Violenze e molestie insabbiate per anni nell’esercito giapponese

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Sono più di 1300 i casi sottaciuti o non denunciati dalle vittime per paura di ritorsioni. Un’indagine svela come i vertici del corpo abbiano tenuto nascoste le violenze e gli abusi di potere nei confronti di donne e uomini

AGI – In Giappone è bufera sulle forze armate accusate di aver insabbiato almeno 1.325 casi di molestie sessuali e di altro genere, fatti invece emergere da uno scottante rapporto. L’indagine è stata lanciata sulla scia di una vicenda interna alle forze di autodifesa (Sdf) che fece clamore nel 2022, portando così alla luce centinaia di molestie nei confronti di donne e uomini, mai denunciati da oltre il 60% delle vittime per timore di ritorsioni.

I vertici dell’esercito nipponico hanno tenuto nascoste violenze e violazioni oppure si sono rifiutati di prendere sul serio le accuse sollevate dai suoi membri. Il gruppo di esperti che ha portato avanti la ricerca ha riferito che la maggior parte delle vittime non si fidava del modo in cui le Sdf e il ministero della Difesa gestivano i reclami, o avevano paura di ritorsioni se avessero parlato.

Secondo i media giapponesi, tra cui il quotidiano Mainichi Shimbun che rilancia le conclusioni del rapporto, circa l’80% dei casi segnalati riguardava l’abuso di potere, con molestie sessuali che rappresentavano circa il 12%.

Il panel ha anche riscontrato casi di molestie alla maternità nei confronti di donne che si sono prese una pausa prima o dopo il parto. Delle 400 persone che hanno effettivamente chiesto un consiglio ai vertici, la maggior parte ha dichiarato di non aver ricevuto un aiuto adeguato o, in alcuni casi, di essere state costrette a ritirare le loro denunce.

L’indagine è stata innescata dalle accuse di un ex membro delle Sdf di terra, una donna di nome Rina Gonoi, che ha sporto denuncia per la prima volta nel 2021, denunciando di essere stata ripetutamente aggredita da diversi militari, costringendola ad abbandonare la sua carriera. Il ministero della Difesa ha allora archiviato il caso, affermando che non vi erano prove sufficienti.

Dopo che l’ex soldatessa ha pubblicamente chiesto una nuova inchiesta, nel settembre 2022 i funzionari delle Sdf hanno riconosciuto i suoi maltrattamenti e si sono scusati. Quattro dei cinque autori hanno presentato scuse personali, rivolgendosi direttamente alla vittima un mese dopo. Il ministero della Difesa ha poi licenziato cinque militari e ne ha puniti altri quattro.

Da allora Gonoi ha intentato una causa per risarcimento danni contro i suoi cinque presunti aggressori e contro il governo, raccontando nel dettaglio di essere stata molestata quotidianamente dopo il suo ingresso nelle Sdf nel 2020, colpita da schiaffi sul sedere, baci forzati, trattenuta con la forza mentre camminava nei corridoi e di essere stata toccata ripetutamente sui seni.

“Se si trattasse solo di me, forse mi sarei fermata, ma porto sulle mie spalle le speranze di tanti altri, quindi sento di dover fare del mio meglio”, ha dichiarato Gonoi in un’intervista alla France-Presse risalente all’inizio del 2023. Il rapporto del panel ha esortato il ministero della Difesa e le forze di autodifesa, con circa 230 mila dipendenti, a sensibilizzare sulle molestie e valutare come i funzionari con ruoli di supervisione gestiscono i reclami.

“Le molestie non dovrebbero mai essere consentite in quanto provocano la perdita di fiducia reciproca tra i membri del ministero della Difesa e le Sdf, dove la coesione delle unità è il fondamento di tutte le operazioni. È intollerabile che non intraprendono azioni appropriate”, hanno sottolineato gli esperti. Satoshi Mikai, capo dell’ufficio per il personale e l’istruzione del ministero della Difesa, ha assicurato che saranno presi provvedimenti sulla base delle raccomandazioni del rapporto per “creare un’organizzazione che non tolleri più le molestie”.

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