Dal bipolarismo Usa Urss ai conflitti finanziari e per procura

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Dopo la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica sorte come due superpotenze, attraverso la cosiddetta guerra fredda ovvero la terza guerra mondiale, portarono alla costituzione di un mondo retto dal bipolarismo che ha avuto implicazioni di vasta portata per la politica e l’economia globale, e il suo impatto permane fortissimo oggi più che mai. La corsa agli armamenti tra le due nazioni definirono l’epoca divisa in due campi contrapposti, con gli Stati Uniti a capo di un blocco di nazioni di democrazia capitalista e l’URSS a capo del blocco comunista. L’espressione “guerra fredda”, fu coniata dal giornalista americano Lippman, per indicare una contrapposizione ideologica e uno scontro politico che non sfociò mai in una guerra dichiarata.

La Guerra Fredda fu un periodo di tensione politica e militare tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica che durò oltre quattro decenni e fu caratterizzata da una lotta globale per il potere e l’influenza, con entrambe le superpotenze in lizza per il controllo sulle risorse, sulle economie e sui sistemi politici del mondo. Secondo alcuni storici, la ‘guerra fredda’ termina nel 1953, con la morte di Stalin. Questa dinamica di potere ha creato sempre tensione tra le due nazioni diviso il mondo in due blocchi contrapposti. La Dottrina Truman era una politica di contenimento, che mirava a prevenire la diffusione del comunismo, il Piano Marshall Marshall era un piano per ricostruire l’Europa dopo la seconda guerra mondiale. Esse furono due politiche che modellarono le ragion di stato della Guerra Fredda. Tuttavia la corsa agli armamenti e la proliferazione nucleare furono ugualmente due conseguenze significative della Guerra Fredda che ha generato un senso di reciproca deterrenza. Pertanto furono utilizzate guerre per procura e operazioni militari segrete per promuovere i propri interessi nazionali.

La guerra di Corea, la guerra del Vietnam e la guerra sovietico-afghana furono tutte guerre per procura combattute durante la Guerra Fredda. Il 15 agosto 1971 con lo Smithsonian Agreement gli USA abolirono la convertibilità del dollaro in oro, decretando di fatto la morte del sistema aureo e la nascita del sistema fluttuante. L’introduzione dell’euro è stata la risposta alla fine della convertibilità del dollaro del 1971 e la risposta alla riunificazione tedesca. In pratica si è chiesto alla Germania di rinunciare al marco, ovvero alla moneta dominante in Europa: non più una Europa tedesca, ma una Germania europea.

L’euro nasce da lontano, ovvero, in estrema sintesi, dalla nascita della Nato, con l’influenza americana fin dall’inizio del secondo dopoguerra. Nel 1989 la caduta del muro di Berlino fu l’evento emblematico della fine della guerra fredda. La caduta dei regimi comunisti dell’Est, in modo pacifico in Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, Bulgaria e con un’insurrezione violenta in Romania, fu seguita dal collasso dell’URSS tra il 1990 e il 1991. In seguito una moneta unica obbliga a competere l’Europa attraverso l’efficienza dei sistemi-Paesi e l’innovazione di prodotto e di processo: obbliga a migliorare la competitività e non a sfruttare il ribasso sul costo del lavoro; obbliga a non sfruttare più le svalutazioni competitive con evidenti problemi per l’Italia. Dagli accordi di Bretton Woods del 1944 derivò la nascita del Gold exchange standard.

L’introduzione dell’euro avvenne il 1 gennaio 1999, ma il contante è entrato in circolazione soltanto il 1 gennaio 2002. Analizzando il Trattato di Maastricht ed i cosiddetti criteri di convergenza: parametri economici che i paesi dovevano rispettare per poter passare all’introduzione e all’adozione dell’euro. Criterio deficit/PIL, il deficit pubblico doveva tendere al 3% del PIL; criterio debito/PIL, il debito pubblico doveva tendere al 60% del PIL; criterio dell’inflazione, il tasso d’inflazione non doveva superare di 1,5 punti percentuali, l’inflazione media nei tre paesi con il minore tasso d’incremento dei prezzi; criterio dei tassi a lungo termine, il tasso nominale d’interesse a lungo termine non doveva superare di 2 punti percentuali, il tasso medio nei tre paesi a più bassa inflazione; criterio della stabilità monetaria, la valuta del paese doveva dimostrare di essere stabile sui mercati per almeno due anni. Sistemi difficili da reggere con equilibri fragili sostenuti fin oggi dal quantitave easing della BCE. Purtroppo non vi è ancora una forma di condivisione della sovranità economica e fiscale e appare necessaria una forma di governo federale europeo unico.

Il conflitto tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha radici profonde nel quadro storico delle relazioni Ucraina-Russia. Se infatti esaminiamo il contesto storiografico, l’Ucraina ha fatto parte dell’Unione Sovietica fino al suo crollo nel 1991, dopo di che ha ottenuto l’indipendenza ma da allora le tensioni tra i due paesi sono state elevate in quanto la Russia considera da tempo l’Ucraina come parte della sua sfera d’influenza. L’attuale conflitto è iniziato nel 2014, quando la Russia ha annesso la Crimea all’Ucraina, provocando condanne e sanzioni internazionali da parte degli USA contro la Russia, accusata anche di sostenere i ribelli separatisti nell’Ucraina orientale, causando continue violenze e disordini nella regione. Anche la politica interna ha avuto un ruolo nel plasmare il conflitto, con il sentimento nazionalista in Ucraina che ha alimentato il desiderio di resistere all’influenza russa e serbare la propria indipendenza.

La strategia di Putin nel conflitto è stata caratterizzata dall’uso di tattiche di guerra ibrida, comprese campagne di disinformazione e attacchi informatici che sono stati nel seminare discordia e confusione in Ucraina, così come nella comunità internazionale. Le motivazioni del coinvolgimento di Putin in Ucraina includono il desiderio di impedire all’Ucraina di avvicinarsi all’Occidente. Gli sforzi diplomatici per risolvere il conflitto hanno incluso negoziati con la Russia e mediazione internazionale, come gli accordi di Minsk. È stata intrapresa anche un’azione militare contro i ribelli separatisti nell’Ucraina orientale, con alterne fortune. Nell’attuare riforme politiche ed economiche volte a rafforzare la posizione dell’Ucraina nel conflitto, comprese misure anticorruzione e sforzi per migliorare l’economia, il conflitto resta ugualmente irrisolto. Le tensioni tra Russia e Ucraina continuano a ribollire e a perpetuare la linea storica dello scontro tra Occidente e Oriente. La rimozione di alcune delle asprezze della retorica nazionalista statunitense degli anni in cui fu presidente George Bush sembravano avere però reso meno tesi e conflittuali i rapporti tra queste due grandi potenze, a cui si affiancano i Paesi europei dell’orbita Onu che sostengono la resistenza ucraina all’invasione russa. Ridefinizione della governance mondiale? Gli analisti politici di tutto il mondo concordano sul fatto che il sovvertimento dell’ordine mondiale nato a Bretton Woods passa per l’allargamento delle iniziative dei BRICS, la de-dollarizzazione e il controllo di materie prime critiche, nonché ultimo e il binomio pandemia-guerra, piaga epocale. Il contesto logico è però più ampio e include l’espansione della Cina e delle cripto valute, inoltre da evidenziare che nell’ambito delle relazioni internazionali, l’espressione “nuovo ordine mondiale” fa invece riferimento a un nuovo periodo a seguito di importanti eventi nella storia; nel XX e XXI secolo lo hanno usato diversi uomini di stato, come Woodrow Wilson, Winston Churchill, Michail Gorbačëv, George H. W. Bush, Henry Kissinger, e Gordon Brown, per riferirsi a un periodo nuovo della storia così come fu dopo la seconda guerra mondiale o la guerra fredda. Tale uso è stato comunque interpretato dai complottisti come presunta prova della volontà di imporre un governo totalitario.

Occorrono da parte dei due blocchi USA e Russia grandi sforzi per porre fine alla guerra attraverso la diplomazia e il dialogo sulla base dell’indipendenza e dell’integrità dei territori, nel rispetto delle economie globali sempre in bilico e in visibile sofferenza a volte anche speculativa. “Siamo l’unica specie animale che fa la guerra”: disse Erasmo da Rotterdam, più di cinquecento anni fa. Dopo decenni di “cultura della pace viene chiesto oggi a gran parte del mondo occidentale, di abituarsi ad accettare scenari di morte e distruzione contemporanei. A tal proposito cito una frase esplicativa del Premio Nobel per la Letteratura Svetlana Aleksevic “la guerra è sempre stata ed è ancora oggi uno dei grandi misteri dell’umanità” e si insinua ancora nel nostro tempo in cui l’uomo ha sfiorato le più alte vette di sviluppo scientifico, culturale, umano ma nel rispetto delle sue contraddizioni, anche i più profondi abissi di primitiva abiezione.

Dott.ssa Melinda Miceli critico d’arte

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