La sicurezza come dimensione di qualità delle RSA

Attualità & Cronaca

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Editoriale di Daniela Piesco Co-Direttore Radici

Il recente caso dell’incendio della RSA di Milano, soprattutto in considerazione delle sei vittime e dei numerosi feriti, ha reso tristemente attuale il tema della sicurezza antincendio, anche rispetto alle presunte carenze in termini di dotazioni di sicurezza riportate dalla stampa.

La tragedia di “Casa dei Coniugi” di Via dei Cinquecento a Milano, costata la vita a 6 persone e il ricovero per altre 81, dimostra, ancora una volta, quanto sia importante la diffusione nel Paese di un’adeguata cultura della sicurezza( e manutenzione )in particolare quella antincendio,nelle strutture che ospitano gli anziani.

Nel caso di specie il comune pagherà i funerali e la Procura ha iscritto sul RGNR due dipendenti della Cooperativa.

La sicurezza del paziente

La sicurezza del paziente dovrebbe comprende un quadro di attività organizzate volte alla creazione di culture, processi, procedure, comportamenti, tecnologie e contesti per la costante e sostenibile riduzione dei rischi, per la limitazione dei danni evitabili e per il contenimento dell’impatto degli eventi non prevedibili.

Fondamentale è il momento del ricovero come processo complesso di inserimento e integrazione dell’ospite dove l’individuo prende coscienza del cambiamento radicale che sta avvenendo nella sua quotidianità sia dal punto di vista pratico-organizzativo, sia dal punto di vista psicologico-relazionale. Esso è inoltre un processo di conoscenza reciproca in cui da un lato l’anziano prende visione del nuovo ambiente in cui viene inserito: strutture, persone, regole scritte e regole non scritte, dall’altro l’RSA deve conoscere il nuovo soggetto sotto una molteplicità di punti di vista: carattere, abitudini, gusti, legami familiari e sociali.

Le risorse interne dell’RSA devono essere tutte finalizzate al mantenimento e recupero dell’anziano nella sua interezza, preservando e, se possibile, ripristinando le condizioni funzionali, cognitive e relazionali eventualmente compromesse.

La tutela della sicurezza e della salute di ospiti, dipendenti, collaboratori, parenti, volontari e di tutte le persone coinvolte nella vita quotidiana di una RSA deve essere una priorità assoluta in quanto diviene la “dimensione” di qualità per la struttura residenziale stessa.

La gestione delle emergenze

La gestione delle emergenze e, in particolare, dell’eventuale evacuazione totale o parziale della struttura possono essere notevolmente complicate da alcune specifiche criticità delle RSA che si ricordano brevemente:

– le RSA sono ospitate in edifici molto diversi tra loro per quanto riguarda l’epoca di costruzione, l’originaria destinazione, il rispetto di regole costruttive che abbiano tenuto nel debito conto le possibili emergenze e l’eventuale necessità di abbandonare la struttura;

– nelle RSA molti ospiti presentano difficoltà motorie, cognitive, sensoriali anche di grado elevato;

– nelle RSA la capacità di affrontare le emergenze e di gestire l’eventuale evacuazione va garantita sulle 24 ore, tutti i giorni dell’anno e particolare attenzione va posta sulle ore notturne e sui giorni festivi per le importanti riduzioni di personale che li caratterizzano;

– in molte RSA si fa largo ricorso a personale dipendente da imprese esterne il che comporta problemi non banali di coordinamento che possono essere aggravati dall’eventuale elevato turnover; né vanno sottovalutate le difficoltà linguistiche e culturali che derivano dalla presenza di lavoratrici e di lavoratori provenienti da altri paesi e da altri continenti.

Rsa: un business che fa perdere di vista l’assistenza?

Una società sempre più vecchia abbinata a sovvenzioni pubbliche affidabili sono le basi per un nuovo e stupefacente giro d’affari per investitori . Come sopravvive un business a scopo di lucro come questo in un settore a corto tanto di personale quanto di fondi? Perché i governi permettono che succeda? E con che conseguenze? E infine: ci sono alternative a questo atteggiamento predatorio che si approfitta di una società che sta invecchiando?

Le case di riposo in Italia sono 7.372, divise in strutture residenziali di assistenza per anziani (3.365), strutture residenziali di assistenza psichiatrica (2.035) ed altre strutture residenziali di assistenza per disabili fisici, psichici e per pazienti terminali.

In un quadro che ci vede essere il Paese più anziano d’Europa, dove i nuovi nati sono minori rispetto agli ottantenni e dove si vive più a lungo rispetto a Paesi limitrofi, la disponibilità di posti letto nelle case di riposo non sembra essere in linea con le necessità.

Indubbiamente l’Italia, necessita di posti letto in case di riposo, ma, una volta costruiti, la gestione dovrebbe essere semplice e lineare. Ora, invece, la gestione è diversa da regione a regione e, di fatto, delle 7.372 case di riposo solamente il 26,7% sono gestite dai Comuni (il 48% da privati no profit come cooperative o fondazioni religiose ed il restante 25% circa da società private profit).

Un ultimo dato, che emerge da un’inchiesta del Corriere della Sera, sembra essere interessante: “delle oltre 1.500 irregolarità riscontrate nel 2019 per abbandono di persone incapaci, maltrattamenti, omicidi colposi, esercizio abusivo della professione, troppi ospiti in una stanza, scarsa pulizia, pasti o alimenti in cattivo stato di conservazione, oltre il 75% riguardano proprio le case famiglia e i privati convenzionati”.

Le emergenze sono più o meno prevenibili ?

Se sembrano più controllabili quelle che originano da problemi tecnologici e/o da comportamenti (ad esempio: il blocco degli ascensori) è in genere più difficile la prevenzione di quelle che derivano da comportamenti dolosi o da eventi naturali.

In realtà, significativi spazi d’azione esistono anche in questi ultimi casi: ad esempio le banche, le gioiellerie e altri tipici bersagli dei rapinatori adottano misure finalizzate a contrastare le rapine che rappresentano un tipo particolare di emergenza sulle cui cause di fondo possono fare ben poco, mentre possono fare qualcosa per impedirne l’effettivo accadimento.

Analogamente, i responsabili di una RSA non possono certo prevenire l’esondazione di un fiume ma possono prendere per tempo le misure contro l’allagamento della loro struttura, se si è valutato che esiste tale rischio.

Le ripetute esperienze di terremoti nel nostro Paese dimostrano come i danni che ne derivano siano molto variabili, a parità di intensità delle scosse, in relazione al modo con cui gli edifici sono stati costruiti.

Alle RSA, come ad ogni altra azienda, non si chiede quindi l’impossibile, ma si chiede invece di agire nello spazio del possibile per mettere in atto le misure concretamente realizzabili che sono in grado di ridurre la probabilità che si manifesti un’emergenza.

Manutenzione preventiva delle strutture edilizie, degli impianti e delle attrezzature
In relazione all’esito delle valutazioni nell’ovvio rispetto degli obblighi di legge, vanno elaborati piani per il controllo periodico delle strutture edilizie, degli impianti e delle attrezzature e per la loro manutenzione preventiva avendo cura di tener conto anche della specifica finalità di minimizzare il rischio che dalle inadeguatezze strutturali o dai malfunzionamenti possano originare situazioni d’emergenza.

La sfida

Ne consegue che un sistema sanitario maturo tiene conto della crescente complessità delle strutture sanitarie che rendono gli esseri umani più inclini agli errori e pertanto la sicurezza dei pazienti è una priorità strategica per la moderna assistenza ed è fondamentale la definizione delle politiche sanitarie.

La sfida per i sistemi e le organizzazioni sanitarie consiste nel mantenere elevata la qualità dell’assistenza implementando i sistemi di rilevazione dei rischi per la sicurezza e agendo sulle potenziali fonti di danno.

Per garantire l’implementazione di strategie efficaci è necessario adottare politiche chiare, assicurare la trasparenza dei dati, implementare la formazione dei professionisti sanitari e coinvolgere i pazienti nel percorso assistenziale.

pH Fernando Oliva

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