Il grande schacchiere mondiale

Interviste & Opinioni

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di Vincenzo Vespri

Un anno e mezzo fa c’è stata l’invasione russa dell’Ucraina. Chi sono i vincitori e chi gli sconfitti?
Incominciamo dall’Ucraina. Ha resistito all’invasione russa coraggiosamente. I russi hanno ottenuto il minimo sindacale (tutto il Lugansk, parte della regione di Donetsk, il corridoio per la Crimea). Tutti territori conquistati all’inizio. Quando gli ucraini sono stati adeguatamente armati non hanno ceduto territorio. Non possono ricacciare indietro i russi, ma hanno retto di fronte a un avversario molto più forte di loro. Cosa potranno ottenere? adesione Nato e UE oltre che un patto di ferro con Polonia e Paesi Baltici. Se otterranno questo, anche a costo di perdite territoriali importanti, saranno usciti per sempre dall’orbita di Mosca.
La Russia è caduta nella trappola delle provocazioni americane. Ha iniziato una guerra che pensava essere un’operazione speciale di breve durata e si ritrova invischiata in una guerra di logoramento. Dopo l’errore iniziale, Putin ha condotto saggiamente la partita. Ha sacrificato all’inizio soldati la cui morte non impattava sull’opinione pubblica (Ceceni, Russi-Ucraini, carcerati, mercenari della Wagner) e ha evitato bruschi contraccolpi economici. Ma se la guerra continua tutto questo non sarà più possibile: cadranno anche molti russi e i danni all’economia diventeranno permanenti. Il problema è che non può accettare una pace con un’Ucraina nella Nato. La Transnistria diverrebbe indifendibile, Kaliningrad un’enclave circondata da potenze nemiche e avrebbe missili atomici puntati su Mosca solo a poche centinaia di Km. Questo sembra inevitabile a meno che Trump non vinca le elezioni e rovesci la politica estera statunitense. Ora il trattato di pace con Trump sarà territorialmente meno favorevole alla Russia (Trump è ignorante e pazzo, ma tutt’altro che stupido ed esibirà come suo successo personale di aver ottenuto da Putin quello che Biden non avrebbe mai potuto ottenere) ma eviterà l’adesione alla Nato dell’Ucraina. Quindi, ragionevolmente, la guerra si trascinerà per un altro anno, fino alle elezioni americane con Putin che spera nelle elezioni di Trump.
La Cina ha avuto gravi contraccolpi economici dall’invasione. La sua economia si è imballata, l’opinione pubblica (soprattutto fra i giovani) inizia ad essere critica con il governo. Anche la Cina aspetterà le elezioni americane. Poi comunque finiscano, farà un’enorme pressione sulla Russia per arrivare alla pace. Se poi l’economia non riparte ancora, probabilmente Xi Jinping giocherà la carta della guerra e del patriottismo. Cosa meglio di una guerra per conquistare la provincia di Taiwan per dimenticare i guai economici interni? Da notare che quando la Cina cambierà politica, la prima vittima sarà Kim Jong-un. Infatti, in un’ottica di confronto fra blocchi, un fedele alleato come la Corea del Nord gioca un ruolo molto utile alla Cina. Ma in un’ottica di potenza di area, la Cina deve saper dialogare con Corea del Sud, Giappone e Filippine ed avere come alleato un dittatore brutale è solo d’inciampo.
Gli USA hanno avuto solo vantaggi. Stanno combattendo una guerra per interposta nazione fino all’ultimo ucraino i cui costi economici sono pagati dall’Europa. Hanno grossi problemi all’orizzonte (deficit pubblico fuori controllo e paesi che si ribellano alla dittatura del dollaro) ma non sono ancora immediati. L’unico problema che hanno (anche se gravissimo) è una democrazia bloccata fra Trump e Biden. Ricorda la diarchia Berlusconi-Prodi che ha funestato l’Italia per 15 anni ma con la differenza che Berlusconi e Prodi erano decisamente migliori dei loro omologhi americani. Trump ha perfino gli stessi problemi (forse ancora più grossi) con la giustizia che aveva Berlusconi. Quando la magistratura diventa uno strumento di lotta politica è sempre un cattivo segno.
La UE ha subito la guerra ed è la grande sconfitta. La Germania ha visto il modello economico intuito da Schroeder ed implementato dalla Merkel (esportare in tutto il mondo avendo energia a basso prezzo) andare in fumo. La Germania è in crisi e lo sarà per un bel pezzo. Questa è una brutta notizia per gli altri paesi europei perché, come suo solito, la Germania cercherà di scaricare sugli altri partner i suoi problemi. La Meloni cerca di barcamenarsi in questa difficile congiuntura. Ha stretto forti rapporti con gli USA per rendere meno soffocante l’abbraccio con Francia e Germania, aspetta le elezioni europee del prossimo anno per cambiare equilibri (adesso i nostri massimi rappresentanti europei sono Gentiloni e Di Maio che di sicuro non rappresentano l’attuale governo italiano nel consesso della UE) e fa una politica più mediterranea (Egitto, Tunisia ed Albania) che mitteleuropea. Ha di fronte però un grosso problema: l’inflazione che ha eroso i redditi dei lavoratori dipendenti. Deve in qualche modo aumentarli pur in un contesto economico di ristrettezze. E fino a che non cambiano gli equilibri europei, la UE non le darà alcuna mano.

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