La  Meloni annuncia la sua linea dura: gestione dei migranti militarizzata e lunghe “detenzioni”

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di Giacomo Marcario

La svolta del governo sui migranti è durissima e arriva in un video dai toni drammatici all’ora di cena. Nulla sarà più come prima. La gestione dell’immigrazione sarà militarizzata. In sei minuti Giorgia Meloni demolisce quella che chiama la retorica «immigrazionista», annuncia una serie di misure rigidissime e si copre il fianco a destra, dopo giorni di martellamento da parte dell’alleato Matteo Salvini.

«Annuncio che…» dice a un certo punto. Meloni annuncia che «sarà dato mandato alla Difesa di realizzare nel più breve tempo possibile» nuove strutture per i migranti «in modo tale che siano sufficienti a trattenere gli immigrati illegali». La presidente del Consiglio indica anche dove: «Daremo mandato di realizzare queste strutture in località a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili». Nessun problema di ordine pubblico dovrà esserci quindi, men che meno sarà necessario pensare al coinvolgimento dei territori. La decisione verrà calata dall’alto.

Quanto agli ingressi degli irregolari, «non conviene affidarsi ai trafficanti di esseri umani». Sui tempi, dice Meloni, «al Consiglio dei ministri di lunedì porteremo una modifica del termine di trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri di chi entra illegalmente in patria. Limite che verrà alzato al massimo consentito dalla normativa europea, ovvero 18 mesi». Detenzioni lunghissime, per disincentivare chi volesse provare ad arrivare in Italia. Il fronte scoperto resta l’Africa: la premier si autoelogia per l’impegno in Libia, ma ammette che sulla Tunisia ci sono stati problemi per l’esodo imponente di questi mesi. «Una parte dell’Ue si è mossa contro» l’accordo, tanto che 250 milioni promessi a Saied non sono ancora arrivati. L’intervento di Meloni sembra dunque tornare ai tempi della campagna elettorale, con la rievocazione del blocco navale per fermare le partenze.

Serve una «missione europea, anche navale, se è necessario, in accordo con le autorità del nord Africa, per fermare la partenza dei barconi». Di prassi, quasi, sembra infine l’invito alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen a visitare con il governo la stessa Lampedusa, per prendere visione dell’emergenza umanitaria, mentre al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, la presidente del Consiglio si rivolge per ricordare come «gli impegni Ue» in materia migratori siano stati «ampiamente insoddisfacenti». In serata toccherà a Elly Schlein del Pd rispondere alla premier: «Accoglienza smantellata. Ci batteremo».

Il discorso “tolleranza zero” della premier arriva al termine di una giornata apertasi con la nota dell’Austria, che sta valutando di intensificare il monitoraggio dei transiti al valico del Brennero. Per una volta, peraltro, i segnali in arrivo da Francia e Germania parevano positivi. «Il dovere di tutti noi europei è non lasciare l’Italia sola dinanzi a quello che sta vivendo» aveva infatti detto il presidente francese Emmanuel Macron ieri pomeriggio.

Analoga preoccupazione era filtrata, poche ore prima, da Berlino. «Guardiamo con preoccupazione la situazione a Lampedusa» aveva spiegato un portavoce del ministero dell’Interno tedesco. Anche Bruxelles aveva ribadito la propria disponibilità a dare una mano. Niente da fare: la scelta di accelerare da parte del governo sarebbe maturata in mattinata, durante un vertice prima dell’assise di Confindustria, tra la stessa premier, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e i ministri della Difesa, Guido Crosetto, e dell’Interno, Matteo Piantedosi.

Quindi la decisione di fare il video, che di fatto apre una stagione piena di pesanti incognite sul futuro dei migranti.

Marcario Giacomo

Editorialista de Il Corriere Nazionale

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