Essere giovani oggi

Arte, Cultura & Società

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Essere giovani oggi in Italia è molto difficile per svariati motivi: innanzitutto per la mancanza di opportunità lavorative a causa dell’assenza quasi totale di politiche del lavoro serie, cui si aggiunge spesso la mancanza di un supporto adeguato delle famiglie, la mancanza di una formazione professionale adeguata, ma soprattutto i nostri giovani sono confusi ed insicuri poiché la nostra società postindustriale e liquida insieme allo sfrenato consumismo ostacola fortemente la costruzione di un’identità personale. Il consumismo è diventato l’indicatore di appartenenza ad uno status, ma anche una modalità di comunicazione ed espressione dell’individuo. Il consumo ha il potere di condizionare i fatti, le relazioni sociali ed il linguaggio. La cultura del consumismo privilegia il “pensiero debole”,  lo asseconda e promuove il relativismo. I giovani sono soggiogati da tale modello consumistico e compiono le loro scelte in funzione del momento, senza il benché minimo senso critico, focalizzando l’attenzione su apparenza estetica ed interessi economici. Vi è poi la rete che ipnotizza le giovani menti con la sperimentazione di esperienze emozionali forti, rispetto alle quali il senso del limite, non solo etico, non esiste. I giovani purtroppo si confrontano con una realtà frammentata, in cui tutto si relativizza, anche la morte che diventa spettacolo da filmare e condividere sui social, così ciascuno moltiplica codici e modalità di percepire e concepire il sé e gli altri in relazione allo specifico contesto in cui si trova. La mancanza di punti di riferimento produce nei giovani più fragili disturbi psicosociali quali l’anoressia, disturbo di personalità borderline e narcisistico, fobie sociali, panico, sindrome da shopping compulsivo, disturbi dell’umore, abuso di sostanze e, nella prima adolescenza, iperattività e bullismo. Molti tentano di colmare il vuoto interiore attraverso i consumi, che permettono di padroneggiare segni ed immagini e di comunicare il proprio “status quo”. Purtroppo la nostra società afferma l’esaltazione egocentrica dell’apparire ed il soddisfacimento delle voglie che portano inevitabilmente alla perdita di senso e alla totale indifferenza nei confronti dell’altro. Questo sistema narcisista è facile preda dei poteri forti, capaci di orientare e manipolare a loro piacimento i desideri, i gusti, le aspirazioni e persino le scelte di vita più intime. Non è più necessario il contatto umano, grazie al quale da sempre l’uomo costruisce se stesso, vi sono le comunità virtuali di giovani. Non è un caso che i modelli ideali dei nostri giovani sono i blogger e gli influencer cioè proprio coloro che utilizzano al meglio la propria immagine virtuale ricavandone notorietà e guadagni.  Nella società postmoderna l’apparenza è diventata fondamentale e non c’è più spazio per l’essere, per conoscere se stessi, come insegnavano l’antica filosofia greca e i grandi della cristianità. Ma come sconfiggere questo status quo che antepone l’apparenza ed il profitto alla dignità della persona? E’ molto difficile cambiare la situazione, bisogna iniziare cercando di conoscere il mondo dei giovani, i loro linguaggi, per iniziare. L’educatore deve avere il coraggio di mettersi in gioco e cercare di raggiungere l’interiorità dei giovani e abituarli a dialogare con la propria anima. Bisogna avere coraggio per addentrarsi nell’intimità spirituale propria e altrui; si è persa la capacità ad avere confidenza con l’invisibile, con ciò che non ci restituisce una risposta immediata. Forse dietro la nostra disabitudine ad indagare nelle pieghe della nostra anima e di quella degli altri si nasconde la mancanza d’amore, questa mancanza ci conduce necessariamente altrove, facendoci smarrire la fiducia e perdere l’entusiasmo per le piccole, preziose cose della quotidianità. A causa di questa nostra società così sfrenatamente materialista, rumorosa, vuota, abbiamo perso la capacità di credere all’invisibile, di sperimentare l’invisibile perché queste sono tutte operazioni del cuore cui eravamo abituati da bambini, quando la mancanza di pregiudizi e l’apertura incondizionata verso il mondo ci rendeva liberi. Eppure l’invisibile esiste e si sperimenta tutti i giorni: la gioia, il dolore, la speranza, l’amore…allo stesso modo l’uomo può sperimentare la presenza di Dio nel suo cuore mediante l’accesso alla parte più profonda della sua anima e ciò gli è possibile mediante la preghiera. La preghiera non è solo preghiera della bocca, ma colloquio con Dio, dialogo intimo e personale che trasforma e rinnova il nostro cuore. Agostino ci dice che non abbiamo bisogno di un maestro esteriore, l’ammaestramento del cuore viene dal maestro interiore. L’ammaestramento esterno è solo un aiuto, uno può stare al tuo fianco, ma solo Dio è nel tuo cuore, è Lui a dare ispirazione; se manca la ricerca interiore tutto è solo rumore. Per salvare l’uomo contemporaneo dal nichilismo assoluto e dall’auto distruzione bisogna riscoprire l’interiorità perché l’uomo è soprattutto spirito, lo sapevano bene i grandi maestri dell’antico Oriente  e dell’Occidente!

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