Norme tecniche di sicurezza UNI

Scienza & Tecnologia

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Ai primi di ottobre sono state pubblicate le norme UNI 11925 e UNI 11926 relative ai servizi ausiliari alla sicurezza, con particolare riferimento alla figura professionale dedicata.

La Commissione Sicurezza della società e del cittadino (UNI/CT 043), presidente Ivano Roveda, ha curato la realizzazione dei due documenti, UNI 11925 e UNI 11926, che definiscono i requisiti standard per l’attività professionale degli operatori dei servizi ausiliari alla sicurezza: assistenti, coordinatori e responsabili.

Pertanto definiscono i requisiti standard degli addetti delle imprese che gestiscono il patrimonio di un ente per assicurarne la fruibilità, la disponibilità e la funzionalità. I requisiti riguardano i compiti e le attività con i loro contenuti, le conoscenze, le abilità, coerentemente con il Quadro Nazionale delle Qualificazioni (QNQ).

Uno Standard è un documento stabilito con consenso e approvato da un organismo riconosciuto, che fornisce, per uso ripetuto e comune, regole, linee guida o caratteristiche per le attività o per i loro risultati, che mirino al raggiungimento del grado ottimo di ordine in un dato contesto.

Gli Standard dovrebbero basarsi sui risultati consolidati della scienza, della tecnologia e dell’esperienza, e dovrebbero essere volti alla promozione dei migliori benefici della comunità. (ISO/IEC Directives part 2).

Gli Standard, o norme tecniche, afferma il nostro Ministero delle Imprese e del Made in Italy, definiscono “come fare bene le cose” garantendo qualità e sicurezza in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Raggiungono l’obiettivo di evitare distorsioni “nel gioco della concorrenza” tra le imprese, garantendo maggiormente il consumatore finale, nella logica di standard come bene pubblico, o meglio in un’ottica paternalistica? Mentre nell’esperienza nord-americana si fa spesso perno sulla legittimazione del mercato, in Europa si delega agli organismi di normalizzazione sopranazionali e nazionali: ISO e IEC a livello internazionale, CEN e CENELEC  per la normazione europea, in Italia UNI e CEI sotto la vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico- Direzione generale per il mercato, la concorrenza, la tutela del consumatore e la normativa tecnica.

Pertanto prevale la concessione della possibilità per gli operatori interessati, negli appositi Comitati, di sviluppare autonomamente gli standard, assumendo la facoltà di renderli vincolanti sul territorio comunitario attraverso la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità e con il placet degli organismi riconosciuti di normalizzazione. Uno sviluppo market driven con presidi legislativi per evitare cortocircuiti concorrenziali.

Difatti la normazione tecnica può intervenire nei vuoti normativi, può semplificare il quadro regolamentatore con le opportune integrazioni, qualora il legislatore le affidi il compito di definire gli elementi per raggiungere alcuni requisiti obbligatoriamente definiti per legge, ma resta sempre la non cogenza e l’adesione volontaria agli standard, se non prescritta in modo specifico. Questo il modello delle direttive Nuovo Approccio, dagli anni ’80, per i prodotti marcati CE.

Il settore dei servizi è il più ampio datore di lavoro in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. Pertanto il processo di normalizzazione “formale”, di definizione di standard tecnici, ha esteso il suo ambito oltre le aree tecniche tradizionali, relative ai prodotti e ai processi di produzione, includendo anche il settore dei servizi.

Un settore da sempre interessato da una base empirica molto contenuta, si aggiungano le difficili e tradizionali problematiche connesse alla formalizzazione in tale settore, caratterizzato da una notevole riluttanza agli standard, dovuta principalmente all’alto grado di “customization”. D’altro lato, la recente tendenza alla digitalizzazione anche nei servizi, e alla riduzione dell’intensità del lavoro nell’erogazione degli stessi, riduce l’interazione diretta con il cliente e la “customization”, comportando una maggiore esigenza di standard.

L’importanza della definizione dei requisiti è nell’agevolare la valutazione della conformità a tali requisiti, per gli organismi che intervengono nella certificazione degli stessi per prodotti, processi, persone.

Nella UNI 11925 si fa riferimento ai requisiti degli organismi di certificazione  e alle linee guida per tale standardizzazione della qualificazione di professionals e personnel.

Nella UNI 11926 si identificano i servizi ausiliari alla sicurezza non interessati da attuali norme giuridiche: portierato, monitoraggio aree, gestione dei flussi di ingresso, informazione, controllo dei titoli in ingresso, accoglienza e assistenza. Quindi si definiscono i requisiti standard delle imprese che erogano tali servizi, quando le attività siano incluse nell’oggetto sociale. I riferimenti sono alla UNI EN ISO 9001 per i sistemi di gestione per la qualità, UNI EN ISO 19011 per gli audit di tali sistemi di gestione, quindi alla serie delle norme tecniche per la valutazione della conformità (UNI EN ISO 17021 – UNI EN ISO 17024- UNI EN ISO 17065).

Informazioni per l’acquisto sul sito www.uni.com

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