Parole buffe

Arte, Cultura & Società

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In effetti, non sono buffe le parole ma piuttosto il modo in cui vengono usate…Sapevate che qualcuno ha definito “pragmatico” il metodo adottato  nei lager per utilizzare i prigionieri come cavie? Il motivo è che in definitiva così facendo ci sarebbero state meno vittime in futuro, grazie alle sperimentazioni. Beh, di motivazioni per i comportamenti sadici se ne possono trovare molte. Ma dov’è la verifica del metodo? Magari è statistica? E dove va posto il limite, quel “limes”che i latini consideravano tanto importante? Questione interessante, che riguarda tutte le sperimentazioni di ogni tipo. Ma se ne parla ben poco…

Esempi di parole usate con leggerezza possono essercene tanti: per esempio, definire “liberatori” gli statunitensi alla fine della guerra per giustificare l’atomica sul Giappone, quando anche gli studenti sanno che la Germania aveva già sostanzialmente perso il conflitto nel febbraio del ’43 dopo la battaglia di Stalingrado.

Non si tratta ovviamente di una questione facile, perché alle parole vengono attribuiti significati diversi a seconda delle opinioni e degli interessi, e possono sorgere ambiguità. Per questo esistono linguaggi settoriali specifici per ogni ambito.

Ma per evitare errori e fraintesi l’aspetto principale è proprio la ricerca onesta e genuina della verità…Personalmente, mi sento vicina ad Aristotele: A non è NON-A. Se un’affermazione è vera, non può esser vero il suo contrario.

Altrimenti, si rischia di relativizzare eccessivamente mentre occorrono punti fermi di riferimento certi: se ne avverte sempre più il bisogno.

Sandra Massai Fallaci©

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