La denuncia: “L’antisemitismo lo propaga la sinistra radicale europea”

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Secondo un rapporto della Anti Defamation League la tendenza va considerata un campanello d’allarme anche per gli ebrei negli Stati Uniti

© Ed JONES / AFP

 

AGI – In Europa, l’antisemitismo sta crescendo nei partiti e nelle correnti politiche di sinistra radicale, dai quali viene “normalizzato”, in particolare sotto forma di antisionismo, da considerare un campanello d’allarme anche per gli ebrei negli Stati Uniti. A denunciarlo è un rapporto della Anti Defamation League, stilato dall’organizzazione non governativa internazionale ebraica con sede a New York, e da quattro associazioni partner europee.

La ricerca, rilanciata da diverse testate israeliane, tra cui ‘The Times of Israel’, mette in luce un fenomeno spesso eclissato nei rapporti sull’antisemitismo realizzati in Europa, che molti associano principalmente ai neofascisti.

Nella sua mappatura delle forze politiche messe all’indice, in Spagna ADL indica Podemos, diretto da Pablo Iglesias, definito “un partito neo-marxista radicale“, insieme ai suoi “associati comunisti”.

La coalizione formata nel 2020 ha “permesso l’ingresso di un partito di estrema sinistra nel governo spagnolo, consentendo all’antisemitismo di tornare sulle piattaforme tradizionali”, dalle quali era stato messo al bando dal periodo postbellico, ha sottolineato l’autore del rapporto.

“Ora l’antisemitismo si sta facendo strada nei partiti indipendentisti basco e catalano”, hanno evidenziato le fonti, tra cui il gruppo filo-israeliano Acom, partner di ADL in Spagna.

“Sessant’anni anni fa, prima dell’era democratica, l’antisemitismo aveva mantenuto le sue forme classiche ed era chiaramente una questione di destra in Spagna, come nel resto d’Europa.

Oggi, l’antisemitismo anti-israeliano della sinistra politica rappresenta la stragrande maggioranza dell’antisemitismo, mentre la destra spagnola è quasi interamente filo-israeliana e si difende dall’antisemitismo”, si legge nella parte del documento dedicato alla Spagna.

Nel Regno Unito, invece, l’organizzazione di controllo sull’antisemitismo Cst, partner britannico di ADL, ha evidenziato che Jeremy Corbyn, ex guida del Labour Party, aveva invitato nel partito “gli antisemiti ai margini dell’establishment politico di sinistra”.

Una tendenza che il suo successore, Keir Starmer, sta invertendo. In Francia, dito puntato su Jean-Luc Mèlenchon, leader di La France Insoumise (LFI), che sta imbrigliando e diffondendo l’antisemitismo, come denunciato da “K”, la rivista ebrea francese con sede a Parigi.

Il rapporto fa riferimento a una serie di dichiarazioni di Mèlenchon, ampiamente bollate come antisemite, in particolare quando ha promesso di non aderire mai agli “arroganti dettami” del Crif, che raggruppa le comunità ebraiche franco-francesi, o quando, nel 2014, ha difeso gli arabi che hanno preso d’assalto e incendiato le sinagoghe in Francia.

La Germania non fa eccezione al trend europeo, come riscontrato dal gruppo contro la discriminazione Amadeu Antonio Stiftung, secondo il quale “i dibattiti sulla sinistra politica stanno normalizzando l’antisemitismo e spostando la linea di base”. In altri termini, quella che anni fa era “considerata una posizione estrema, è diventata ora un’opinione centrista nel discorso più ampio“.

Mettendo in prospettiva l’esperienza delle comunità ebraiche in tutta Europa, la Anti Defamation League fa un confronto con la situazione attuale negli Stati Uniti, dove “la retorica e la terminologia antisioniste popolari nei circoli di sinistra europei sono sempre più utilizzate da alcuni nei circoli politici di estrema sinistra statunitensi”.

Emblematico di questo andamento è, secondo la stessa fonte, una lettera del 2021 a firma della deputata democratica Rashida Tlaib e di diversi altri membri del Congresso, nella quale le politiche di Israele in Cisgiordania venivano definite come “colonialismo dei coloni”.

Secondo l’analisi, in quella occasione, ma non solo, viene utilizzato un “linguaggio che cerca di equiparare Israele alle politiche colonialiste dei governi europei” ed etichetta “i palestinesi come unica popolazione indigena”, tentando cosi’ di “cementare l’idea che gli ebrei non abbiano alcun diritto o storia sulla terra”.

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