Occorre uno “scatto di reni” da parte di Polito per essere competitivi

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Il Bari, una squadra dalla storia e dal blasone importanti, si trova al momento in una situazione di vulnerabilità e mancanza di ambizione. Questo non è solo il nostro pensiero, ma lo sostengono in molti, tra cui anche l’ex giocatore del Bari, Amoruso, che lo ha dichiarato sulla Gazzetta del Mezzogiorno oggi.

La dirigenza sembra divisa sugli obiettivi per la prossima stagione: il presidente De Laurentiis, da un lato, si è espresso per puntare ai playoff (che vuol dire anche arrivare settimi o ottavi, giusto per la cronaca), mentre il Direttore Polito, dall’altro, punta alla promozione diretta in Serie A. Questa divergenza getta ulteriore incertezza sulla direzione della squadra. Chi dice la verità? Chi mente? In medio veritas?

Di fatto, per una squadra che arriva terza e a 100 secondi dalla serie A non si può e non di deve parlare di playoff che vorrebbe dire anche arrivare ottavi, non solo terzi. Va bene il fatto che non bisogna vendere fumo, che non è il caso di svenarsi come stanno facendo a Napoli ottenendo risultati positivi da 16 anni, ma una squadra come il Bari, in serie B, per antonomasia, per definizione, per tradizione deve sempre ambire alla promozione diretta. Lo chiede la storia, il blasone, anche se con le precedenti gestioni il più delle volte, per non dire quasi sempre, si è vissuti nella mediocrità e nell’improvvisazione, ma coi De Laurentiis attendersi qualcosa di più è assolutamente lecito e legittimo.

Bisogna creare una rosa competitiva, e se verrà allestita una squadra con queste caratteristiche senza spendere molto, ci sarà da applaudire ed ancora una volta la proprietà – Polito in primis – che fino adesso, lo ricordiamo sempre, partendo da zero nel vero senso della parola, ha ottenuto due promozioni dirette sin dal mese di aprile, altre due volte l’ha persa per un soffio, e un piazzamento ai quarti di finale ai playoff in serie C, mica traguardi di poco conto. Ma se non si riuscirà ad allestirla il rischio sono gli inevitabili mal di pancia del popolo del tifo, per la verità già diffidente per definizione, che non le perdonerebbe nulla, senza dimenticare l’invito a nozze dei criticoni per professione che non cercano altro per gettare fango sempre e comunque, badando bene a tacere quando le cose vanno bene. Il direttore Polito è atteso da un’altra sfida, lui che è abituato uscendo quasi sempre vincitore.

Ma per costruire una rosa competitiva, “rebus sic stantibus” bisogna investire nell’acquisto di almeno quattro giocatori nuovi, di esperienza, senza dimenticare almeno altri cinque e non ha importanza se giovani alla Faggi, l’importante è che siano validi e funzionali al progetto, gente capace di garantire continuità, qualità ed esperienza. È necessario ricostruire la colonna portante, smantellata al termine della stagione. Se dovesse tornare Benedetti sarebbe un ottimo ed eloquente segnale da parte della società.

Ci sono, ad oggi, alcuni giocatori su cui poter contare, come Maita, Ricci, Maiello, Di Cesare anche se immaginiamo non per 38 gare intere, Vicari, Pucino, Bellomo e Menez, anche se bisogna verificare le condizioni fisiche di quest’ultimo. Inoltre, vi sono un paio di giovani che hanno impressionato la scorsa stagione, ma non è giusto far gravare su di loro tutte le responsabilità.

Per questo occorre altro nella rosa per poter ambire a qualcosa di più che un piazzamento nei playoff che, comunque, visto lo score negativo che vuole il Bari sempre perdente, sarebbe cosa buona e giusta evitare. Fiducia in Polito, certo, ma mai come questa volta occorre uno scatto di reni, visto che lui è un ex portiere, per infiammare la piazza che ad oggi appare un po’ demoralizzata, sfiduciata e soprattutto rassegnata ad un mercato sotto tono. Solo così potrà infiammare la passione del popolo del tifo e restituire al Bari la grandezza che gli spetta.

Massimo Longo

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