Aldo Borelli: Giornalista, Direttore del Corriere della Sera e Volontario di Guerra

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La vita straordinaria di Aldo Borelli, giornalista italiano di grande rilevanza, dall’infanzia in Calabria alla direzione del Corriere della Sera, con un coraggioso intermezzo come volontario di guerra.

Infanzia e Giovinezza (1890-1906)

Aldo Borelli nacque il 2 febbraio 1890 a Monteleone di Calabria, oggi nota come Vibo Valentia, da Luigi e Rachele Daffinà Ruffo. Sin da giovane dimostrò un interesse per il giornalismo, che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Nel 1906, all’età di sedici anni, si trasferì a Roma per intraprendere gli studi di giurisprudenza, ma ben presto avrebbe iniziato la sua carriera nel campo del giornalismo.

I primi Passi nel Giornalismo (1911-1914)

Nei primi anni del suo percorso giornalistico, Borelli lavorò come redattore per il quotidiano romano L’Alfiere. Successivamente, tra il 1911 e il 1912, divenne redattore dell’agenzia Stefani e poi, nel 1912, fu corrispondente da Roma per il napoletano Il Mattino. Durante questo periodo, abbracciò una posizione antigiolittiana e antisocialista.

La Direzione de La Nazione (1915-1929)

Nel 1914, Borelli fu nominato redattore-capo de La Nazione, un quotidiano fiorentino di tradizione conservatrice. La sua nomina come direttore arrivò l’anno successivo, il 10 marzo 1915, in un periodo cruciale durante la neutralità italiana nella prima guerra mondiale. Inizialmente orientato verso una posizione neutrale, Borelli trasformò rapidamente il giornale in un sostenitore dell’intervento italiano nel conflitto, allineandosi con la destra nazionalistica. La Nazione conobbe un notevole successo durante la guerra, divenendo il principale quotidiano in Toscana e nelle regioni circostanti.

Il Periodo Fascista (1924-1929)

Tra il 1924 e il 1929, Borelli assunse la direzione unica de La Nazione e consolidò ulteriormente il giornale come portavoce della borghesia conservatrice e dell’ideologia fascista. Questa fase segnò l’inizio della sua stretta relazione con il regime fascista, il cui ascendente si consolidò ulteriormente quando Borelli pubblicò “La diana degli spiriti” nel 1928, esprimendo apertamente il suo sostegno a Mussolini e al movimento fascista.

La Direzione del Corriere della Sera (1929-1943)

Nel 1929, Borelli lasciò La Nazione e assunse la direzione del prestigioso quotidiano milanese Corriere della Sera, succedendo a Maffio Maffii. Durante il suo mandato, Borelli si guadagnò la reputazione di “fascista galantuomo”, sostenendo il regime ma mantenendo anche una certa libertà di giudizio e difendendo l’autonomia del giornale. Durante questo periodo, lanciò nella professione giovani talenti del giornalismo, tra cui Dino Buzzati, Guido Piovene, Luigi Barzini e Indro Montanelli.

Il Volontariato nella Campagna d’Etiopia (1935-1936)

Nel 1935-1936, Aldo Borelli si distinse ulteriormente quando si arruolò come volontario nella campagna di Etiopia. Combattendo con il grado di sottotenente di artiglieria, partecipò attivamente alle battaglie di Debri Hotzà e dell’Endertà, guadagnandosi anche una Croce di Guerra al Merito. Tuttavia, durante questo periodo, sposò con entusiasmo la campagna antisemita del regime, segnando un contrasto con le atrocità naziste che riceveva dai suoi corrispondenti.

La Caduta del Fascismo e il Dopoguerra (1943-1965)

Dopo la caduta del fascismo nel 1943, Borelli fu costretto ad abbandonare la direzione del Corriere della Sera. Trascorse molti mesi nascosto in un convento a Roma e, durante il periodo della Liberazione, fu oggetto di mandato di cattura per il suo coinvolgimento con il regime fascista. Tuttavia, in seguito fu amnistiato.

Negli anni del dopoguerra, Borelli rimase attivo nel mondo dell’editoria e del giornalismo. Fu direttore amministrativo del quotidiano romano Il Tempo fino al 1948 e successivamente lavorò con il settimanale Epoca e il gruppo editoriale Giornale d’Italia – Tribuna. Aldo Borelli morì a Roma il 2 agosto 1965, lasciando dietro di sé una carriera giornalistica e un’impronta significativa nella storia dell’Italia del XX secolo.

FONTI:

BORELLI, Aldo in “Dizionario Biografico” (treccani.it)

Aldo Borelli – Wikipedia4

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