La rentrée di Meloni a Palazzo Chigi e i dossier che attendono il governo

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Il primo appuntamento lunedì, con il Consiglio dei ministri dedicato all’impostazione della Legge di Bilancio. L’obiettivo dichiarato del premier è rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale ma gli alleati premono per un intervento sulle pensioni. Ma la manovra non è l’unica sfida immediata

AGI – Una foto postata sui social, che la vede nel suo ufficio di Palazzo Chigi di nuovo al lavoro dopo le vacanze, “per costruire un’Italia che torni a pensare in grande, a essere consapevole del suo valore e delle sue potenzialità ancora inespresse”.

Così il premier Giorgia Meloni ha scelto di comunicare la rentrée, che la vedrà già da lunedì intenta a confrontarsi con colleghi di governo e alleati in maggioranza sui dossier più urgenti. Ancora non c’è una convocazione ufficiale, ma il primo appuntamento sarà lunedì prossimo, con la riunione del Consiglio dei ministri.

Sul tavolo, al di là di quello che sarà l’ordine del giorno ufficiale, la marcia di avvicinamento all’impostazione della prossima Legge di Bilancio, con la relativa declinazione delle priorità in base alle quali indirizzare le risorse. Sarà questo il tema che monopolizzerà il dibattito interno alla maggioranza per le prossime settimane, in vista delle prime scadenze obbligatorie.

Tra circa un mese è previsto il varo della Nadef, alla quale seguirà, un mese dopo la presentazione della manovra, per l’inizio della sessione di Bilancio. Una road map che viene normalmente accompagnata da un vivace dibattito interno e da energiche polemiche da parte dell’opposizione sulle scelte fatte o da fare, cosa che sta di fatto già avvenendo in questi ultimi giorni su alcuni fronti come quello del caro-carburanti o del salario minimo.

In quest’ottica, il primo appuntamento importante a livello politico sarà il vertice di maggioranza, fissato ufficiosamente per il prossimo 4 settembre. Sarà in quella sede che, verosimilmente, cominceranno ad emergere le sensibilità dei partiti del centrodestra sulla Legge di Bilancio, visto che ci sarà un faccia a faccia tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i capigruppo.

Come è noto, l’obiettivo dichiarato del premier e di gran parte del governo è quello di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale operato col Dl lavoro a maggio, mentre tra i provvedimenti più cari ai singoli partiti c’è il ritocco alle pensioni invocato dalla Lega (che vorrebbe introdurre “quota 41” con un assegno ridotto). Ma anche Forza Italia fa pressing su Palazzo Chigi su questo fronte, spingendo per l’innalzamento delle minime.

Richieste o intenzioni che devono confrontarsi con le risorse a disposizione, su cui è stato chiaro (ai limiti del ruvido) il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nei giorni scorsi, quando ha affermato che si tratterà di una manovra “complicata” a causa delle risorse a disposizione, che non permetteranno di accontentare tutti. Secondo le prime stime, l’ammontare della manovra dovrebbe aggirarsi attorno ai 40 miliardi, se si volesse venire incontro a tutte le richieste della maggioranza, ma al momento i conti di Viale XX Settembre indicano una manovra da circa 30 miliardi.

Proprio per questo, il dibattito sulle coperture è già in fase avanzata e per il momento ruota attorno alla possibilità o meno di fare deficit: Giorgetti ha fatto capire di voler mantenerlo a 3,7 % ma c’è chi spinge per allentare i cordoni della borsa. Altre operazioni che possono contribuire – pur non essendo risolutive – ad arrivare alla cifra necessaria sono, oltre a un “tesoretto” di quattro miliardi, le risorse provenienti dalla lotta all’evasione, la spending review e il gettito sulla tassa sugli extraprofitti delle banche.

La riorganizzazione del partito

Sul fronte esterno, il pressing delle opposizioni si concentrerà sull’introduzione del salario minimo, dopo il vertice interlocutorio di Palazzo Chigi e l’istruttoria del Cnel chiesta dal premier. Proprio in vista di tutti questi impegni e della loro delicatezza, Meloni ha pensato anche di mettere mano alla “macchina”, sia a livello di partito che di governo, con la riorganizzazione operata a livello di dipartimenti dentro FdI, e col nuovo ruolo ritagliato per Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario a Palazzo Chigi e da sempre suo uomo di fiducia.

Da settembre Fazzolari, secondo i rumors, avrà anche il compito di coordinare a comunicazione del governo, rendendola coerente a tutti livelli (esecutivo, partiti di maggioranza e gruppi parlamentari) con gli indirizzi politici. Quanto all’organizzazione del partito, c’è stata una razionalizzazone dei dipartimenti di FdI, con alcune novità, tra cui la nomina di Arianna Meloni a responsabile Adesioni e Tesseramento nonchè coordinatrice della segreteria politica. Tra gli altri volti nuovi, la deputata Sara Kelany a capo del Dipartimento Immigrazione.

Parallelamente a questo processo intervento sulla struttura del partito, non manca chi ha posto il tema della partecipazione, anche in vista dell’impegnativa campagna elettorale per le Europee: il deputato Massimo Milani ha chiesto il congresso. Quanto alle opposizioni, a tenere alti i giri del motore, in vista della settimana prossima, oggi da Modena ci ha pensato la segretaria del Pd Elly Schlein, parlando alla Festa provinciale de l’Unità di Modena, dove ha attaccato Meloni e il governo in generale su tutti i fronti, dalle politiche sul lavoro a quelle sull’immigrazione, passando per la sanità e i ritardi nell’assistenza a cittadini e imprenditori colpiti dalle alluvioni in Emilia-Romagna.

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