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I mercati vacillano e procedono deboli e contrastati, per il timore di un allargamento all’Iran e al Libano del conflitto a Gaza tra Israele e Hamas

AGI – I mercati vacillano e procedono deboli e contrastati, per il timore di un allargamento all’Iran e al Libano del conflitto a Gaza tra Israele e Hamas. La propensione al rischio degli investitori resta debole poiché una possibile escalation regionale della guerra rappresenta una minaccia per l’economia globale, soprattutto sul fronte dell’inflazione e dei costi dell’energia, mentre oggi in Asia i prezzi del petrolio si stabilizzano, dopo i recenti aumenti legati agli attentati terroristici di Hamas.

Le Borse asiatiche aprono invece la settimana in ribasso, in particolare Tokyo che perde tra l’1,5% e il 2%, in attesa dei dati di venerdì sui prezzi al consumo giapponesi, i quali sono attesi in frenata, anche se ora lo scenario inflattivo rischia di subire dei bruschi mutamenti al rialzo, a causa dei rischi di estensione del conflitto Israele-Hamas.

Il segretario di Stato americano Antonty Blinken ha reso noto che gli Stati arabi non vogliono un ampliamento del conflitto, mentre Israele si prepara a un attacco via terra sulla Striscia e centinaia di migliaia di palestinesi fuggono nel sud di Gaza.

Nel frattempo, Blinken fa sapere che il valico di Rafal, controllato dall’Egitto, riaprirà nel contesto degli sforzi diplomatici congiunti per portare aiuti agli stremati abitanti di Gaza, anche se non ha fornito dettagli sulle riaperture.

In Asia il listino di Seul cede oltre l’1% e anche le Borse cinesi sono in rosso, con Hong Kong che arretra e Shanghai che perde mezzo punto percentuale, in attesa delle importanti indicazioni che mercoledì arriveranno dalla Cina, con la pubblicazione del Pil del terzo trimestre, previsto in rallentamento.

A Wall Street i future sono in rialzo, dopo che la scorsa ottava si è chiusa in rialzo per i mercati statunitensi e c’è forte attesa questa settimana per i discorsi dei banchieri centrali della Bce e soprattutto per quelli della Federal Reserve, visto che tra martedì e venerdì parleranno quasi tutti i membri votanti nel 2023 e alcuni di quelli votanti nel 2024 (Mester e Bostic), molti dei quali tratteranno dell’outlook economico.

Non mancherà giovedì il discorso di Powell all’Economic Club di New York, il quale stavolta dovrebbe trattare di temi legati alla politica monetaria, soprattutto dopo l’ultimo, deludente dato sull’inflazione a stelle e strisce. Ai mercati comunque le parole di Powell serviranno per capire se la Fed manterrà o meno la linea dei tassi fermi per un lungo periodo di tempo.

“Secondo me – commenta Vincenzo Bova, senior analist di Mps – Powell non cambierà i suoi toni solo per via del dato sull’inflazione e probabilmente tutti i membri Fed manterranno un’allerta elevata, perché non possono permettersi che il mercato dia per scontati i tagli dei tassi dell’anno prossimo. La guardia dunque resterà alta”. Questa, aggiunge Bova, “è la settimana delle opzioni per cui molti movimenti sui mercati saranno dettati dalle scadenze tecniche, anche se molto dipenderà dalle parole dei membri Fed e di Powell”.

“Inizialmente – dice ancora l’analista di Mps – la tendenza dei mercati sarà di muoversi lateralmente e cioè su e giù, senza una tendenza precisa. Non dovrebbero spingere al rialzo, come hanno fatto la settimana scorsa. C’è meno ottimismo in giro. Poi, se i banchieri Usa confermeranno che per ora non c’è la necessità di effettuare altre strette e dunque i tassi possono restare fermi, al mercato andrà sicuramente bene”.

Negli Usa sono attesi domani i dati sulle vendite al dettaglio, considerati una ‘proxy’ dei consumi. La previsione è un calo a settembre, anche se, nota Bova, “il dato importante su questa voce sarà in prossimo mese, perché ci sarà l’impatto della scadenza della sospensione dei rimborsi dei prestiti studenteschi”. foto © AFP – Borsa

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