Le dichiarazioni false per cui è stato incriminato Trump

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Tra i nuovi capi d’accusa nei confronti dell’ex presidente l’annuncio della vittoria elettorale in Georgia, poi non verificatesi, e le affermazioni, smentite dai fatti, sulla presenza nelle urne di schede intestate a minori

 

AGI – Dall’annuncio della vittoria in Georgia nella notte elettorale nel 2020 alle false accuse sull’uso di defunti e minorenni per votare. Donald Trump, che ieri è stato incriminato per la quarta volta in cinque mesi, viene accusato, tra i vari reati, di aver rilanciato notizie false per avvelenare il clima politico dopo la sua sconfitta alle presidenziali del 2020. In particolare, sono tre le affermazioni false contestate al tycoon dalla procura distrettuale di Fulton County, Atlanta, Georgia.

La prima risale alla notte elettorale: Trump aveva affermato falsamente, “è chiaro che abbiamo conquistato la Georgia”. In realtàal momento della dichiarazione la situazione era di grande equilibrio ed era possibile che Joe Biden potesse superarlo, nel corso dello spoglio dei voti, come poi avvenuto. Trump ha poi continuato a sostenere di aver vinto in Georgia anche dopo che era stato ultimato lo spoglio. Biden era risultato il vincitore con un vantaggio di 11.779 voti.

Nella telefonata del 2 gennaio 2021 al segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger, Trump aveva fatto pressione ordinando il famoso “trova 11.780 voti”, quelli sufficienti per ribaltare il verdetto delle urne, ma il segretario di Stato, un Repubblicano, si era rifiutato di infrangere la legge.

Nel 2021 Trump aveva falsamente affermato che nelle urne erano state messe schede elettorali intestate a persone defunte, nella telefonata a Raffensperger il tycoon aveva parlato “come minimo di cinquemila casi” mentre l’inchiesta ha accertato che sono stati solo quattro. La campagna di Trump aveva indicato alcuni nomi, ma una delle persone defunte in realtà era viva e vegeta, si trattava solo di un omonimia con una persona morta. L’allora presidente disse anche che nelle urne in Georgia erano state inserite schede da elettori minorenni, ma non sono stati rilevati casi.

Nell’atto dell’incriminazione anche dodici tweet

Nei più di 150 “atti” messi in campo per tentare di sovvertire il verdetto delle elezioni presidenziali del 2020, ci sono anche dodici tweet scritti da Trump che la procura di Fulton County ha, inserito nell’atto di incriminazione. Il 3 dicembre 2020 Trump aveva scritto: “Audizioni sulla Georgia adesso su @Oann. Interessante”. OAnn è la rete conservatrice che fece da megafono alle accuse di brogli lanciate da Trump. Un’ora dopo l’allora presidente era tornato a parlare su Twitter: “Wow, una testimonianza esplosiva proprio ora in Georgia. Urne riempite dai Democratici mentre i Repubblicani sono stati costretti a lasciare la stanza del conteggio dei voti. Molto altro in arrivo, ma giàquesto significa che abbiamo vinto facilmente lo Stato”.

Nell’elenco sono stati inseriti altri tre tweet scritti da Trump il 30 dicembre 2020, riguardo le audizioni presso la sottocommissione Giustizia del Senato della Georgia. In uno, l’allora presidente attaccava il governatore dello Stato, il Repubblicano Brian Kemp: “Dovrebbe dimettersi – scriveva Trump – è un ostruzionista che si rifiuta di ammettere che abbiamo conquistato la Georgia alla grande! Abbiamo vinto anche in altri Stati in bilico”.

Le false accuse di brogli

Un’ora dopo il tycoon aveva invitato a collegarsi con la diretta streaming del’audizione. Alle 6 di pomeriggio, terminata l’audizione, Trump aveva di nuovo rilanciato le false accuse sui brogli. “Adesso abbiamo molti più voti di quanti fossero necessari per riprendersi la Georgia”. “C’è stata una gigantesca frode elettorale – aveva aggiunto – grazie Georgia per questo incontro rivelatore”.

Il 3 dicembre il tycoon aveva attaccato il governatore Kemp. “Persone in Georgia sono state beccate – scriveva Trump – mentre inserivano un grande numero di schede elettorali nelle macchine. Grande lavoro @BrianKempGA”. Il post non era accompagnato da prove. Tre giorni dopo lo stesso governatore e il suo vice, Geoff Duncan, avevano pubblicato un comunicato in cui dichiaravano “incostituzionale” che i grandi elettori usciti dalle urne si dichiarassero a favore di Trump quando in realtàa risultare vincitore era stato Joe Biden.

“Ma che sorpresa – aveva scritto su Twitter il tycoon – qualcuno ha informato il governatore e il suo pupazzo di vice che possono facilmente risolvere questo casino e convocare una sessione speciale? È facile”.

Un altro tweet, scritto a inizio gennaio, faceva cenno alla celebre telefonata con Raffensperger. “Ho parlato al segretario di Stato Brad Raffensperger – aveva scritto l’allora presidente – riguardo Fulton County e i brogli elettorali in Georgia”. “Lui – aveva aggiunto – non voleva, o non era in grado, di rispondere a domande riguardanti schede nascoste, distruzione di urne, elettori arrivati da fuori Stato, elettori defunti. Non sa cosa dire”.

La pressione sui Grandi Elettori

Nelle 98 pagine di incriminazione presentate dalla procura di Atlanta si accusa Trump non solo di aver fatto pressione ma, in concorso con i suoi alleati, di aver tentato di cambiare i Grandi Elettori, perchè proclamassero la vittoria di Trump in Georgia, e non quella di Biden. Tecnicamente il risultato del voto in ogni Stato non proclama direttamente vincitore il candidato, ma elegge i Grandi Elettori presenti nelle due liste e che, in un secondo momento, proclamano il vincitore.

C’è anche un tweet in cui Trump sostiene che il suo vice, Mike Pence, abbia il potere di rigettare il risultato elettorale. “Il vicepresidente – aveva affermato il tycoon su Twitter – ha il potere per respingere elettori scelti in modo fraudolento”. Poi arrivano i tweet del 6 gennaio 2021, il giorno dell’insurrezione dei sostenitori trumpiani, culminata nell’assedio al Congresso, a Washington Dc. “Se il vicepresidente Mike Pence si schiera con noi – scriveva – conquistiamo la presidenza. Molti Stati vogliono annullare i risultati basati su errori nel riconteggio dei voti e su brogli. Mike puo’ rimandare tutto indietro”.

Appena dopo le 8 di mattina del 6 gennaio, quando i sostenitori di Trump si stavano già radunando nell’area dell’Ellipse, dietro alla Casa Bianca, dove il tycoon era atteso da un infuocato comizio, l’allora presidente aveva scritto su Twitter: “Gli Stati vogliono correggere i loro voti, i quali sono basati su irregolarità e frode, in più è un processo corrotto che non ha mai ricevuto l’approvazione dei legislatori”. “Tutto ciò che Mike Pence deva fare – aveva aggiunto – è rimandare indietro tutto l’incartamento agli Stati. E vinceremo. Fallo, Mike, questo è il momento del coraggio estremo”.

foto © Zumapress/ AGF – Donald Trump

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