Schlein riparte dal salario minimo. La sfida del Pd al governo sui migranti

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La segretaria dem annuncia che per la petizione lanciata dalle opposizioni sono state raccolte già 300 mila firme

di Paolo Molinari

AGI – Elly Schlein ricomincia da trecentomila. Tante sono le firme in calce alla petizione per il salario minimo lanciata dalle opposizioni. L’annuncio arriva dalla stessa segretaria del Partito Democratico, tornata a parlare dopo la breve pausa che si è concessa nella sua “estate militante”: una serie di iniziative sui dossier che vede il Pd schierato in prima linea, dal salario minimo alla sanità pubblica, dal sostegno alle popolazioni colpite dal maltempo ai diritti di donne e migranti.

“Abbiamo già raggiunto le trecentomila firme per il salario minimo: ringrazio tutti quelli che le firme le stanno raccogliendo. Dobbiamo andare avanti e insistere perché con la svolta di questi primi mesi abbiamo voluto mettere al centro il lavoro di qualità e il lavoro dignitoso”.

Le opposizioni unite

Un risultato che la leader dem saluta con entusiasmo per almeno due motivi. Il primo è che le opposizioni hanno mostrato una discreta tenuta su questo dossier, superando le divisioni dei mesi immediatamente successivi al varo del governo Meloni. Per questo la segretaria assicura che “non vedrete mai da parte mia un atteggiamento di chi si mette a fare litigi interni al Pd o litigi con le altre opposizioni”.

L’unità delle opposizioni, per Schlein, è un valore da “inseguire e difendere”, come ripete con i suoi. La seconda ragione è che, almeno in termini di risposta da parte dei territori, la battaglia sul salario minimo “sta funzionando bene”, come spiegano fonti di primo piano del partito: “Siamo riusciti a imporre l’agenda politica alla maggioranza e al governo”.

E pazienza, viene osservato, se da Palazzo Chigi la palla è stata “buttata in tribuna” con la proposta di coinvolgere il Cnel per formulare eventuali proposte alternative: “Noi e le altre opposizioni andremo avanti per portare la battaglia in Aula”. Da parte sua, Schlein rivendica di aver “costretto il governo a guardare in faccia quei 4.5 milioni di lavoratori poveri anche se un lavoro ce l’hanno”.

La questione migranti

Contemporaneamente, Schlein apre un altro fronte con il governo. A fornirle la sponda è l’allarme che arriva dai territori sulla gestione e lo smistamento dei migranti in arrivo dalle coste del Nord Africa.

“Siamo al collasso”, è il grido d’aiuto arrivato dal delegato Anci, Matteo Biffoni. Per Schlein, “il governo non parla più di migranti perché non sta gestendo il fenomeno, scaricando su comuni e regioni il peso di questa responsabilità”.

Dal Viminale fanno sapere che si tratta di “polemiche surreali” perché, è il ragionamento che viene offerto, “le regioni a guida centrosinistra non hanno aderito allo stato di emergenza” e questo ha “complicato e ritardato” gli interventi sul sistema di accoglienza.

Pronta la replica del Pd, con l’esponente della segreteria nazionale Pierfrancesco Majorino: “Il Viminale fa sapere che la polemica dei sindaci sulla gestione dell’accoglienza sarebbe ‘surreale’. Qua l’unica cosa ‘surreale’ è la politica di un governo che fa accordi coi dittatori, non si impegna nei salvataggi in mare e lascia da sole le città”.

 

Foto © Francesco Fotia / AGF  – Elly Schlein

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