Pa, sindacati 𝗖𝗦𝗘 e flp all’incontro con il Ministro Zangrillo

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Carlomagno: “Bene l’anticipo entro dicembre, ma le risorse stanziate sono ancora insufficienti. Efficientamento PA del 10% comporterebbe un aumento di 180 miliardi in termini di PIL”

Aprire la stagione contrattuale, garantire il potere di acquisto, attuare i nuovi ordinamenti professionali, rafforzare la formazione e valorizzare il personale, implementare il lavoro agile. Questi i temi di cui si è discusso durante l’incontro tra il ministro Zangrillo e la Confederazione dei Sindacati Indipendenti, tra cui FLP, la Federazione lavoratori Pubblici e delle Funzioni Pubbliche.
L’incontro di stamattina è stato un’occasione importante per far ripartire concretamente la stagione contrattuale 2022-2024, a distanza di quasi due anni dalla loro scadenza caratterizzati da un’inflazione a due cifre che ha messo a dura prova la tenuta del potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori. “Apprezziamo – dice Marco Carlomagno, segretario generale di CSE e di FLP –  le prime misure relative a un anticipo da erogare entro dicembre basato sulla rivalutazione dell’indennità di vacanza contrattuale, ma riteniamo ancora del tutto insufficienti le risorse previste nella legge di bilancio per garantire un adeguato rinnovo contrattuale a fronte di un IPCA, il parametro di riferimento per misurare gli aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici, che sfiora il 18% nel triennio”. Secondo il Ministro, infatti, per recuperare l’IPCA occorrerebbero 31 miliardi e ad oggi ne vengono stanziati solo 7,3 con una enorme perdita nei confronti dell’inflazione. “Una misura che ha alcune note positive ma non sufficienti se si pensa che per i precedenti contratti è stato stanziato circa il 4%, mentre la prossima tornata contrattuale, sempre secondo quanto detto dal ministro, si attesterebbe al 6% con un incremento medio di 170 euro, che però non sarà omogenea per tutti i comparti e che tiene all’interno della media anche la retribuzione della dirigenza”.


“Risorse – continua Carlomagno – che possono e devono essere adeguatamente integrate, recuperandole dalla reinternalizzazione di molte attività ora appaltate o in house, e da un più incisivo contrasto all’evasione fiscale. Investire sulle PA e sul suo personale – prosegue Carlomagno – non permette solo un aumento dei consumi interni, ma soprattutto facilita e migliora servizi e prestazioni a cittadini e imprese con un importante ritorno in termini di PIL e di sviluppo del Paese. Un incremento di efficienza della PA del 10%, che si poggia su semplificazioni, digitalizzazione, innovazione dei processi, ma soprattutto sulla valorizzazione del personale, potrebbe comportare un aumento del PIL di 180 miliardi di euro, con ulteriori riflessi importanti sulle entrate tributarie”.

” È necessaria quindi – conclude il segretario – non solo un’operazione di chiarezza sulle cifre effettivamente stanziate per un settore molto diversificato che conta più di tre milioni di addetti e sulla loro reale collocazione, ma anche una loro adeguata implementazione per avviare concretamente i rinnovi contrattuali che non possono essere bypassati da iniziative unilaterali e insufficienti del Governo”.
Al tavolo CSE ha evidenziato al Ministro come la manovra non tenga conto della sentenza della Corte Costituzionale in materia di liquidazione del TFS per il quale i dipendenti pubblici attendono fino a 5 anni

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