Arrestato l’avv.to Stefano Menicacci, avrebbe creato una struttura fascista segreta

Attualità & Cronaca

Di

Il 21 luglio 2023 la Dia di Caltanissetta ha eseguito un’ordinanza di arresti domiciliari per l’avvocato Stefano Menicacci e per il suo collaboratore Domenico Romeo. Vi sono alcune analogie con la c.d. “Loggia Ungheria” di cui aveva parlato l’avvocato Piero Amara.

La Dia di Caltanissetta ha eseguito un’ordinanza di arresti domiciliari per l’avvocato Stefano Menicacci (già deputato del MSI, è stato anche il difensore del fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie) e per Domenico Romeo. Sono accusati di false informazioni a pubblico ministero aggravate dall’aver mentito in un procedimento per strage. L’inchiesta è nata da alcune intercettazioni che avrebbero rivelato un progetto, ispirato dalla ideologia fascista (gli interlocutori stessi si sono definiti fascisti), di costituzione di un “Osservatorio” delle attività della magistratura, del quale avrebbero dovuto fare parte anche componenti occulti, per colpire alcuni magistrati “non graditi”.

L’altro arrestato, Domenico Romeo, è l’autista e tuttofare dell’avv.to Menicacci; sono state perquisite anche le abitazioni di Adriano Tilgher, storico esponente di spicco di Avanguardia Nazionale, già condannato nel 1981 per riorganizzazione del partito fascista.

Il progetto fascista contro alcuni magistrati prevedeva la richiesta di appoggio “di altissimi livelli del potere esecutivo e di altri – si legge nel comunicato della Procura – avallo che gli associati affermano, nei loro colloqui, di avere già ottenuto“. Nessun esponente delle istituzioni però è indagato, hanno precisato i pm.

Le intercettazioni sulla cui base è stata aperta l’inchiesta erano state registrate nell’ambito di indagini sull’ipotizzato concorso dell’eversione nera nella realizzazione della strage di Capaci. In particolare, ha spiegato il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca, l’indagine “nasce nell’alveo delle indagini per le stragi del ’92 nel corso delle quali sono state intercettate delle conversazioni tra Stefano Menicacci con Domenico Romeo e con la moglie di Stefano Delle Chiaie (morto nel 2019 e coinvolto nei processi per la strage di Bologna e di Piazza Fontana, ndr) nonché con lo stesso Adriano Tilgher durante le quali Menicacci invitava i suoi interlocutori a negare che Delle Chiaie fosse stato in Sicilia nel periodo vicino alle stragi del ’92. Siamo arrivati a questa ricostruzione tramite l’esito di queste intercettazioni”.

A Domenico Romeo – ha spiegato ancora De Luca – è stato dettato un autentico decalogo a cui doveva attenersi nel corso delle sommarie informazioni rese alla procura di Caltanissetta. Si tratta di gravi indizi di colpevolezza ritenuti dal Gip e non di prova“.

Il progetto scoperto dall’inchiesta “non è direttamente collegato alle stragi del 92. Si tratta di un fatto nuovo, di un progetto che possiamo definire fascista perché sono gli stessi interlocutori che si definiscono fascisti e parlano di ‘rivoluzione permanente fascista’ in relazione alla quale gli indagati individuano il principale nemico nella magistratura”.

Nelle scorse settimane la corte d’assise di Bologna aveva già inviato alla procura del capoluogo i verbali della deposizione dell’avv.to Menicacci al processo sulla strage del 2 agosto del 1980, perché si valutasse se avesse mentito in aula.

Menicacci era stato anche indagato nell’inchiesta sui cosiddetti Sistemi Criminali della Procura di Palermo, poi archiviata; su un presunto golpe che avrebbe visto protagonisti negli anni ’90, in un tentativo di destabilizzazione del Paese, Cosa nostra, massoneria deviata, appartenenti alle Istituzioni ed eversione nera.

De Luca ha quindi evidenziato il ruolo nell’inchiesta di Adriano Tilgher, ex esponente di spicco di Avanguardia Nazionale. Il procuratore ha spiegato di aver “intercettato alcuna conversazioni” tra Tilgher con “un avvocato del Foro di Bari (Saverio Ingraffia) e con un docente universitario (Francesco Sala) in cui si parlava del progetto di creazione di un ‘osservatorio’ sulla attività della magistratura. Progetto di per sé lecito se non fosse stato che, sempre nel corso delle intercettazioni, sono emersi due aspetti penalmente rilevanti: cioè il fatto che alcuni esponenti dell’organizzazione dovevano rimanere segreti in violazione della Legge Anselmi e che si doveva eseguire una mappatura dei magistrati per rilevare le relazioni tra loro in modo da colpire quelli sgraditi”.

L’idea  – ha aggiunto De Luca – era imbastire campagne critiche per mettere in ridicolo i magistrati sgraditi“. “Dell’osservatorio avrebbe dovuto fare parte anche una toga, Giuseppe De Benedictis, condannato per corruzione in atti giudiziari e detenzione di armi. La sua partecipazione sarebbe dovuta rimanere segreta“, ha spiegato De Luca.

In effetti il dott. Giuseppe De Benedictis, già GIP presso il Tribunale di Bari, il 29 marzo 2022 è stato condannato in primo grado alla pena di nove anni e nove mesi di carcere per diversi episodi di corruzione in atti giudiziari; ma già il 28 ottobre 2021 era stato tratto in arresto per illecita detenzione di un’arma da guerra, una fra le tantissime della sua “collezione”, infatti aveva a casa un vero e proprio arsenale composto da ben 1350 armi, circostanza particolarmente inquietante già di per sé ma tanto più alla luce delle conversazioni intercettate nei confronti di Menicacci.

Questa recentissima vicenda presenta importanti analogie con quanto dichiarato dall’avv.to Piero Amara riguardo la c.d. “Loggia Ungheria”, una sorta di loggia, e comunque una associazione segreta, che avrebbe cercato di condizionare le nomine e la vita giudiziaria e politica italiana, puntando anche, quando necessario, a creare una macchina del fango per incidere su alcune decisioni. Secondo le accuse mosse da Amara questa loggia sarebbe stata costituita da politici, magistrati, avvocati, imprenditori e anche da alcuni dei vertici della polizia.

Preoccupato per quelle che riteneva essere ingiustificate lungaggini e inerzie dei vertici della Procura della Repubblica di Milano, il Pubblico Ministero meneghino Paolo Storari si confidò e chiese aiuto a Piercamillo Davigo, lo storico PM del Pool Mani Pulite, dopo di che Davigo tentò a sua volta di rivolgersi al CSM – di cui all’epoca faceva parte – ed ai suoi vertici.

Sappiamo tutti poi com’è finita, con Storari e Davigo, e persino la segretaria del CSM che lavorava nell’ufficio di Davigo, mandati a giudizio (il primo e la terza assolti, il secondo condannato in primo grado per rivelazione di atti di indagine segreti).

C’è solo da sperare a questo punto che l’indagine un po’ “stagionata” (se non addirittura completamente archiviata) sulla Loggia Ungheria venga ripresa in mano o riaperta, per potere leggerne i dati e le informazioni – definite pressoché marziane da molti – alla luce delle recentissime emergenze, che perlomeno dimostrano che sul piano generale e dei fatti storici il racconto di Amara non era per niente inverosimile.

2 Replies to “Arrestato l’avv.to Stefano Menicacci, avrebbe creato una struttura fascista segreta”

  1. Barbara ha detto:

    Un articolo illuminante complimenti alla giornalista. Se l’avvocato è stato arrestato c’è rimasto qualche magistrato onesto che magari però non ha fatto nessun collegamento con la loggia Ungheria. Chissà se un collega o chi per lui lo avvertirà. Comunque concordo sarebbe il caso di riaprire le indagini sulla Loggia Ungheria. Complimenti per l’articolo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube