Inquinamento da PFAS e grandi opere pubbliche

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La valutazione del   rischio per l’ambiente e la salute , il principio di Precauzione sono spesso  ignorati   nella valutazione di grandi opere pubbliche.

L’art 4 del Codice Ambiente in relazione alle finalità della   VIA al comma 4  “ La valutazione ambientale di piani , programmi e progetti ha la finalità di assicurare che l’attività antropica sia compatibile con le condizioni di uno sviluppo sostenibile (…) Per mezzo della stessa si affronta la determinazione della valutazione preventiva integrata degli impatti ambientali (..)”  ;  “ In tale ambito   b) la valutazione ambientale dei progetti ha la finalità di proteggere la salute umana contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita   (..). A questo scopo essa individua, descrive e valuta in modo appropriato, per ciascun caso particolare e secondo le disposizioni del presente decreto, gli impatti diretti e indiretti, di un progetto (..).

Spesso si riscontrano arbitrarie applicazioni delle normative di tutela di salute e ambiente da parte di  grandi società pubbliche o a partecipazione pubblica. Sovente è assente la cosiddetta valutazione cumulata degli impatti rispetto ad altre opere , considerando l’opera come in un deserto, unica !

Due anni fa il  Relatore Speciale ONU , per le sostanze tossiche e i diritti umani Marcos Orellana ha svolto un sopralluogo durato  due settimane in alcune aree regioni italiane.

 In Veneto per valutare i danni generati all’ambiente e alle persone dalla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche conosciute come PFAS ( acronimo dell’inglese  Perfluorinated Alkylated Substances), sono infatti chiamate forever chemicals, ovvero “sostanze chimiche perenni”.

 L’Agenzia Europea dell’Ambiente li definisce i Pfas  “un gruppo di sostanze chimiche artificiali ampiamente utilizzate, che nel corso del tempo si accumulano negli esseri umani e nell’ambiente”. Aggiunge che  “ sono estremamente persistenti nel nostro ambiente e organismo “.

I PFAS  sono molecole  nelle quali , gran parte degli  atomi di idrogeno è stata sostituita da atomi di fluoro.

Sono composti usati dappertutto tanto che una recente ricerca pubblicata su Environmental Science & Tecnology ne cita 12.000 come rientrante nei Pfas.

Sono usati , per la produzione industriale di materiali idrorepellenti come tessuti, vernici, attrezzature antincendio, confezioni di alimenti .

L’esposizione prolungata ai Pfas genera effetti nocivi sulla salute dell’uomo. Contaminano soprattutto l’acqua.

Ci sono giornalisti che seguono i Pfas ,in tutta Europa lavorando all’indagine  “ Forever Pollution Project ” . L’indagine giornalistica ha scoperto,  utilizzando la procedura FOIA a Bruxelles , che da mesi un centinaio di associazioni con interesse nei Pfas insieme , a studi legali esercitano una azione di lobbying affinché la Commissione UE e gli Stati membri non arrivano , a decisioni drastiche con divieto dei Pfas.

Da incorniciare la dichiarazione del Relatore Speciale dell’ONU “ Il discorso sul rischio si è trasformato in una trappola concettuale. Infatti, la definizione degli standard di tolleranza della società per il rischio causato da una sostanza chimica rispetto ai vantaggi che essa può apportare è diventata ormai una maschera per non vedere l’immoralità intrinseca di un sistema in cui gli utili economici sono raccolti solo da alcuni, mentre i rischi sono a danno di altri”.

RFI e Italferr “ entrano” nel problema Pfas congiuntamente , a incredibili contraddizioni e inerzia di enti istituzionali, deputati alla salvaguardia dell’ambiente e della salute umana.

 Nel 2013 l’ARPA Veneto pubblicò “ “Stato dell’inquinamento da sostanze Perfluoroalchiliche (PFAS) nelle province di Vicenza, Padova e Verona” stimando , in 350 mila 400 mila le persone interessate delle province di Verona, Vicenza e Padova.

IL 21 febbraio del 2018 il Governo dichiarò lo stato di emergenza, per un anno prorogabile di un altro anno ,  “Dichiarazione dello stato di emergenza in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) delle falde idriche nei territori delle province di Vicenza, Verona e Padova”.

Si stima che partendo dalle acque superficiali il flusso di Pfas possa arrivare fino a 104 metri di profondità.

Rispetto a tale situazione e considerando , che la valutazione di impatto ambientale “ ha le finalità sopra richiamate ci saremmo aspettati nella delibera Cipe 84 del 2017 nell’allegato , che riporta le prescrizioni e le raccomandazioni un riferimento ai Pfas , vigendo sempre il Principio di Precauzione ( Trattarti UE e Codice Ambiente9 , invece nulla.

E nulla anche nella delibera della Giunta Regionale del Veneto che esprimeva “ giudizio favorevole di compatibilità ambientale con prescrizioni e raccomandazioni  sul lotto funzionale Verona/ Bivio Vicenza “ ( Delibera G.R. Veneto 1595 del 2016).

Sulla presenza di Pfas il  general contractor IRICAV 2 , in una memoria presentata al Tar del Lazio dichiarò che   “L’area per la quale è stata accertata la presenza di inquinanti non è interessata dalla realizzazione dei lavori …” , ma la tipologia di lavori a San Bonifacio e Montebello Vicentino , smentiscono IRICAV 2 !

Infatti dal progetto definitivo risulta , che saranno realizzati 6 viadotti che   richiedono   1621 pali trivellati di grandi dimensioni (1,5 mt. di diametro) “ infilati” , a  profondità variabili tra i 33 ed i 50 mt.

 Le palificazioni determineranno un rimescolamento delle acque di falda .

 Non si giustifica l’esito con il fatto , che sono stati effettuati , in fase di progetto definitivo i sondaggi che sono limitati,  a profondità non superiore a 30 metri di profondità ( nota del consiglio Superiore dei Lavori pubblici nel parere 45/2016) .

Si tenga presente che il fabbisogno del cantiere sarà smodatamente alto ( milioni di litri ) e con rimescolamenti e re- immissioni con rischio di espansione ulteriore di Pfas con tutte le implicazioni note su acqua e terreno.

Appare evidente ,che i milioni di litri di acqua dei cantieri prima della utilizzazione necessitano  di essere filtrati per intercettare e smaltire i Pfas.

Intanto la multinazionale USA 3 M  ha accettato di pagare come sanzione 9,16 miliardi di euro per aver scaricato Pfas , contaminando l’acqua. Altre società USA hanno accettato di pagare sanzioni per inquinamento Pfas con importo pari a circa un miliardo di euro : Corteva che opera in campo agricolo , Chemours , DuPont

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