Il cantautore Napodano ha da poco pubblicato il singolo “Ciccio sa volare”, dedicato al bullismo

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Napodano è un cantautore nato e cresciuto in un contesto fortemente musicale che permette alla sua passione di svilupparsi dapprima sul pianoforte e poi con la scrittura. “Ciccio sa volare” è il suo nuovo singolo in radio, nei digital store e sulle piattaforme streaming a partire da venerdì 6 ottobre.  

Parlando di “Ciccio sa volare”, il tuo nuovo singolo in cui affronti il tema del bullismo, hai dichiarato: sono stato prima vittima e poi carnefice. Ti va di approfondire questo aspetto?

Da bambino io ero il “ciccio” della situazione, grassoccio e bonario, sempre sorridente e spesso vittima di ragazzi più svelti di me. In adolescenza, sviluppando e cambiando “fisicità” sono diventato spavaldo e spaccone, passando purtroppo dall’altra parte e diventando un bulletto. Ho conosciuto entrambi i lati e di entrambi ho sofferto. Da grande ho lavorato e lavoro tutt’ora di alcune scuole e mi sono ritrovato davanti agli occhi il bullismo nella sua forma peggiore, quella quasi invisibile che arriva da internet. Ho visto due famiglie spezzate da due suicidi di ragazzi di appena 14 anni, e da padre, mi si è creata una voragine nel cuore. Tutto quello che ho potuto fare è stato scrivere poche righe per riassumere tutta la sofferenza che ho visto negli occhi di quelle persone.

Come segui l’andamento dei tuoi ascolti?

Li seguo con ansia, come fanno tutte le persone ansiose 😉

Qual è la cosa più bella che ti è capitata nella tua esperienza musicale?

Paradossalmente l’esperienza musicale è proprio l’esperienza più bella. Io vivo di musica da sempre, mangio di musica, pago le tasse con la musica, ho comprato casa con la musica e cresco la mia famiglia con la musica. Mi nutro di musica fisicamente ed emotivamente. Non credo possa esistere esperienza migliore e più gratificante.

A parte mangiare quello che si vuole senza ingrassare, chiaramente, ma qui purtroppo entriamo nel campo dei miracoli.

Da piccolo chi immaginavi di diventare “da grande” e che bambino sei stato? 

Dapprima un bimbo adorabile, poi un figlio di… patentato. L’unica cosa su cui sono stato sempre coerente è che sapevo cosa avrei voluto fare da grande e l’ho fatto.

È stato difficile, molto difficile, ho fatto tantissimi sacrifici di cui porto il fardello tutt’ora, ma la mia scelta era cristallina.
Abiti in Belgio da diversi anni. Cosa ti manca dell’Italia?

Principalmente la mia famiglia, poi i supplì, il gelato allo zabaione, le polpette di nonna, i cornetti alla crema…

In questo nostro umano cercare ed esperire, la felicità come la dipingeresti? 

Con l’immagine di un momento particolare: ho appena finito di suonare, sto tornando a casa con un paio di birre nello stomaco, c’è mia moglie che mi aspetta con la bimba piccola nel letto e il bimbo grande nell’altra camera; in quel momento vedo la felicità.

Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?

Sempre! La mia produzione è costante! Magari non esce sempre bella roba, dopotutto non sono infallibile! Normalmente finalizzo un brano ogni mese e mezzo quindi da qui a giugno ne usciranno un bel po’… considerando sempre anche i miei famosi “brani natalizi” che consiglio di ascoltare attentamente e soprattutto lontani da persone che si scandalizzano!

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