Archeologia e Gastronomia, la lenta rinascita di Adiyaman

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La città, centro del sud est della Turchia, devastata dal terremoto che lo scorso 6 febbraio ha mietuto più di 50 mila vittime nell’intera regione, prova a ripartire

tempo di lettura: 6 min

AGI – Archeologia, agricoltura e ora gastronomia. Sono queste le risorse da cui riparte la città di Adiyaman, centro del sud est della Turchia devastato dal terremoto che lo scorso 6 febbraio ha mietuto più di 50 mila vittime nell’intera regione. L’area può vantare meraviglie archeologiche come Nemrut, tomba monumentale a 2150 metri di altezza risalente al 50 A.C, la fontana dei romani  (20 A.C.)o il ponte dei Severi (250 D.C), il secondo ponte romano per larghezza, lungo 120 metri, incorniciato da tre splendide colonne corinzie.

Luoghi meta ogni anno di decine di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo. Ora Adiyaman ospita anche un festival di gastronomia, con l’obiettivo di diffondere le ricette e gli ingredienti, pistacchio in primis, che la provincia produce da sempre. È impossibile non notare la distruzione che il terremoto dello scorso 6 febbraio ha seminato, quando a più di 6 mesi di distanza si entra ad Adiyaman.

Un’occasione per far conoscere alla gastronomia internazionale piatti come le polpette di verdure e carne cruda (cig kofte), il riso con pollo, pomodoro e peperoncino cotto con il the (buhara pilavi), il riso nelle foglie di cavolfiore (sarma), lo sformato di verdure in terracotta (dovmec) e il kebab con la mela (elma kebabi). Un potenziale che si aggiunge alle meraviglie archeologiche della zona, che ha stupito i cuochi e gli esperti arrivati da ogni angolo del mondo.

“È stata la maniera per conoscere un posto nuovo, le sue meraviglie e anche nuovi ingresidenti”, ha detto la cuoca statunitense Amanda Cohen. “Le farine utilizzate hanno caratteristiche uniche, proprieta’ che sono resistite alla selezione industriale e valori nutritivi molto elevati”, il commento della giornalista israeliana Ronit Vered, esperta di gastronomia e farine.

Adiyaman insomma riparte anche da qui. Archeologia e gastronomia rappresentano due buoni motivi per continuare a visitare un’area che ancora sta rammendando le proprie ferite, ma dove la gente ha rialzato la testa con grande dignita’ e ha sempre un pasto pronto da offrire a ospiti e turisti.

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