La Spagna chiede stabilità ma un accordo tra Sanchez e Feijòo è lontano

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In attesa dell’esito del voto all’estero, né i Socialisti del premier uscente né i Popolari, partito di maggioranza relativa, intendono gettare la spugna. I secessionisti catalani di Puigdemont restano ago della bilancia

AGI – Il 23 luglio gli spagnoli hanno chiesto a gran voce moderazione e stabilità di governo ma le loro aspettative, alla luce delle tensioni sempre più accese fra i principali schieramenti politici, rischiano di esser deluse. È lo scenario che emerge a margine di un’altra giornata di intenso confronto politico, un assaggio – a detta di molti osservatori – di altre settimane di negoziati durissimi, in attesa dell’esito del voto all’estero e di capire chi riuscirà ad imporsi tra il premier uscente, il socialista Pedro Sanchez (Psoe), e il leader conservatore Alberto Nunez Feijòo del Pp.

Il leader del Pse Nicolas Redondo Terreros, figura di spicco del socialismo basco, ha invitato il Psoe e il Pp a trovare un accordo, “non solo per governare ma per raggiungere quella ‘moderazione’ che rappresenta il sentimento maggioritario dell’elettorato”.

I due leader oggi sono chiamati ad essere “all’altezza della situazione”, ha affermato ribadendo, in sintonia con altri ossercatori politici, che “è impossibile una riedizione dell’attuale esecutivo con l’astensione di Junts”, il partito indipendentista catalano di Carles Puigdemont perché il Psoe “perderebbe la faccia rincorrendo il sostegno di Puigdemont”.

Gli spagnoli vogliono il bipolarismo

Anche il sociologo Josè Antonio Dìaz ha sottolineato che con il loro voto gli spagnoli hanno chiesto una politica maggiormente strutturata attorno al Psoe e al Pp: negoziare ora con partiti estremisti, ha lasciato intendere, “sarebbe un errore”.

Se una parte del Paese chiede pragmatismo e stabilità di governo ciò che, peraltro, aiuterebbero Madrid nel suo impegnativo mandato di presidente di turno dell’Ue, la giornata politica regala invece altri botta-risposta al vetriolo tra i primi due partiti del paese.

La combattiva presidente del Pp di Madrid, Isabel Diaz Ayuso, ha dichiarato che Pedro Sanchez, “ha già concordato tutto” e approfitterà delle vacanze per assicurarsi la poltrona di governo, “per vie traverse”, ha detto, e andando a patti con “i nemici della Spagna” (i partiti indipendentisti di sinistra e regionali autonomisti).

Scintille a destra

La destra estrema di Vox, bluffando, ha promesso invece di “non bloccare un eventuale investitura” del leader del Pp, Feijòo qualora s’accordasse con “cinque o sei buoni membri del Psoe”. Prospettiva che, ovviamente, ha fatto ‘insorgere’ il partito conservatore che “mai farà accordi” con un “traditore” come Sanchez.

Quello che emerge, come le urne hanno confermato il 23 luglio, è la situazione di un paese polarizzato e diviso dove, chiunque riesca a raggiungere una maggioranza, molto difficilmente potrà rispondere alla domanda di stabilità e moderazione dell’elettorato.

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