“Il Mediterraneo è cruciale per la Nato”

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Irene Fellin, la prima italiana nominata Rappresentante Speciale del Segretario Generale della Nato Stoltenberg, spiega all’AGI che saranno ulteriormente rafforzati i rapporti con l’Ucraina ma che bisogna anche definire il futuro delle aspirazioni transatlantiche di Kiev

© Nato – Irene Fellin

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© Nato

Irene Fellin

Molti osservatori hanno evidenziato la “non facile” posizione italiana in un’Alleanza in cui, evidentemente, il baricentro si è spostato a est. Lei intravede un rischio di marginalità per l’area Mediterranea sulla scia del conflitto in Ucraina?

“L’Italia fa parte di quel gruppo di alleati Nato che, per ovvie ragioni geopolitiche, considera la dimensione meridionale dell’Alleanza come prioritaria ma non in contrapposizione con il fronte est. Questi cinquecento giorni di guerra ci hanno insegnato che ciò che sta avvenendo in Ucraina ha sicuramente un impatto sulla sicurezza dell’Alleanza in senso più largo ma il Sud resta cruciale per vari temi che riguardano l’Italia in primis e tutti i paesi della sponda meridionale, direttamente coinvolti da problemi che vanno dalle migrazioni, alla lotta al terrorismo e al cambiamento climatico. La regione mediterranea è importante e la Nato vi lavora molto, sia nell’ambito della sicurezza e della difesa, che sui temi connessi all’agenda Donne, Pace e Sicurezza”.

Cosa si aspetta in particolare dal vertice di Vilnius? 

“Il vertice di Vilnius sarà un momento storico per la Nato perché saranno ulteriormente rafforzati i rapporti con l’Ucraina. Sarà un’occasione per consolidare la relazione in termine di assistenza, grazie al programma di aiuti pluriennale, ma anche per definire il futuro delle aspirazioni transatlantiche di Kiev con una visione molto più chiara (sul processo di adesione alla Nato) di quello che avverrà nei mesi a venire. Questo summit si pone idealmente tra il vertice di Madrid e quello, importantissimo, di Washington, durante il quale sarà celebrato il 75mo anniversario dell’Alleanza. A Vilnius consolideremo ciò che è stato costruito a Madrid, dopo l’adozione del nuovo concetto strategico della Nato e l’introduzione dell’Agenda Donne e Pace e Sicurezza, ma guardando già alle sfide future di un’Alleanza istituita a Washington nel 1949”.

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© Nato

Irene Fellin

A Madrid, l’anno scorso, ha lanciato per la prima volta un format di riunione ad alto livello solo per le ministre degli esteri e della difesa dei Paesi Nato. Tra poco le ministre si riuniranno ancora su sua iniziativa.  Ci può anticipare qualcosa? 

“All’high level women breakfast partecipano sedici ministre su diciannove ma l’incontro quest’anno, a differenza dello scorso, è aperto anche  a una decina di donne leader della società civile. Lo scopo è mostrare come la leadership femminile possa essere espressa in diversi modi e attraverso varie esperienze, e non per forza solo in campo politico. Non esiste solo una via per permettere alle donne di fare la differenza e rafforzare i processi di empowerment femminile e l’incontro di domani sarà proprio dedicato a questo tema.  La prima riunione di questo tipo era stata organizzata a Madrid in un momento altrettanto storico per l’Alleanza che mai aveva contato nella sua storia un numero tanto elevato di ministre degli esteri o della difesa (circa un terzo del totale dei ministri Nato). L’anno scorso ho voluto dare visibilità a questo gruppo e oggi, dato che la componente femminile della Nato è rimasta numericamente la stessa, ho voluto fare un ulteriore passo avanti creando uno spazio di dialogo per la società civile in vista di una crescita sempre maggiore dell’impegno dell’Alleanza nella promozione dell’agenda Donne, Pace e Sicurezza. Oltre al tema della promozione della leadership femminile e degli strumenti da utilizzare l’incontro di oggi affronterà il tema dell’Ucraina perché è fondamentale che la Nato, con i suoi partner in tutto il mondo e con le donne della società civile, possano trovare i giusti strumenti per partecipare alla costruzione della pace. Anche se le ostilità non sono cessate, infatti, è fondamentale già oggi pensare alla fase del post conflitto e della ricostruzione, perché tutto questo non potrà avvenire senza la partecipazione delle donne e senza adottare una prospettiva di genere per realizzare una pace duratura”.
Nei giorni che hanno preceduto il summit di Vilnius alcuni osservatori non hanno mancato di sottolineare che il nostro paese, a fronte dell’importante contributo reso alla Nato, dovrebbe essere maggiormente rappresentato nell’Alleanza. È una riflessione che condivide?

“L’Italia per decenni ha espresso la carica di vicesegretario generale in seno alla Nato e rispetto a questo, evidentemente, può sembrare che oggi il Paese non ricopra una posizione degna della sua storia e del ruolo che ha e ha avuto nell’Alleanza. Bisogna però considerare che alla Nato hanno aderito numerosi nuovi Paesi nel corso degli anni e che quindi il principio di rotazione richiede più tempo perché tutti i paesi possano avere una equa e giusta rappresentanza a livello di leadership. Con la corsa nel 2024 per la nomina del prossimo Segretario generale (Jens Stoltenberg resterà in carica fino a ottobre 2024) penso ci siano buone possibilità anche per il nostro Paese di presentare un candidato o una candidata, un’ipotesi che mi sento di incoraggiare”.

 

AGI – “La situazione in Ucraina ha certamente portato a una maggiore tensione dell’Alleanza sul fronte Est, tuttavia la Nato continua a mantenere un approccio a 360 gradi che tiene evidentemente conto di tutti i suoi fronti e certamente anche di quello mediterraneo”. Lo ha assicurato in un’intervista esclusiva rilasciata ad AGI, Irene Fellin, la prima italiana nominata Rappresentante Speciale del Segretario Generale della Nato Stoltenberg, per i temi connessi all’agenda “Women, Peace and Security” (Wps). Un incarico assunto a fine 2021 che Fellin (prima ‘mediterranea’ in un ruolo solitamente appannaggio di donne nordeuropee o anglosassoni) ha subito interpretato come una sfida fondamentale: mai come oggi, spiega, “alla luce del conflitto ucraino e dell’insicurezza che affligge il mondo, è importante far leva sulla leadership femminile per promuovere la partecipazione delle donne, anche in ambito Nato, in tutti gli aspetti della difesa, della pace e della sicurezza”.

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