Salute e sicurezza sui posti di lavoro “affare” esecrabile

Diritti & Lavoro

Di

di Vittorio Bilardi

Quando andare al lavoro tutti i giorni significa mettere in conto anche il rischio della propria vita c’è qualcosa che non funziona, e non basta versare lacrime di coccodrillo ex post. Morire nell’esercizio del proprio dovere, che paradossalmente è tale innanzitutto perchè ci dà da vivere, è quanto di più indegno di un paese civile. Morire nell’indifferenza generale dell’opinione pubblica, se possibile, rende la situazione ancora più grave. Assistiamo ogni giorno agli infortuni e alle morti sul lavoro. Il fenomeno delle morti bianche passa, a ritmi drammaticamente costanti, sulle pagine dei giornali e nelle notazioni di cronaca dei tg nazionali.

Cifre che non possono non delineare una situazione di assoluta emergenza. Nel 1994 entrò in vigore il D.Lgs.  626/94 sulla sicurezza e salute sui posti di lavoro, che fu poi sostituita dal D. Lgs. 81 del 9 Aprile 2008 coordinato successivamente con il D.Lgs. 106 del 3 Agosto 2009 e comunemente conosciuto con l’acronimo T.U.S. (Testo Unico dell Sicurezza sul Lavoro). Ed è stata introdotta la figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e la salute, che viene normalmente individuato dalle rappresentanze sindacali in accordo con i lavoratori. Dopo un breve corso di formazione si trovano a dover affrontare il problema delicato della sicurezza e la salute nei vari posti di lavoro, il rappresentante spesso si trova solo e soltanto con le proprie forze, e si trova a confrontarsi con i datori di lavoro, che tanti percepiscono sicurezza e salute dei lavoratori non come un investimento, ma purtroppo come un costo aggiuntivo che la legge impone. Ma anche gli stessi lavoratori non capiscono a fondo la gravità e la grande importanza della tutela della propria vita, collaborano poco con il loro rappresentante, quando invece dovrebbero proprio loro alla base contribuire, con dei suggerimenti, proposte, idee, per far si che migliori la loro sicurezza, e mettere al primo posto la salvaguardia della salute e della vita, e della prevenzione degli infortuni.

La vita è un valore che deve essere messo al primo posto, dai datori di lavoro dai lavoratori dipendenti, e da tutti. Purtroppo in molti lavoratori, e anche in tanti datori di lavoro, manca la cultura della sicurezza sul lavoro, cultura che andrebbe insegnata a partire dalle scuole elementari e poi in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Poi, cari lavoratori, sul posto di lavoro bisogna essere più protagonisti per la tutela dei propri diritti, per la tutela della propria salute, per la prevenzione degli infortuni, per la tutela della propria vita. La sicurezza dei lavoratori deve essere considerata un investimento. Giustamente è intervenuto il Presidente della Repubblica, a seguito dell’ultimo caso in ordine di tempo, richiamando istituzioni, sindacati ed opinione pubblica ad indignarsi e a non rassegnarsi di fronte al fenomeno. La mia impressione è che, al di là della sensibilizzazione dell’opinione pubblica, bisognerebbe concentrarsi su quello che la politica può e deve fare, e soprattutto dovrebbe interrogarsi ed affrontare quanto finora non è stata in grado di fare. Non dovrebbe venir presa come una provocazione la constatazione che in questi anni la stessa politica è stata alla finestra, e che al di là dei buoni propositi sull’argomento è stato fatto ben poco. Quante morti bisognerà ancora aspettare prima di riuscire a prendere davvero di petto il problema?

Occorre parlare del bisogno di una nuova coscienza diffusa, ma, al di là delle campagne di stampa, dei numeri verdi e dei canali digitali ad hoc, forse se la politica cominciasse ad occuparsi seriamente del tema, abbreviando i tempi dei processi legislativi e manifestando a chiare lettere la consapevolezza di voler combattere una situazione non più tollerabile, sono certo che tutto il resto verrebbe di conseguenza. Se tutti insieme prenderemo più coscienza, e ci metteremo più impegno, con più coraggio e responsabilità, e prendere di petto e con forza il dramma delle morti sul lavoro, e se punteremo sulla prevenzione, potremo dire di avere fatto la nostra parte per rendere i posti di lavoro più sicuri, di avere salvato delle vite, di avere fatto qualcosa per rendere la nostra società migliore più giusta, con più diritti, più equa e solidale, e di aver contribuito con il nostro impegno a far mettere al primo posto nella scala dei valori, la vita. Come sosteneva Seneca: “Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili.”.

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