Australia: molestie sessuali e mobbing in ambiente giudiziario, azioni positive dopo il deposito della relazione commissionata dalla Supreme Court of Victoria. E l’Italia cosa aspetta?

Diritti & Lavoro

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Nel mese di aprile 2023 è stata depositata la relazione finale, fondata sui risultati dei sondaggi somministrati al personale e a tutti coloro che lavorano nell’ambito giudiziario in Australia.

La “Review into Sexual Harassment in Victorian Courts” ossia la verifica sui comportamenti integranti molestia sessuale nei contesti giudiziari australiani, disposta nel 2020 dai vertici degli uffici giudiziari australiani in collaborazione con le locali Commissione delle Pari Opportunità e Commissione dei Diritti Umani, si concluse nel 2021 con una relazione finale contenente fra l’altro la raccomandazione che venisse condotto un sondaggio annuale anonimo tra tutte le categorie di utenti dei tribunali e delle varie corti di giustizia australiane, per monitorare i progressi in materia di episodi di molestie sessuali, e per consentire la segnalazione delle situazioni problematiche e la messa in atto dei necessari interventi per ovviarvi.

Il più recente sondaggio è stato distribuito a tutti i dipendenti, ai funzionari giudiziari e ai magistrati nell’agosto del 2022, ed ha ricercato ed esaminato i seguenti dati:

  • la prevalenza delle molestie sessuali,
  • la natura delle molestie sessuali,
  • la denuncia da parte di vittime e testimoni, e
  • i processi di formazione, segnalazione e gestione dei reclami.

I risultati aggiornati di questa indagine, pubblicati pochi mesi fa nell’aprile 2023, sono disponibili sul sito web del Court Service Victoria, Sexual Harassment Survey Findings | Court Services Victoria.

Delle 686 persone intervistate, 137 (il 22%) hanno dichiarato di aver subito personalmente molestie sessuali mentre lavoravano in un tribunale. Questa percentuale è inferiore a quella rilevata dal Victorian Legal Services Board and Commission in relazione agli esercenti la professione legale (il 36%).

I tipi più comuni di molestie sessuali subite sono stati commenti o “scherzi” a sfondo sessuale e domande intrusive sulla vita privata o sull’aspetto fisico. Questo dato è in linea con i risultati riscontrati con riguardo agli esercenti la professione legale.

Le molestie sessuali di tipo fisico sono state segnalate da 50 persone.

Dei 137 episodi, 51 si sono verificati più di cinque anni fa. Durante l’apice della pandemia Covid sono stati registrati numeri inferiori; 27 episodi si sono verificati nei 12 mesi precedenti l’indagine.

147 persone hanno dichiarato di aver assistito a molestie sessuali sul posto di lavoro, e 192 hanno sentito parlare di un episodio di molestie sessuali direttamente dalla vittima.

I risultati riflettono l’esperienza di molestie sessuali ampiamente suddivisa per genere, con le donne che rappresentano l’82% di coloro che hanno subito molestie sessuali e gli uomini che rappresentano il 92% dei molestatori.

I risultati riflettono anche gli squilibri di potere sul luogo di lavoro, in quanto le molestie sessuali nei confronti delle donne più giovani e da parte degli uomini più anziani sono state più frequenti. Il 59% ha riferito che il molestatore occupava una posizione più elevata, mentre 43 persone hanno indicato come molestatore un altro dipendente del CSV e 31 un ufficiale giudiziario.

La metà di coloro che hanno subito personalmente molestie sessuali ha dichiarato che l’episodio più recente faceva parte di una serie di episodi.

Il 91% di coloro che hanno subito personalmente molestie sessuali ha dichiarato di aver subito almeno un effetto negativo a breve termine, come conseguenza delle molestie, e il 41% ha dichiarato di aver subito un effetto negativo a lungo termine. L’effetto pregiudizievole più comune è stato la difficoltà a continuare a lavorare nello stesso posto; tra gli altri effetti, sono stati riportati impatti negativi sulla salute mentale, sulla salute fisica, sul benessere e sull’autostima.

Alla domanda su cosa si può migliorare, il 24% degli intervistati ha fatto commenti sulla formazione e l’istruzione.

I risultati dell’indagine, secondo le valutazioni espresse con la relazione depositata nell’aprile di quest’anno, hanno confermato che le molestie sessuali sono ancora presenti nei luoghi di lavoro dei tribunali e delle corti australiane, con effetti negativi significativi, che le misure di educazione e prevenzione devono continuare a essere rivolte a tutti, indipendentemente dal ruolo o dall’anzianità, e che la promozione dell’uguaglianza di genere per contribuire a ridurre lo squilibrio di potere basato sul genere deve essere una priorità da perseguire.

E stata prevista la prosecuzione nel tempo dei sondaggi e delle valutazioni del rischio di molestie sessuali, per determinare l’eventuale necessità di ulteriori azioni preventive per evitare le condotte inappropriate.

E’ anche emerso dal recente sondaggio che solo il 22% di coloro che hanno subito personalmente molestie sessuali sul posto di lavoro ha denunciato l’accaduto attraverso un canale formale o informale, laddove il 27% di coloro che hanno assistito o sono stati informati di un episodio lo ha denunciato in qualche modo.

Le ragioni più comuni riportate per non denunciare gli episodi di molestie sessuali sono state la sensazione che “fosse più facile tacere”, che “gli altri avrebbero pensato che stessi reagendo in modo eccessivo” o che “si trattasse di un incidente minore”.

Altri motivi comuni sono stati pensare che non sarebbe cambiato nulla, temere reazioni negative sul posto di lavoro, pensare che la procedura di denuncia sarebbe stata imbarazzante, difficile o complicata, e non avere fiducia nel sistema.

Tra coloro che non hanno subito personalmente l’episodio, ma vi hanno assistito o ne sono venuti a conoscenza, il motivo principale è stato che la persona che aveva subito la molestia non voleva che lo facesse.

Tra le proposte di miglioramento avanzate dagli intervistati vi è stata quella di rendere le procedure di denuncia chiare, accessibili, anonime e sicure.

Sulla base delle informazioni raccolte, le autorità giudiziarie australiane hanno istituito diverse modalità di segnalazione e di supporto per soddisfare le diverse esigenze delle persone, tra cui un servizio di segnalazione e supporto indipendente e informato sul trauma, denominato “Your Safe Space”.

È stata anche istituita una rete di “funzionari di contatto” che mette a disposizione del personale dei colleghi fidati, e specificamente formati per fornire assistenza e consigli sulle opzioni di segnalazione.

Per assistere le vittime di molestie sessuali è stato anche attivato un servizio di assistenza dedicato, “Agile Mental Health”, gratuito per tutti i dipendenti e gli ufficiali giudiziari.

E, soprattutto, coloro che hanno dovuto affrontare esperienze di molestie sessuali sono stati e sono incoraggiati ad accedere alla rete di sostegno, e a considerare le opzioni di denuncia disponibili, indipendentemente dal momento in cui si sia verificata l’esperienza. Le informazioni al riguardo sono state disponibili sulla pagina intranet “Respect in the Workplace”.

I risultati del sondaggio, e la loro analisi, hanno però dimostrato che la comprensione dei comportamenti specifici che costituiscono molestie sessuali rimane deficitaria, e deve essere rafforzata mediante idonee iniziative di formazione, anche mediante la descrizione di alcuni dei comportamenti che integrano molestia sessuale o comunque molestia sul lavoro.

La ricerca, i sondaggi e le iniziative assunte in ambito giudiziario in Australia mirano a garantire non solo il diritto di ogni individuo alla inviolabilità della propria sfera fisica e morale, contro la loro volontà, ma anche i diritti del lavoratore ad un ambiente di lavoro sano e non spiacevole.

Dai sondaggi è emerso che il problema oggetto di indagine esiste, e che il suo impatto negativo, soprattutto sulle lavoratrici, è rilevante; e sulla base dei risultati è stato possibile approntare una serie di azioni positive concrete ed almeno potenzialmente efficaci.

In Italia, almeno al livello nazionale o di vertice, non risultano iniziative analoghe a quelle australiane, anche se ovviamente non è pensabile che il problema delle molestie sessuali nell’ambiente lavorativo giudiziario sia territorialmente confinato alla terra dei canguri.

Sembrerebbe anche, così si è potuto apprendere, che alcune iniziative volte alla istituzione di moduli online per la raccolta di informazioni in forma anonima abbiano sempre incontrato anche in seno all’Associazione Nazionale Magistrati, prima ancora che una aperta e motivata opposizione, una muta non collaborazione forse spiegabile, semplicemente, col fatto che da noi i tempi non sono ancora maturi.

Questionari online che consentono risposte anonime sono invece stati da anni sperimentati e offerti dalle varie Università degli Studi, e da sempre più numerosi Enti pubblici.

Inutile dire che le molestie sul lavoro devono essere prevenute e combattute in ogni settore lavorativo, e con tutti gli strumenti già sperimentati, senza timore e con la consapevolezza che solo la trasparenza garantisce e tutela i singoli dalle sacche anche piccole di sopruso nascosto.

One Reply to “Australia: molestie sessuali e mobbing in ambiente giudiziario, azioni positive dopo il deposito della relazione commissionata dalla Supreme Court of Victoria. E l’Italia cosa aspetta?”

  1. Serena ha detto:

    Un articolo che porta a rendersi conto che esiste un grave problema nell’ambito lavorativo giudiziario che non va trascurato. Almeno in Australia ne viene riconosciuta l’esistenza mentre in Italia viene ignorato totalmente. Complimenti per averlo portato all’attenzione dei lettori, in quanto, soprattutto in ambito giudiziario, è assurdo e triste che nel 2023 ci sia ancora il problema delle molestie sessuali

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