ne sono seguiti hanno superato i 5 mila.

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© Youssef Alzanoun / Middle East Images / Middle East Images via AFP

La notte scorsa il capo di stato maggiore israeliano Herxi Halevi ha ribadito l’intenzione di “smantellare completamente Hamas, la sua leadership, la sua ala militare e i suoi meccanismi operativi”. Da quando, sabato, gli aiuti umanitari sono ricominciati a poter affluire all’interno della Striscia, una cinquantina di camion hanno attraversato il valico di Rafah, ma secondo l’Onu ne servirebbero almeno un centinaio al giorno: per questa ragione viene chiesto di garantire una tregua umanitaria che permetta il flusso degli aiuti. Sono intanto saliti a 35 gli operatori umanitari vittime dei bombardamenti sulla Striscia.

Macron incontra Netanyahu e Abbas

il presidente francese Emmanuel Macron è arrivato in Israele per esprimere la piena solidarietà di Parigi e chiedere di garantire la salvaguardia dei civili a Gaza. Anche Macron, come altri leader occidentali, ha chiesto che venga istituita una tregua umanitaria per consentire l’accesso degli aiuti a Gaza e l’uscita degli ostaggi. Dopo l’incontro con Netanyahu, con il presidente Isaac Herzog e con i rappresentanti dell’opposizione Benny Gantz e Yair Lapid, il presidente francese si è recato a Ramallah per un colloquio con il collega dell’Anp Mahmoud Abbas.

Macron ha proposto che la coalizione internazionale attualmente schierata in Iraq e Siria per combattere l’Isis “possa lottare anche contro Hamas”, dopo il massiccio attacco contro Israele del 7 ottobre che ha scatenato un nuovo conflitto.

Macron ha poi chiesto “un deciso rilancio del processo politico con i palestinesi” del quale discuterà domani con diversi leader della regione mediorientale. “La causa palestinese deve essere ascoltata… Domani sarò con diversi leader della regione per portare avanti anche in modo molto concreto l’agenda che ci siamo dati”, ha affermato il capo dell’Eliseo da Gerusalemme.

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© Pool/ AFP

Abbas e Macron

Il presidente francese ha quindi esortato “Hezbollah, il regime iraniano, gli Houthi nello Yemen” a “non correre il rischio sconsiderato di aprire nuovi fronti”, mentre la situazione è molto tesa al confine tra Israele e Libano. Macron ha espresso preoccupazione per “una conflagrazione regionale dalla quale tutti perderebbero”.

A Ramallah Macron ha affermato che l’attacco di Hamas contro Israele è “anche una catastrofe per i palestinesi” e ha dichiarato che “nulla può giustificare le sofferenze” dei civili di Gaza. “Una vita palestinese vale una vita francese che vale una vita israeliana”, ha dichiarato Macron al fianco del presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), che gli ha chiesto di lavorare per porre fine all'”aggressione” di Israele a Gaza.

Per Macron il futuro dei palestinesi passa attraverso una lotta “senza ambiguità contro il terrorismo”insistendo sul riconoscimento reciproco dei diritti di Israele e dei palestinesi. Non ci sarà pace duratura senza il riconoscimento del diritto legittimo del popolo palestinese a disporre di un territorio e di uno Stato”. “Non ci sarà pace duratura senza il riconoscimento da parte del popolo palestinese e delle sue autorità di uno Stato di Israele e dell’importanza della sua esistenza e della sua sicurezza”, ha detto.

Cina: tutti gli sforzi possibili per sostenere la pace

La Cina “farà tutto il possibile” per sostenere gli sforzi “favorevoli alla pace”:, ha detto il ministro degli esteri Wang Yi al suo omologo israeliano Eli Cohen, nella prima telefonata diplomatica intercorsa tra i due Paesi dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, dove la Cina ha riconosciuto il diritto di tutti i paesi all’autodifesa pur nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della protezione dei civili. La Cina si è astenuta dal condannare esplicitamente Hamas per gli attacchi.

“Il compito più urgente ora è impedire che la situazione peggiori ulteriormente e porti a un disastro umanitario più grave”, ha detto a Cohen il ministro degli Esteri. Wang ha inoltre ribadito la posizione di Pechino secondo cui la soluzione dei due Stati è l’unica possibile per risolvere il conflitto.

Telefonata tra Erdogan e Putin

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avuto oggi un colloquio telefonico con il presidente russo Vladimir Putin. Al centro del dialogo la crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza. In base a quanto reso noto dalla presidenza turca i due leader hanno discusso gli ultimi sviluppi del conflitto in Medio Oriente tra l’organizzazione terroristica palestinese Hamas e Israele.

Il presidente turco ha ribadito le preoccupazione per la popolazione di Gaza e la necessità che aiuti umanitari raggiungano i civili al più presto. Erdogan ha poi ribadito la disponibilità da parte della Turchia a mediare nel conflitto e l’importanza della creazione di uno stato palestinese per una pace duratura nell’area.

Unicef, a Gaza oltre 400 bimbi uccisi o feriti ogni giorno

Negli ultimi 18 giorni, nella Striscia di Gaza è stato registrato un bilancio devastante per i suoi bambini, con notizie di 2.360 morti e 5.364 feriti a causa degli attacchi incessanti, ovvero, secondo le notizie, più di 400 bambini uccisi o feriti ogni giorno. Inoltre, più di 30 bambini israeliani hanno perso la vita e decine rimangono in ostaggio nella Striscia di Gaza.

“L’uccisione e la mutilazione di bambini, il rapimento di bambini, gli attacchi a ospedali e scuole e la negazione dell’accesso umanitario costituiscono gravi violazioni dei diritti dei bambini”, ha dichiarato Adele Khodr, Direttore regionale dell’UNICEF per il Medio Oriente e il Nord Africa.

“L’UNICEF lancia un appello urgente a tutte le parti affinche’ accettino un cessate il fuoco, consentano l’accesso umanitario e rilascino tutti gli ostaggi. Anche le guerre hanno delle regole. I civili devono essere protetti – soprattutto i bambini – e si deve fare tutto il possibile per risparmiarli in ogni circostanza”.

Oms, a Gaza chiusi 6 ospedali per mancanza carburante

Almeno sei ospedali a Gaza sono stati costretti a chiudere a causa della mancanza di carburante. Lo ha detto l’Organizzazione Mondiale della Sanita’. A cio’ si aggiungono gli ospedali che hanno dovuto chiudere a causa dei danni causati dagli attacchi aerei, si legge in una nota resa pubblica dalla Cnn.

foto © Aris MESSINIS / AFP

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