La vita a Niamey tra piogge, blackout e rincari

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Padre Mauro Armanino, missionario SMA (Società Missioni Africane), parla all’AGI dal Niger: interruzioni intempestive ma fedeli e costanti nell’erogazione della corrente elettrica

© AUDU ALI MARTE / AFP – Nigeria

AGI – In Niger, all’ombra della giunta militare al potere da tre settimane, la vita scorre lentamente e regolarmente tra rituali piogge di agosto, pulitori di sabbia per le strade, blackout e aumento dei prezzi del cibo. E’ la testimonianza giunta all’AGI da Niamey, trasmessa da padre Mauro Armanino, missionario SMA (Società Missioni Africane), dal 2011 nella capitale del Niger, da dove segue il fenomeno della migrazione da uno dei suoi maggiori punti di snodo, nel cuore del Sahel cerniera tra l’Africa sub-sahariana e il Nord-Africa.

“Visto da lontano, qui a Niamey dovrebbe esserci l’inferno o poco meno. Golpisti, ribelli, militari, possibilisti, massimalisti, filogovernativi, irriducibili e in tutto ciò il paventato intervento armato per ristabilire l’ordine democratico”, scrive il missionario nelle sue ultime “Cronache dalla capitale del golpe militare”.

Nel capitolo della cronaca diplomatica, coperta con la massima attenzione dai media internazionali, padre Mauro fa rientrare il “rinvio al mittente dei mediatori” della Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas), dell’Unione Africana e dell’Onu.

Guardando allo scenario nigerino dall’interno, invece poco – o per niente – documentato dai notiziari mainstream, il missionario racconta delle vicissitudini della vita quotidiana della popolazione, pressoché invariate, con in più l’aggravio delle incertezze legate al nuovo potere e ai prossimi sviluppi, politici, militari ed economici.

“Di contorno c’è la chiusura delle frontiere alle mercanzie e le reiterate (e non inedite) interruzioni all’erogazione dell’energia elettrica. Il tutto e molto altro, specie nella conosciuta ‘radio trottoir’, cioé le dicerie, che si moltiplicano come le minacce e i timori che camminano insieme come fratelli gemelli”, prosegue padre Mauro.

Da quel fatidico 26 luglio, “si affermano due costanti che a prima vista potrebbero sembrare fuori posto visto il contesto”, fa notare l’interlocutore, citando “le rituali piogge di agosto che cadono, regolarmente e apparentemente senza fare differenze di sorta tra un regime e l’altro, nella capitale e in campagna”.

Una manna dal cielo per i contadini e il miglio, in fase di crescita, alimento principale dei nigerini. La seconda costante, rimasta invariata, è quella dei pulitori di strade dalla sabbia, che “caparbia come solo lei sa essere, occupa, invade, decora, delimita e interroga le strade della capitale”, scrive ancora il missionario italiano.

Dalla sua casa a Niamey racconta di scene di vita quotidiana fatte del rituale della pulizia delle strade da parte degli impiegati che “con i giubbetti verdi e gialli del colore della municipalità di Niamey Nyala (la civettuola, nella lingua Zerma), addobbati con ramazze, pale e altri strumenti simili, tolgono la sabbia dalle strade asfaltate del centro citta’ per accantonarla al margine della stesse. Prima o poi passerà un camion o, più facilmente, delle carriole che cercheranno di tenerla a bada, provvisoriamente, dal manto stradale”.

Inoltre si verificano “interruzioni intempestive ma fedeli e costanti nell’erogazione della corrente elettrica” oltre al rincaro dei generi alimentari, vissuti dalla popolazione con “senso di paziente sottomissione alla volonta’ divina, che tutto provvede”.

Nel contempo, a ritmo serrato, il golpe militare e i suoi sviluppi si manifestano tra “nomine, arresti e tentativi di raccogliere il massimo di consensi da parte dei cittadini”, fa notare padre Mauro. “Si è nell’attesa che accada quanto nessuno ancora sa bene cosa. Forse, ma si tratta solo di una remota possibilita’, anche il golpe, come la politica e la democrazia, è di sabbia”, conclude il missionario dalla capitale del golpe militare, nel cuore del Sahel sempre più instabile.

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